Per evitare il propagarsi dell’epidemia Riyad ha imposto infatti una riduzione del 20% del numero dei fedeli dall’estero e del 50% di quelli dall’interno 
(MeridianaNotizie) Roma, 14 ottobre 2013 – Neanche Allah è in grado di combattere i virus e neanche con i soldi dell’Arabia Saudita si può sconfiggere il diffondersi delle epidemie. L’hajj il pellegrinaggio alla Mecca, uno dei cinque pilastri della fede islamica, quest’anno vedrà la partecipazione ridotta di fedeli. Il numero di pellegrini è stato diminuito quest’anno dalle autorità per paura del coronavirus, un’epidemia che ha fatto 51 morti nel regno. Per evitare il propagarsi dell’epidemia Riyad ha imposto infatti una riduzione del 20% del numero dei fedeli dall’estero e del 50% di quelli dall’interno. Il Coronavirus è una sindrome respiratoria simile alla Sars ed è stata registrata nel 2012 proprio a Gedda, nel regno del Golfo. Il ministro della Salute saudita, Abdallah al Rabia, ha assicurato che nessun caso di contagio da coronavirus Mers è stato registrato tra i pellegrini. In totale sono 1 milione e mezzo i pellegrini giunti da Arabia Saudita e dagli altri paesi islamici.
I fedeli come da tradizione si sono raccolti a Mina, una valle a una decina di chilometri dalla Mecca. I fedeli sono vestiti con due pezzi di tessuto bianco non cucito, le donne hanno solo le mani e il volto scoperti. Per ospitarli ci sono 45.000 tende bianche in materiale ignifugo. Oggi i pellegrini si recheranno sul Monte Arafat, a 6 chilometri da Mina. Le autorità di Riyad hanno predisposto un treno elettrico e 20.000 autobus, ma molti vogliono andare a piedi. Il dispositivo di sicurezza è imponente. Sono stati schierati più di 100 mila uomini fra soldati e poliziotti, che possono contare anche su 42.000 telecamere, alcune delle quali riprendono fino a 60 chilometri di distanza. “Non autorizzeremo alcuna azione che possa attentare alla sicurezza dell’Hajj o turbarne lo svolgimento”, ha detto il portavoce del ministero dell’Interno.
Fra i pellegrini ci sono due capi di stato, il turco Abdullah Gul e il sudanese Omar el-Bashir. Quest’ultimo è colpito da un mandato di cattura della Corte penale internazionale per le stragi del Darfur, ma nei Paesi arabi si muove tranquillamente. Quest’anno ha indossato la veste bianca dell’Hajj dopo aver represso in patria le proteste popolari per l’aumento del carburante: negli scontri sono state uccise almeno 70 persone (più di 200 secondo Amnesty International). Anche quest’anno dunque verremo incantati dalla ressa e dall’ipnotico movimento dei bianchi fedeli musulmani attorno alla Ka’ba, la pietra senza peccato.
di Luisa Deiola
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