Alla vigilia della parata che domani, sabato 7 Giugno, colorerà le strade della Capitale, il Coordinamento Roma Pride lancia oggi un video per ricordare al Presidente del Consiglio Matteo Renzi gli impegni presi con la comunità Lgbtqi durante le primarie del Partito Democratico e subito prima di sostituire al Governo Enrico Letta.
(MeridianaNotizie) Roma, 6 giugno 2014 – Passate le campagne elettorali, nell’operato del Governo non troviamo più traccia di diritti civili e leggi di uguaglianza. Un atteggiamento in perfetta continuità con quella politica sempre prodiga di parole e di promesse, poi puntualmente disattese, che lo stesso Renzi durante la corsa per la leadership del PD ha più volte stigmatizzato, impegnandosi a imporre i temi dei diritti civili anche alle altre forze di maggioranza.
I cento giorni sono passati e unioni civili, step child adoption, legge contro omotransfobia e ius soli sono letteralmente scomparsi dall’agenda di Governo e Parlamento. Sono queste le prime promesse non mantenute del Governo Renzi, che sul fronte dei diritti si pone in perfetta continuità col passato. Anche all’indomani della grande affermazione del PD alle elezioni europee, che potrebbero dargli la forza per portare avanti questi temi, Renzi ha rassicurato gli alleati e cancellato i diritti civili dal suo elenco di priorità. Facendo ciò, non solo straccia un impegno, ma dimostra di non aver capito come i diritti, sociali e civili, siano indispensabili alla rinascita economica e civile del nostro Paese.
Non si tratta solo di impegni accantonati. Registriamo infatti dei preoccupanti arretramenti: a quasi 4 mesi dal suo insediamento il Governo non ha ancora assegnato una delega alle pari opportunità, dimostrando una pericolosa assenza di politiche, di idee e di coraggio in un settore in cui l’Italia è notoriamente arretrata. Solo ieri, poi, la ministra dell’istruzione, Stefania Giannini, ha annunciato per settembre la revisione delle linee guida per gli interventi contro omofobia e transfobia nelle scuole, assecondando le richieste restrittive e retrograde delle associazioni integraliste. Una politica che mette a rischio i programmi di educazione alla diversità e di contrasto al bullismo che le associazioni e le scuole portano avanti da decenni con coraggio e scarsi supporti, e che si aggiunge allo stop dato dal Governo proprio all’asse educazione della strategia nazionale contro le discriminazioni affidata all’UNAR.
Siamo stanche e stanche di decenni di promesse che cadono nel vuoto, di impegni non mantenuti, di una politica che mette sempre avanti altre priorità e si dimentica che quando si parla di diritti si parla della vita, dei bisogni e della dignità di milioni di persone. Sono le nostre vite ad essere in discussione, non gli equilibri delle maggioranze o gli equilibrismi retorici delle campagne elettorali. La politica non può più giocare a nascondino con i nostri diritti. Come noi deve uscire fuori! Fuori dalle logiche del compromesso al ribasso, fuori nella società che è già cambiata e aspetta risposte. Col Roma Pride intendiamo ribadire che i diritti non si concedono, non si regalano e non si dividono. Pretendiamo che ci vengano riconosciuti pienamente e senza formule astruse e incomprensibili, senza istituti ghetto utili solo a ribadire le discriminazioni e una cittadinanza di serie b. Pretendiamo piena uguaglianza, libertà, dignità per le persone LGBTQI.
Queste sono priorità per noi e per il Paese, perché senza diritti e senza uguaglianza non c’è vera democrazia, non esiste una politica credibile e non è possibile neppure una solida e duratura crescita economica che riguardi in modo equo tutte e tutti. Anche per questo domani celebreremo il ventennale del Roma Pride al grido di “Adesso fuori i diritti”, slogan che richiama polemicamente il titolo della campagna per le primarie che hanno portato Renzi alla guida del Partito Democratico e a Palazzo Chigi. Lo faremo per ricordare a Matteo Renzi gli impegni già disattesi e accantonati, per lanciare un monito a tutta la classe politica che non mantiene le promesse e proprio per questo ha perso di credibilità. Lo faremo soprattutto per ribadire che la dignità e la parità delle persone lesbiche, gay, bisessuali e trans non possono e non devono essere sacrificate sull’altare delle larghe intese e delle opportunità di partito e che noi non ci fermeremo.
La Redazione
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