(MeridianaNotizie) Roma, 24 marzo 2014 – Era il 24 marzo del 1944 quando le truppe di occupazione nazista agli ordini del tenente colonnello delle SS Herbert Kappler uccisero 335 persone come rappresaglia per l’attentato partigiano di via Rasella, a Roma, il giorno prima, in cui morirono 33 soldati del reggimento Bozen. 70 anni dopo Roma lo ricorda ancora una volta. E’ il primo anniversario senza il suo boia, Erich Priebke, morto agli arresti domiciliari lo scorso 11 ottobre. L’eccidio dei civili avvenne nelle antiche cave nei pressi della Via Ardeatina, oggi trasformate in monumento nazionale, simbolo della durezza dell’occupazione tedesca di Roma durante la Seconda Guerra Mondiale. E proprio qui in mattinata il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, accompagnato dalle più alte cariche istituzionali e militari ha deposto una corona d’alloro sulla lapide che ne ricorda le vittime. Presente all’evento, tra gli altri , il presidente della Comunità Ebraica, Riccardo Pacifici.
La cerimonia poi è continuata davanti al Tempio Maggiore ebraico dove il sindaco di Roma, Ignazio Marino, insieme al Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, hanno deposto una corona in ricordo delle vittime di religione ebraica trucidate alle Fosse Ardeatine. “Il messaggio che voglio lasciare è l’importanza e il valore della memoria che il Comune di Roma vuole coltivare assiduamente e testardamente. Oggi nell’ascoltare i 326 nomi delle vittime di quell’orrendo massacro, perché le identità delle altre nove rimangono ancora sconosciute, – ha detto Marino – ho pensato che il Comune di Roma abbia fatto bene ad accogliere la mia decisione di proibire qualsiasi tipo di sepoltura a chi ha partecipato a una violenza così inaudita quando ci venne chiesto nell’autunno 2013”. Per Zingaretti “questo 70esimo anniversario rende chiaro come nel ’44 in pochi mesi cambiò il destino della storia dell’uomo. Per questo oggi non dobbiamo dimenticare che quello che siamo e’ anche legato a quello che accadde 70 anni fa.
La libertà e la democrazia di oggi sono legate al sangue che fu versato in quei giorni. Se tradissimo questi elementari doveri della memoria, non potremmo guardarci allo specchio tutte le mattine”. “E’uno dei massacri emblematici, una ferita micidiale – ha sottolineato il Rabbino Di Segni – Emblematico perché è stato espressione della barbarie nazista e anche un insieme corale di tutta la città rappresentata in tutte le sue componenti. E’ anche da questa coralità che nasce l’Italia e l’Europa democratica”. Per il Rabbino Capo “il ricordo in questa città è presente ma non ‘coralmente’ ed è per questo che servono percorsi che bisogna continuare a costruire”.
Il servizio di Mariacristina Massaro
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