(MeridianaNotizie) Roma, 20 novembre 2014 – In migliaia, provenienti da ogni regione, si sono ritrovati, questa mattina, in piazza della Repubblica per chiedere il “riconoscimento della Lingua italiana dei segni (Lis)”. Chi dalla Calabria, chi dal Piemonte, chi dal Lazio o dall’Emilia Romagna, tutti a gridare in coro “Il Governo riconosca i nostri diritti”. L’Italia, con il Lussemburgo e Malta, sono, infatti, le uniche nazioni europee che non hanno ancora applicato la convenzione Onu che prevede il riconoscimento della lingua dei segni come lingua nazionale. Il nostro paese ha ratificato la direttiva Onu nel 2006 ma da allora non ha ancora ufficializzato il riconoscimento. “Per noi dare applicazione alla convenzione – spiega un rappresentante dell’Ente nazionali sordi del Piemonte – è fondamentale.
Ogni giorno, la nostra vita, la vita delle persone sorde fa i conti con le invisibili barriere della comunicazione e della relazione. I bambini a scuola non hanno adeguato sostegno e assistenza, il giovane che si avvicina all’università, trova servizi carenti o assenti e impossibilità di interagire senza barriere con i propri coetanei, l’adulto è costretto a lottare per ottenere un lavoro, per guardare un programma in Tv, o per avere accesso ai pronto soccorso. Noi vogliamo condurre una vita degna di questo nome. Per questo chiediamo al Governo il riconoscimento della Lis che può finalmente farci uscire dal limbo in cui ci troviamo e restituirci la dignità che meritiamo”. In 5mila, secondo gli organizzatori, hanno quindi deciso di sfilare per le vie del centro fino ad arrivare sotto Palazzo Chigi per chiedere “quello che ci spetta” sperando che “non sia proprio il Governo il vero sordo”. In Italia sono circa 50mila i sordi dalla nascita ai quali si aggiungono le persone che lo sono diventate dopo il compimento dei 12 anni di età. “Esistono delle scuole specializzate per i sordi – spiega Costanzo Del Vecchio, segretario nazionale Ens – come i convitti nazionali. Riconoscere la Lis significhebbe dare finalmente a queste persone quei diritti sociali che finora sono stati loro negati”.
Servizio di Cristina Pantaleni
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