(MeridianaNotizie) Roma, 07 luglio 2016 – In Italia ogni anno si registrano 3.400 nuovi casi di sclerosi multipla (SM), vale a dire 8 nuove diagnosi al giorno: una ogni 3 ore. Oltre la metà dei pazienti ha meno di 40 anni, circa due terzi le donne. Questi sono solo alcuni dei dati diffusi in occasione del Corso di Formazione “La sclerosi multipla nell’era dei social media: raccontare i progressi delle terapie”, promosso dal Master della Sapienza Università di Roma ‘La Scienza nella Pratica Giornalistica’ con il supporto di Roche.
“La malattia ha un’origine multifattoriale, ovvero non si riconosce un’unica causa scatenante, ma i fattori di rischio e la predisposizione genetica insieme a fattori ambientali concorrono nel determinare l’attacco del sistema immunitario, che da ultimo si manifesta nella perdita della mielina e delle fibre nervose», afferma Carlo Pozzilli, Professore Ordinario di Neurologia, Università “Sapienza” di Roma.«La sclerosi multipla non è una malattia contagiosa, non ha un meccanismo di ereditarietà diretta e non è sempre causa di grave disabilità».
La sclerosi multipla si distingue principalmente in tre tipi: la forma più comune è la SM recidivante-remittente (SMRR), che colpisce circa l’85% dei pazienti con episodi acuti (poussés o recidive), seguiti da periodi di recupero quando i segni o i sintomi non progrediscono; la SMRR può progredire nel 50% dei casi in una forma secondariamente progressiva (SMSP), caratterizzata da progressivi peggioramenti dei sintomi; la SM primariamente progressiva (SMPP) è la forma più grave e debilitante della malattia, caratterizzata da costante peggioramento dei sintomi, generalmente senza periodi distinti di remissione e successiva ricaduta.
Negli ultimi anni c’è stata una notevole evoluzione nel trattamento di questa patologia. Si è passati dagli interferoni ai farmaci biologici, che colpiscono precisi bersagli molecolari. Sebbene siano stati enormi i progressi terapeutici ottenuti nelle forme recidivanti-remittenti, persiste un importante bisogno terapeutico per la forma primariamente progressiva della malattia.
“Le future terapie della SMRR puntano a sopprimere le attività infiammatorie a livello periferico in maniera più selettiva, anche rafforzando l’autotolleranza, mentre nella SM progressiva la priorità è di puntare alle disfunzioni immunitarie compartimentalizzate e ai meccanismi complessi patofisiologici che contribuiscono ai processi neurodegenerativi. Un terzo approccio comune a entrambe le SM, recidivante remittente e progressiva, è di rafforzare il recupero».spiega Giancarlo Comi, Primario di Neurologia, Neurofisiologia clinica e Neuroriabilitazione e Direttore dell’Istituto di Neurologia Sperimentale (INSpe) dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Servizio di Teresa Ciliberto