(MeridianaNotizie) Roma, 6 aprile 2019 – Roma, 6 aprile 2019 – “E’ urgente riorganizzare il sistema ospedaliero, e sanitario nel suo complesso, attraverso la creazione di ‘reti clinico-assistenziali’, istituzionalizzando un efficiente modello di gestione dei servizi offerti e una loro proficua integrazione a supporto dei pazienti”. E’ quanto afferma Luisa Regimenti, medico legale e responsabile della Sanità e Terzo Settore per la Lega nel Lazio, secondo la quale “è questa la vera innovazione da perseguire per guardare con fiducia al futuro e a un Sistema sanitario nazionale capace di tornare ad essere punto di riferimento per i cittadini e garanzia del loro diritto alla salute, nel Lazio come su tutto il territorio nazionale”.
“Un tema che, come Lega, affronteremo nella prossima riunione del tavolo permanente che abbiamo istituito in seno al Consiglio regionale –aggiunge – e in quell’occasione lavoreremo a un documento da presentare al Ministero della Salute, tenendo presente che mettere a rete il sistema sanitario ospedaliero significa anche risparmiare, abbattere i costi, rendere le strutture interoperabili”.
“Quando il governatore Zingaretti parla di modello Lazio da esportare nel campo sanità – prosegue Regimenti – racconta una realtà che non esiste, perché in questi anni la sua azione amministrativa è stata fallimentare, come dimostrano il flop delle Case della Salute, le infinite liste di attesa, la precarietà del personale medico, il caos del ridimensionamento degli ospedali in provincia e nelle aree più disagiate dove tuttavia permane un ampio bacino di utenza. Nulla di innovativo è stato fatto fino ad oggi, ma solo proclami”.
Secondo Regimenti “la strada da seguire per ridare alla sanità laziale il ruolo che merita è un’altra e mette in fila obiettivi come qualità, forza strutturale, capacità professionale, avanguardia tecnologica, sicurezza delle cure, appropriatezza dei servizi sanitari e sociosanitari, ottimizzazione dei tempi di presa in carico dei malati. In una parola, fare sistema, creare una rete di servizi da rendere disponibile attraverso una riorganizzazione ospedaliera che integri specialità e discipline, con un collegamento diretto al territorio”.
In sostanza, si tratta di far seguire il paziente nel suo percorso clinico da professionisti e all’interno di strutture che ‘dialogano’ tra loro, nel segno della continuità assistenziale e della giusta e pronta valutazione delle condizioni di salute presenti, “percorsi operativi reali e possibili che permetterebbero di compiere un notevole salto di qualità al livello di assistenza sanitaria proposto”.
In questa prospettiva, sottolinea l’esponente leghista, “il ruolo ricoperto dall’ospedale diventa strategico, soprattutto in considerazione della crescita esponenziale della popolazione anziana con problemi di salute cronici. L’ospedale rappresenta un valore enorme per la collettività e per questo bisogna ripensarne la funzione sul territorio, dove se da una parte persistono strutture di dimensioni medio-piccole con un alto contenuto tecnologico e scientifico, utili per le urgenze e l’alta chirurgia, dall’altra troviamo nosocomi interessati da tempo da percorsi di riconversione che, nella maggior parte dei casi, hanno creato solo difficoltà agli utenti”.
“La messa a rete degli ospedali – conclude – permetterebbe a tutti i cittadini di accedere in modo equo alle prestazioni e ai servizi sanitari più adeguati, pur in presenza di risorse limitate”.