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In tutto una quarantina di canzoni («Ma ci sto ancora lavorando») che riportano l’autore indietro nel tempo, a Wallsend, la periferia di Newcastle dove ha trascorso la sua infanzia, una comunità che campava grazie al cantiere navale Swan Hunters.
(MeridianaNotizie) Roma, 16 settembre 2013 – Affrontare il suo passato e dar voce ai fantasmi e alle paure che hanno affollato la sua infanzia, per poi liberarsene: scrivere The Last Ship, il primo album di inediti a dieci anni dal precedente Sacred Love, per Sting è stato terapeutico. Un viaggio lungo e intenso, iniziato tre anni fa e che, nonostante l’uscita dell’album, il 24 settembre, e un musical con lo stesso titolo che debutterà a Broadway nel 2014 in 10 concerti di beneficenza, lui considera un work-in-progress.
In tutto una quarantina di canzoni («Ma ci sto ancora lavorando») che riportano l’autore indietro nel tempo, a Wallsend, la periferia di Newcastle dove ha trascorso la sua infanzia, una comunità che campava grazie al cantiere navale Swan Hunters. Poi negli anni Ottanta il cantiere ha chiuso e l’industria del settore è crollata. Ma il musical e le canzoni raccontano l’impresa di un gruppo di operai che decide di riaprire la fabbrica e costruire un’ultima, grande, nave. Una storia molto personale, che affronta temi universali. «La nave è una splendida allegoria. Rappresenta speranza, ma anche morte. La uso come un simbolo per parlare di ciò che mi sta a cuore: l’esilio, i rapporti familiari, l’importanza della comunità e del lavoro, l’alienazione e la redenzione. Mi è venuta l’idea quando ho letto la storia di un gruppo di operai polacchi che avevano occupato il loro cantiere. E allora sono andato indietro con la memoria. Ho lasciato parlare i miei personaggi, ho dato spazio non al mio punto di vista, ma a quello degli altri. Così il tappo è saltato e le canzoni sono uscite. Come se fossero state intrappolate dentro di me»
Servizio di Giulia Taccioli
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