Alla dissoluzione della DC negli anni’90, i giovani degli anni ’50, proseguono con il medesimo impegno e senso di responsabilitàle loro attività nelle cattedre universitarie, nelle realtà sindacali, nelle professioni, nei ruoli e nelle responsabilità dirigenziali
(MeridianaNotizie) Roma, 31 marzo 2014 – “I fanfaniani di Roma hanno scritto una pagina nella storia politica della nostra città rilevante e al prof La Cute va il merito di averla descritta con grande passione e accortezza”, con queste parole il Presidente dell’Assemblea Capitolina, Mirko Coratti ha aperto la conferenza stampa di presentazione del volume di Giuseppe La Cute “Fanfaniani a Roma: Città del Lazio. Una storia democristinana”. La “storia” descritta da Giuseppe La Cute, si inquadra nel contesto delle vicende della Democrazia Cristiana romana e laziale, e del periodo culturale e sociale del nostro Paese dalla Ricostruzione agli anni ’80 intrecciandosi con il variare dei costumi, con il sottofondo dei successi musicali e cinematografici che hanno caratterizzato le diverse epoche. Senza esaltazioni o rimpianti si descrivono le prassi di quella che viene definita la “Prima Repubblica”.
Ma non manca una precisa particolarità. Dai corridoi del Liceo Augusto due giovani Clelio Darida e Mauro Bubbico, bravissimi negli studi con non poche difficoltà sociali, discutono di politica , si iscrivono nel 1946 alla D.C. intervengono negli incontri, erano repubblicani in vista del referendum, critici verso la gestione del partito a Roma, aderiscono al messaggio di Giuseppe Dossetti, una componente nata dall’esperienza resistenziale, con accentuata sensibilità sociale ed una certa diffidenza verso gli eccessi di una politica estera filo- americana. Si uniscono altri giovani nati dal 1925 al 1935, in prevalenza di estrazione sociale operaia, si accentua la polemica sia nei confronti della maggioranza della DC romana, che si identificava nelle posizioni di Giulio Andreotti, e sia della stessa Azione Cattolica. Nasce il periodico “Città del Lazio”, il significato è la posizione critica delle civitates del Lazio che intendono uscir fuori dall’immobilismo, dalla gestione dell’esistente verso nuovi traguardi: un nuovo piano regolatore a Roma per impedire o almeno limitare la crescita disordinata dell’urbanistica romana ed il decentramento amministrativo.
Esaurita l’esperienza dossettiana trovano nella linea fanfaniana e nella prospettiva del centro sinistra, il motivo di impegno politico e sociale. Le sconfitte congressuali si succedono inesorabilmente. Nel 1959 conquistano la minoranza del Comitato Romano, erano, sempre minoritariamente, presenti nelle altre province della Regione. L’obiettivo era quello di ribaltare la maggioranza del Campidoglio sostenuta delle destre monarchico-missine. Il collegamento con la componente guidata da Amerigo Petrucci consente di poter insediare maggioranze di centro-sinistra a Roma e nelle realtà Laziali. Esponenti di Città del Lazio diventano Sindaci di Roma, Latina Viterbo Rieti e Frosinone, il gruppo soprattutto con Darida Sindaco di Roma e poi Ministro e Bubbico, esprime parlamentari europei, deputati, assessori regionali, provinciale e comunali. Alla dissoluzione della DC negli anni’90, i giovani degli anni ’50, proseguono con il medesimo impegno, e senso di responsabilità, le loro attività nelle cattedre universitarie, nelle realtà sindacali, nelle professioni, nei ruoli e nelle responsabilità dirigenziali. Tra i protagonisti del volume e di quell’epoca storica, Clelio Darida, già sindaco di Roma e poi ministro, molto sensibile al nuovo corso di Fanfani. Presente all’evento Maria Pia Fanfani.
Il servizio di Mariacristina Massaro
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