I manifestanti percorreranno via delle Terme di Diocleziano, via Giovanni Amendola, via Cavour, Largo Corrado Ricci, via dei Fori Imperiale, piazza Venezia, via Cesare Battisti per poi raggiungere piazza Santi Apostoli, attorno alle 12.30, per un comizio in cui è previsto anche un saluto del segretario generale della Cgil Susanna Camusso.
(Meridiana Notizie) Roma, 4 giugno 2014- Ultima chiamata per gli operatori dei call center di tutta Italia, arrivati a piazza della Repubblica per lo sciopero e la manifestazione nazionale indetti da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil. Alcune migliaia di lavoratori soprattutto dal Centro-Sud, dove opera la maggior parte delle società, per chiedere la salvaguardia dei 90.000 posti di lavoro del settore e ribadire il no alla delocalizzazione fuori dall’Italia. Bandiere sindacali, anche di Ugl e Cobas, e fischietti scandiscono la marcia, guidata dallo striscione “Contro delocalizzazioni e dumping”. Per il segretario nazionale della Slc-Cgil Massimo Cestaro “la situazione è sempre più pesante: le aste al massimo ribasso sono insopportabili per i lavoratori ma anche per le imprese sane”. C’è bisogno, attacca, di un “sistema di regole in linea con la normativa europea, precisa su questo aspetto”. Spesso questo tipo di lavoro “è nato come temporaneo per gli studenti, in realtà per tantissimi è diventato il lavoro fisso, anche se i rapporti il più delle volte sono part-time”. Lo racconta Salvatore Seggio, di Palermo, dal 2001 dipendente ad Almaviva, principale operatore italiano: “È cambiato tutto in peggio: ora le aziende ci pagano a chiamata e per rimanere nei costi dobbiamo parlare il meno disponibile. La colpa è della delocalizzazione, pensa al classico call center in Albania”. Al momento, spiega “siamo in ammortizzatore sociale, con un contratto di solidarietà da 0 a massimo di 7 giorni.
Da studenti ora tutti abbiamo famiglie, a Palermo siamo 4.000 lavoratori, l’80% con un contratto part time a 4 ore, molti stabilizzati grazie alla circolare Damiano”. Per ora, chiosa, “fortunatamente si riesce in due a tirare avanti, anche con lo stipendio di mia moglie. Ma per quanto?”.Una maglietta rossa con il celebre “Urlo” di Munch che indossa un paio di cuffie, sormontato dal logo “No D-Day”. È la “divisa” di molti dei partecipanti al corteo nazionale degli operatori dei call center, partito da piazza della Repubblica e diretto a piazza Santi Apostoli. “No al trasferimento del lavoro all’estero, no alle gare al massimo ribasso” le scritte che completano la t-shirt. Nel frattempo, su via Giovanni Amendola si è unito alla marcia anche il deputato del Pd Marco Miccoli.
La marcia dei manifestanti prosegue su Via Cavour – I Mondiali in Brasile alle porte danno un tocco calcistico ai cori degli operatori dei call center in corteo nazionale contro delocalizzazioni e dumping. Dal “Po-po-po-po-po” a “Siamo noi, siamo noi, i call center italiani siamo noi” fino a “Il lavoro, italiano”, con salto d’accompagnamento.
Al corteo nazionale degli operatori dei call center, all’altezza di via dei Fori Imperiali è arrivato anche l’ex ministro del Lavoro e attuale presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano (Pd) – “Come commissione Lavoro della Camera – ha spiegato – stiamo portando avanti un’indagine conoscitiva sui call center. Ci sono diversi problemi: dobbiamo rivedere la logica dell’appalto, rivitalizzare il settore e combattere le delocalizzazioni”. A chi gli ricordava il pericolo per il diverso trattamento dei dati sensibili in altri Paesi, ha risposto: “Noi sappiamo che mentre in Italia c’è legge su privacy tassativa, in altro Paesi non c’è questa garanzia slla privacy. Stiamo lavorando anche su questo nell’indagine”. Damiano ha infine aggiunto: “Non sono uno di quelli che ritengono il settore un passaggio a Nord Ovest. Nel 2007 da ministro ha contribuito alla stabilizzazione di 25.000 precari. Il 70% sono donne, la maggior parte è sotto i 35 anni e con alta scolarizzazione. Questo è il futuro dell’Italia”. Ad accogliere il parlamentare il coro dei manifestanti: “Sotto la curva, Damiano, sotto la curva”, e l’invito: “Parlane con Renzi di noi!”.
“Le preoccupazioni dei lavoratori dei call center di tutta Italia, che oggi stanno manifestando per le vie di Roma, non solo sono del tutto legittime ma vanno fatte proprie dal Governo. Problemi strutturali, delocalizzazioni, gare al massimo ribasso e precarietà, sono le piaghe di questo settore che devono al più presto essere sanate con l’intervento del Parlamento. L’indagine conoscitiva, avviata in questi giorni dalla Commissione Lavoro della Camera, oltre a condividere le rivendicazioni dei lavoratori e delle imprese, deve riuscire a proporre soluzioni che possano dare una mano affinché la stabilizzazione e la crescita del settore vengano garantiti”.
Così, in una nota, Marco Miccoli, deputato PD e membro della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, presente al corteo insieme a una delegazione di parlamentari Partito Democratico, guidata da Cesare Damiano, Presidente della Commissione stessa.
Il corteo nazionale degli operatori dei call center è arrivato a piazza Santi Apostoli per il comizio finale. Ancora in dubbio la presenza del segretario generale della Cgil Susanna Camusso, mentre è stato Giorgio Serao, segretario nazionale Fistel Cisl, ad aprire gli interventi: “Ringrazio ognuno di voi per la partecipazione, avete fatto migliaia di chilometri, voglio ringraziare il popolo del web e dei social. L’abbiamo fatta noi la marcia su Roma, il popolo dei call center”. Ha proseguito: “Siamo in migliaia, abbiamo occupato Roma, siamo passati dalla cuffia e ci abbiamo messo la faccia. È bene che i padroni osservino e guardino, oggi è l’inizio di una grande lotta, di una grande battaglia per la dignità del lavoro. Domani saremo ancora più forti perché questa manifestazione dà un segno di forza”.
La Redazione
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