(MeridianaNotizie) Roma, 21 maggio 2014 – Curate con successo due anziane affette da severe patologie del vitreo e della retina grazie a un trattamento farmacologico innovativo e mininvasivo con l’Ocriplasmina eseguito presso l’Unità operativa complessa di Oculistica del Policlinico universitario “A. Gemelli”, diretta dal professor Aldo Caporossi. Si tratta di una iniezione intravitreale di un enzima proteolitico che permette di evitare di ricorrere all’intervento chirurgico.
La trazione vitreomaculare è una patologia invalidante, a causa del grave danneggiamento della vista, ed è molto frequente nelle persone anziane. In Europa ne soffrono circa 300 mila pazienti. Fino a oggi l’unico trattamento per questo tipo di malattia era rappresentato dalla vitreoctomia, un sofisticato intervento chirurgico.
La terapia innovativa è stata eseguita per la prima volta nel Lazio in una struttura ospedaliera dal professor Caporossi, Direttore dell’Istituto di Oftalmologia dell’Università Cattolica, con i dottori Angelo Maria Minnella e Andrea Stefano Scupola. Le due pazienti, di 71 e 77 anni, entrambe affette da trazione vitreomaculare anomala e iniziale foro maculare a tutto spessore, sono state trattate con un’unica somministrazione del principio attivo Ocriplasmina per via intravitreale.
“Lo studio costante dei problemi che affliggono i nostri occhi – ha spiegato il professor Caporossi – ha portato in questi ultimi anni a uno sviluppo impressionante di strumenti per la diagnosi e il controllo di molte malattie oculari. In particolare, la Tomografia a Coerenza Ottica (OCT) ha contribuito a comprendere il meccanismo patogenetico di alcune patologie dell’interfaccia tra vitreo e retina. L’impiego dell’Ocriplasmina – conclude Caporossi – rappresenta una svolta importante nella cura di queste patologie oculari ed è foriera di ulteriori indicazioni e sviluppi”.
Il beneficio dell’innovativo trattamento farmacologico rispetto a quello tradizionale consiste nel risolvere precocemente la VMT e nell’evitare l’intervento chirurgico e il disagio post-operatorio per il paziente.
La Redazione
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