“Dobbiamo a Montini l’educazione al primato della qualità, a non ricercare ad ogni costo risultati immediati, ad avere un grande rispetto per chi non la pensa come noi, a sentire il fascino di un impegno politico come autentica vocazione cristiana” (Giulio Andreotti).
(MeridianaNotizie) Roma, 17 luglio 2014 – È in questa frase di Giulio Andreotti che si cela il rapporto profondo con Paolo VI, legame nato nel lontano 1937 ai tempi del FUCI e sviluppatosi lungo il servizio svolto da entrambi nei rispettivi campi. Ad un anno dalla scomparsa del politico italiano, Monsignor Leonardo Sapienza ha voluto omaggiare le due personalità attraverso i rapporti epistolari che intrattenevano, raccolti nel libro “Andreotti e Paolo VI, il primato della qualità”. Lettere dalle quali emerge una profonda amicizia personale durata per 40 anni e non dettata dai ruoli istituzionali che ricoprivano, come racconta il cardinale Giovanni Battista Re. Un raccontare, quello di monsignor Sapienza, descritto da Gianni Letta come discreto e umile. Una discrezione che viene spontanea al curatore, ispirata dalla proverbiale riservatezza di Andreotti, che non manifestò mai apertamente lo stretto legame che intratteneva con le personalità più influenti del 20esimo secolo, come racconta Angelo Chiorazzo presidente dell’Associazione Giovane Europa organizzatrice dell’evento.
Filo-conduttore il ritratto di Paolo VI che Andreotti traccia in “A ogni morte di Papa”, attraverso il quale si intravede il rapporto familiare tra il Pontefice e l’uomo politico. Lettere che spaziano dal cinema, alla censura, alla difesa di Pio XII , agli affetti familiari, la formazione dei giovani, e che raccontano la vita del periodo attraverso lo sguardo acuto dei due. Scritti in grado di commuovere ancora come ci confida la figlia di Giulio Andreotti, Serena. Un amicizia delicata ed elegante, quella che emerge dai manoscritti, come la definisce il direttore di TV2000, Lucio Brunelli
Servizio di Cristina Pantaleoni
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