L’88,1% degli italiani ritiene che la condizione economica dell’Italia negli ultimi 12 mesi sia totalmente o parzialmente peggiorata.
(MeridianaNotizie) Roma, 30 gennaio 2014 – Un generale clima di sfiducia è quello presentato dal presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, durante il discorso di presentazione del Rapporto Italia 2014. Un documento di oltre mille pagine che analizza la situazione economica, politica e sociale del Paese, segnalandone i cambiamenti e i nuovi fenomeni.
Un pessimismo generalizzato sulla situazione economica. L’88,1% degli italiani ritiene che la condizione economica dell’Italia negli ultimi 12 mesi sia totalmente o parzialmente peggiorata, in aumento di 8,1 punti percentuali rispetto all’analoga rilevazione del 2013. Continua, quindi, il trend negativo che caratterizza le opinioni degli italiani nell’arco degli ultimi dieci anni; aumenta invece, confermando l’andamento dal 2012 (3,9%), la quota di quanti ritengono che la situazione sia rimasta inalterata, passata dal 7,5% del 2013 all’8,5% del 2014. Rispetto alla precedente rilevazione, diminuiscono sia i fiduciosi rispetto ad una ripresa economica nei prossimi 12 mesi (passati dal 10,7% del 2013 all’8,2% del 2014) sia gli scettici (dal 52,8% al 45,6%). A crescere di 6,7 punti percentuali, passando dal 29,7% al 36,4%, è la quota di quanti considerano l’anno futuro sostanzialmente in linea con quello trascorso.
Quasi un italiano su tre non riesce ad arrivare a fine mese con le proprie entrate. Tra quanti arrivano comunque alla fine mese non manca chi, più della metà, vi riesce soltanto utilizzando i propri risparmi. Tentare di risparmiare qualcosa risulta praticamente impossibile per tre italiani su quattro. Le regioni più in difficoltà sono quelle del Mezzogiorno dove si manifesta la più alta concentrazione di chi non arriva a fine mese (41,9% per il Sud) o di essere costretti per questo scopo ad utilizzare i propri risparmi (il 64% per il Sud e il 58,9% per le Isole). Disoccupati o inoccupati, ovvero in cerca di nuova o prima occupazione si confermano le categorie maggiormente in difficoltà, incapaci di arrivare a fine mese rispettivamente nel 44% e nel 48% dei casi oppure costretti ad utilizzare i propri risparmi, nel 72% e nel 68% dei casi. Accanto alla situazione di profonda crisi denunciata dalla larga parte dei cittadini, emerge un ulteriore indicatore del disagio: uno su quattro ha avuto necessità di ricorrere ad un prestito bancario nell’ultimo triennio. Le motivazioni più ricorrenti sono il saldo di debiti precedentemente accumulati (31,1%) e il mutuo per la casa (28,4%); mentre sono attorno al 16%, quelle determinate dal pagamento di spese per eventi particolari, come matrimoni, cresime, battesimi o dall’esigenza di saldare prestiti contratti con altre banche.
Una situazione economica che incide anche sulle abitudini e gli stili di vita degli italiani. Con un portafoglio sempre più magro, i primi tagli alla spesa riguardano i generi alimentari, vacanze e trattamenti per la cura della persona. Per risparmiare, il 44% effettua acquisti online o utilizza i mezzi pubblici (40,9%) riducendo le spese dell’auto e in particolare quelle della benzina. Le difficoltà del Paese sono evidenziate anche dalla diffusione dei pagamenti rateizzati nel tempo a cui, negli ultimi dodici mesi, ha fatto ricorso il 29% degli intervistati per effettuare acquisti. Gli italiani utilizzano il pagamento rateizzato per beni considerati “durevoli”: elettrodomestici (37%), automobili (36,4%), computer e telefonini (22,7%), arredamento (23,5%) e non per lussi o beni deperibili (alimentari, viaggi, vestiti). È preoccupante considerare che il 22,4% ricorre alla rateizzazione per far fronte anche alle cure mediche.
Se tutti gli indicatori evidenziano un aumento della disoccupazione, dando uno sguardo alle condizioni di chi invece lavora il quadro che emerge è tutt’altro che incoraggiante. Il 74,3% dei lavoratori italiani è stressato, il 14,2% è stato vittima di mobbing, il 75,6% non si sente sicuro del proprio posto, il 63,4% non può fare progetti per il futuro, il 36,3% si trasferirebbe all’estero per cercare opportunità lavorative.
Il servizio di Diana Romersi
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