Una rivoluzione che apparentemente premia le case di maggior valore, ma i cui effetti reali sono in realtà affidati all’applicazione pratica da parte dei Comuni.
(MeridianaNotizie) Roma, 17 ottobre 2013 – Come promesso la legge di stabilità contiene l’introduzione del Trise, tributo sui servizi destinato a sostituire per buona parte delle abitazioni principali sia l’Imu sia l’attuale Tares, comprensiva della tassa sui rifiuti: per gli altri immobili invece la nuova tassa si affiancherà all’imposta comunale già in vigore. Rispetto alle indicazioni degli ultimi giorni, dalla riforma sembra scomparsa una esplicita componente patrimoniale a carico dei proprietari. È invece fissato il principio per cui in caso di abitazioni in affitto l’onere sarà ripartito tra proprietari e inquilini, con una quota a carico di questi ultimi che i Comuni potranno fissare tra il 10 e il 30 per cento. Il tributo sui servizi comunali si articolerà in due componenti: la prima destinata a coprire l’onere dello smaltimento dei rifiuti si chiamerà Tari, mentre la seconda, Tasi, sarà relativa ai servizi indivisibili erogati dai Comuni.
Legge di Stabilità – Le basi imponibili : La Tari sarà dovuta da chi occupa a qualsiasi titolo l’immobile e verrà calcolata sulla base della superficie calpestabile. La tariffa però potrà essere commisurata alla effettiva produzione di rifiuti in base al principio europeo del «chi inquina paga». Con il gettito della Tari dovrà comunque essere assicurata la copertura integrale dei costi del servizio.
Anche per quanto riguarda la Tasi, il presupposto del pagamento è il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo del fabbricato. Sulla base imponibile, la scelta è lasciata alle amministrazioni comunali: potrà essere quella dell’Imu (dunque rendita catastale moltiplicata per 160) oppure la superficie, come per la Tari. Nel primo caso l’aliquota di base sarà pari all’1 per mille, nel secondo sarà dovuto 1 euro a metro quadrato. I Comuni avranno la possibilità in entrambi i casi di ridurre il prelievo fino ad azzerarlo. Ma lo spazio di manovra per i sindaci non si ferma qui: potranno muoversi anche in direzione opposta, aumentando gli importi dovuti. C’è comunque un tetto massimo: la somma delle aliquote di Tasi e Imu (per gli immmobili ai quali questa si applica ancora) non potrà superare l’aliquota massima dell’Imu in vigore in relazione alla specifica tipologia, aumentata dell’1 per mille: dunque il limite dovrebbe essere del 7 per mille per le abitazioni principali e dell’11,6 per mille per gli altri immobili: almeno sulla carta si potrà andare oltre l’attuale livello di tassazione. Nel caso in cui l’occupante non coincida con il proprietario, i due saranno titolari di autonoma obbligazione tributaria ossia dovranno pagare separatamente: la quota del proprietario potrà oscillare tra il 70 e il 90 per cento.
Legge di Stabilità – l’imposta municipale : Quanto all’Imu, ne viene stabilita l’abolizione per le abitazioni principali salvo quelle di lusso e le ville. Le imprese invece potranno dedurre al 50 per cento dall’imposta sul reddito l’Imu versata per i propri immobili strumentali. La relativa perdita di gettito sarà compensata con il ripristino dell’Irpef sugli immobili non affittati, sempre in misura del 50 per cento.
Legge di Stabilità – La denuncia di Federconumatori : Neanche 100 euro in piu’ l’anno di cuneo fiscale (98 per l’esattezza, poco più di 8 euro al mese), contro tributi che vanno da 182 euro l’anno (per un lavoratore dipendente in affitto) a 900 euro (per un pensionato con la casa di proprietà). Sono gli effetti della legge di stabilita’ secondo le simulazioni su 6 tipologie di redditi effettuate dall’Osservatorio Nazionale della Federconsumatori (ONF).
”Il governo – affermano in una nota Adusbef e Federconsumatori – aveva promesso una legge di Stabilità in grado di far ripartire l’economia, restituire sollievo a lavoratori e consumatori con la riduzione del cuneo fiscale, ridurre il mare magnum di tasse e balzelli che assilla gli italiani, cancellare la seconda rata dell’Imu prima casa in pagamento a dicembre, appostata a bilancio per 2,4 miliardi di euro”. Ma, proseguono le associazioni, ”con un’abilità degna del miglior prestigiatore il governo ha mascherato, con la rimodulazione della tassazione immobiliare, la Service Tax, un pesante tributo che si aggiunge all’Imu e che colpirà anche gli inquilini oltre che i proprietari, coinvolgendo anche la prima casa (nessuno sa da quali poste contabili arriveranno i 2,4 miliardi necessari a evitare il pagamento della rata Imu di dicembre), cancellando le detrazioni per i famigliari a carico”. Dunque, il governo ”con una mano eroga 98 euro di cuneo fiscale l’anno (poco più di 8 euro al mese), con l’altra toglie con la Trise centinaia di euro, stangando così lavoratori e pensionati, con tributi da 182 euro l’anno (per un lavoratore dipendente in affitto) a 900 euro per un pensionato con la casa di proprietà”. Poiché ”non era questa la strada da seguire per rilanciare l’economia e dare sollievo a 9 milioni di famiglie scese sotto la soglia di povertà per la crisi sistemica che ha distrutto milioni di posti di lavoro, gettando nella disperazione anche il ceto medio”, Adusbef e Federconsumatori auspicano che il Parlamento possa correggere una manovra ”recessiva”, che aggiunge ulteriori errori all’inasprimento dell’Iva dal 21 al 22 per cento, ”eseguito dal Governo per compiacere i desiderata delle cancellerie europee e della troika”.
Cristina Pantaleoni
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