Poche ora fa il Governo Conte ha dato l’ok al DL “Cura Italia” dedicato al Coronavirus. E noi per capirne un po’ di più abbiamo deciso di sentire il parere di Marco Proietti, Avvocato giuslavorista e docente di Diritto Processuale del lavoro presso Università E-CAMPUS
Avvocato, è stato pubblicato il DL “Cura Italia” cosa ne pensa?
E’ un provvedimento poco incisivo. Le conseguenze derivanti dall’epidemia del virus COVID19 le vedremo nei prossimi mesi sul piano economico e sociale, con interi settori produttivi messi a rischio dalla mancanza di una guida chiara, e la dice lunga anche il continuo rinvio nell’approvazione del testo finale del DL a dimostrazione che anche nel Governo non vi sia una visione unanime: ammesso che si abbia una visione.
Quindi il testo adottato, da quello che dice, risulterebbe poco efficace.
Capiamoci. Da un lato c’è la questione sanitaria e medica, che viene affrontata dalle nostre eccellenze con l’approccio tipicamente italiano, quindi risolutivo e di massimo livello; dall’altro lato, però, c’è la questione economica e sociale, con le aziende messe in ginocchio dal cd. “lockdown” e da una finanza impazzita che solo oggi fa registrare uno spread pari a 350. Finita questa situazione del tutto eccezionale dovremo fare i conti con migliaia di aziende in fallimento o in liquidazione, con licenziamenti a tappeto e con una faticosissima ripresa delle attività produttive che necessita di un supporto economico molto più robusto dei 10 miliardi previsti.
Scendendo nel concreto, Avvocato Proietti, quali sono le misure adottate dal DL Cura Italia per il lavoro?
Il Decreto concentra le risorse nella previsione (o reintroduzione) della Cassa Integrazione anche per le aziende con 1 solo dipendente (c.d. Cassa integrazione in deroga), finanziandolo con circa 3miliardi di euro e poi distribuendo altri 2 miliardi circa tra la Cassa Integrazione Ordinaria e quella Straordinaria, il tutto per una durata massima di 9 settimane e con riserva all’INPS di poter rifiutare le domande; a questo si aggiunge la possibilità di fruire di ferie e permessi, per consentire l’assenza dal lavoro dei dipendenti, nonché un congedo parentale per entrambi i genitori di durata massima di 15 giorni. Viene anche stabilito che il lavoratore dipendente in quarantena è considerato automaticamente in malattia, senza calcolo sul periodo di comporto.
Quale scenario prevede al momento della fine delle misure restrittive adottate?
Il DL prevede un obbligo di “non” licenziare per 60 giorni. E’ inutile, e perfino incostituzionale ai sensi dell’art. 41 Cost. , perché serve uno “shock” economico molto forte per rivitalizzare l’economia se si vuole evitare che le imprese recedano dai rapporti di lavoro. Se mancano questi provvedimenti, il futuro economico non sarà affatto dei migliori.
Un’ultima domanda, Lei, Avvocato Proietti, è un libero professionista, il Decreto è intervenuto anche su questa categoria?
La libera professione, e in particolar modo quella di chi iscritto ad un Albo, è stata messa in quarantena a tutti gli effetti, e anche nei pochi casi in cui si potrà accedere al bonus di 600 euro servirà a poco poiché l’unico intervento che andava fatto era sul versamento annuale dei contributi previdenziali, alleggerendo il peso che ogni lavoratore autonomo sopporta oltre al costo della professione.