(Meridiananotizie) Anzio, 24 febbraio 2020 – Esiste un posto, chiamato Tor Caldara, sul litorale romano, tra Tor San Lorenzo (Ardea) e Anzio (la Città di Nerone), sottratto alla dilagante cementificazione che aggredisce molte delle coste Italiane.
E questa sarebbe già una buona notizia ma, evidentemente, non è sufficiente per salvaguardare e mantenere integro un territorio naturale fatto di dune fossili, frequentate dai “gruccioni” (variopinti uccelli appartenenti alla famiglia Meropidae) e da una favolosa macchia mediterranea e che racchiude anche la storia della nostra civiltà, rappresentata da una torre eretta nel cinquecento, che serviva per l’avvistamento dei pirati saraceni.
Una cittadina residente in prossimità della Riserva Naturale di Tor Caldara, divenuta Parco Regionale, denuncia il degrado in cui è stato abbandonato tale luogo: “Ricordo quando si potevano percorrere i sentieri della Riserva ben manutenuti, attraversando la macchia mediterranea presente per poter giungere in un percorso tracciato e in sicurezza, l’apice dell’altopiano che si affaccia sul mar tirreno da cui è possibile godere di una vista favolosa e scenari naturali fantastici, invasi solo dal ‘suono‘ del cinguettio degli uccelli, dalle onde che si infrangono sulla parete dello sperone di Tor Caldara che si distende in acqua, mentre il vento accarezza il volto, ‘dipinto’ dai raggi del sole che pian piano scompare al tramonto sulla linea dell’orizzonte, dove il cielo s’incontra con il mare. Peccato – continua la cittadina anziata – che tutto questo stia andando in un degrado sempre più evidente. Tempo fa c’erano anche degli animali, custoditi in una sorta di bioparco. Ora, è tutto abbandonato: staccionate divelte; mozziconi di sigarette sparse ovunque; i sentieri sono oramai quasi tutti chiusi tranne quello che porta alla torretta del cinquecento; i mozziconi di sigaretta lasciati in terra, oltre che rappresentare un pericolo di incendio che potrebbe mandare a fuoco l’intera macchia mediterranea, unito alle tante cartucce esplose che si trovano sparse nella Riserva Naturale, sono la testimonianza della presenza sul luogo di cacciatori e di un degrado crescente cui le istituzioni dovrebbero mettere un alt“.
Accogliamo l’appello della cittadina e ci auguriamo che qualcuno che ha delega per l’Ambiente nel Comune di Anzio, si faccia carico di puntare l’occhio istituzionale della Regione Lazio su una “perla” naturale e storica che da’ valore al litorale romano, al fine di salvaguardarla dal continuo degrado cui è sottoposta per mancanza di interventi di manutenzione e dall’insensibilità manifestata da parte di persone incivili, nei confronti del rispetto ambientale.
– articolo di Massimo Catalucci