Combattere l’artrite reumatoide promuovendo la cultura della diagnosi precoce e un approccio terapeutico multidisciplinare, questo l’obiettivo della giornata “in rosa” dedicata all’artrite reumatoide
(MeridianaNotizie) Roma, 20 novembre 2013 – Domani 21 novembre è la giornata “in rosa” dedicata alla Campagna di sensibilizzazione Donne per le donne: sguardi di donne sull’artrite reumatoide. L’evento è nella hall del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, dalle 10 alle 17. Quattro punti d’ascolto con specialisti in Reumatologia, Nutrizione, Psicologia, Ortopedia e un angolo dedicato al make-up artist saranno a disposizione di chi volesse saperne di più o ricevere informazioni scientifiche e consigli utili per affrontare quotidianamente una delle patologie più delicate per la donna. Parte integrante della Campagna sono anche le visite specialistiche con i reumatologi del Policlinico Universitario, che hanno fatto registrare in pochi giorni il ‘tutto esaurito’. Per chi si è già prenotato, l’appuntamento sarà nei giorni 21, 22 o 28 novembre.
“Il reumatologo è certamente la figura di riferimento per questo tipo di patologia – spiega in un comunicato la Prof.ssa Antonella Afeltra, coordinatrice scientifica dell’evento e responsabile dell’Unità Operativa di Reumatologia del Campus Bio-Medico –. La gestione del percorso terapeutico richiede però, accanto al trattamento farmacologico, un’attenzione a molti altri elementi tutt’altro che secondari, come lo stile di vita, l’educazione alla corretta attività fisica per salvaguardare il più possibile le articolazioni, un adeguato supporto psicologico, l’intervento ortopedico nei casi in cui sia necessario risolvere chirurgicamente un danno articolare che non risponde più alle cure mediche. Senza dimenticare l’aspetto estetico, importante per contrastare una malattia che può alterare la femminilità e la quotidianità dell’essere donna. Per questo, è importante un approccio multidisciplinare al paziente, che non sempre viene tenuto in sufficiente conto”.
“L’Artrite Reumatoide è una delle prime cause di disabilità nei Paesi sviluppati. Ha altissimi costi sociali e colpisce nel 75% dei casi le donne – rende noto il Campus biomedico – Ne soffrono circa 300mila italiani e si registrano ogni anno oltre 20mila nuovi casi. È una patologia caratterizzata da dolore, che comporta spesso problemi di esclusione sociale, soprattutto in ambito lavorativo, ma che come la maggior parte delle patologie può essere efficacemente contrastata, puntando sulla diagnosi precoce. Grandi progressi sono stati fatti negli ultimi anni su questo fronte anche grazie all’introduzione dei farmaci biologici per il trattamento dei casi resistenti alle terapie tradizionali”.
Serena Ingrati
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