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Gli attivisti telecamera alla mano, si sono imbattuti in cani rubati e usati per la riproduzione, e in cuccioli con meno di due mesi stipati nelle gabbie in attesa di essere trasportati, dopo un viaggio di 1.200 km, verso mercati e macelli.
(MeridianaNotizie) Roma, 12 settembre 2013 – Ogni anno oltre 18 milioni di cani e 4 milioni di gatti vengono uccisi in Cina per il consumo di carne, un’abitudine alimentare particolarmente diffusa al confine nord-est con la Corea e nelle regioni meridionali di Guizhou, Guangdong e Guanxi, mentre non si verifica a Pechino ed è stata vietata nel 1950 a Hong Kong. Lo sottolinea l’organizzazione internazionale Animal Equality, che ha investigato per tre settimane il commercio della carne di cane e gatto nel Paese.
Gli attivisti hanno visitato il mercato dei ‘Tre Uccelli’ di Dali, situato a Nanhai, quello di animali esotici a Wuhan e quello di Fu Xing, insieme a due allevamenti di cani a Jiaxiang e Jining e al mattatoio di Zhanjiang. Telecamera alla mano, si sono imbattuti in cani rubati e usati per la riproduzione, e in cuccioli con meno di due mesi stipati nelle gabbie in attesa di essere trasportati, dopo un viaggio di 1.200 km, verso mercati e macelli. Nel mattatoio di Zhanjiang i cani sono tenuti in una stanza chiusa e buia, nella quale manca l’aria, senza cibo ne acqua, in attesa di essere colpiti alla testa e pugnalati a morte.
L’investigazione dà vita alla campagna internazionale ‘Senza Voce’, per chiedere la fine del commercio di carne di cane e gatto in Cina. La campagna è iniziata nel mese di aprile e da allora oltre 192mila persone hanno appoggiato la petizione. Quando le firme raccolte arriveranno a quota 200mila, saranno consegnate alle ambasciate cinesi in Germania, Spagna, Italia, Inghilterra, Stati Uniti e Messico.
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