Una mamma di Ardea: “Il Sindaco Savarese ignora la fatica di vivere qui e la realtà della disabilità”

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(Meridiananotizie) Ardea, 4 agosto 2020 – Riceviamo e pubblichiamo la richiesta di scuse, rivolta al Sindaco di Ardea da parte di una mamma costretta a vivere, quotidianamente, con le problematiche legate alla disabilità della figlia e, in aggiunta ad esse, la mancanza di servizi idonei che l’amministrazione locale dovrebbe garantire, almeno, a chi si trova in situazioni di svantaggio rispetto la collettività.

Il sindaco di Ardea chieda scusa a mia figlia – dichiara Barbara Tamanti – per tutto quello che non ha e che potrebbe o dovrebbe avere; Per un un appuntamento saltato senza preavviso per fare un documento di identità; Per l’assoluta assenza di sostegno viste la sua condizione di disabilità; Per le ore di assistenza domiciliari mai ottenute; Per tutti i progetti mai partiti; Per un progetto sport dedicato ai ragazzi come lei mai attivato; Per un centro diurno che non esiste nonostante le insistenze di mamme come me; Per tutte le volte che non si è preoccupato della sua esistenza; Per una sanità sommaria; Per non esser riuscito a favorire una rete solidale tra le realtà del terzo settore esistenti ad Ardea; Per ogni giorno faticoso che ha vissuto per andare in altri comuni a cercare quello che poteva essere qui; Per ogni trasporto che manca“.

Barbara Tamanti è una mamma coraggiosa come ce ne sono tante ad Ardea che vivono il suo stesso problema e che sono inascoltate dalle istituzioni locali, nonostante da sempre si dedicano al sociale giorno e notte, in primo luogo per assistere i propri cari e, contestualmente, in un gesto di solidarietà, per supportare le famiglie che si trovano nelle loro stesse condizioni; in secondo luogo, non meno importante del primo, per cercare di creare i presupposti per la realizzazione di attività sociali per persone con disabilità ed ottenere garanzie a tutela delle stesse da parte delle istituzioni Nazionali e Locali.

Ardea, è un territorio che già offre ben poco alla collettività, figuriamoci a chi è stato costretto dal destino a vivere una situazione di svantaggio. A questi genitori non si può guardare che con rispetto. Il rispetto con cui le istituzioni dovrebbero guardare a queste  Mamme e a questi Papà che hanno un figlio disabile; il rispetto fondato sull’azione concreta di creare per loro servizi pubblici idonei a fargli vivere una vita dignitosa come ogni essere umano ha il diritto di vivere.

“Il sindaco – continua mamma Barbara – chieda scusa per la sua disattenzione verso le condizioni in cui è costretta a vivere; Per quante volte non ha sbattuto i pugni alla ASL o alla regione a difesa di questi ragazzi suoi cittadini, per render loro una esistenza serena; Per quanti centri, soggiorni, progetti dedicati che qui mai visti; Per non aver rispettato la convenzione ONU; Per quanto umanamente non si è mai sforzato di comprendere la fatica di vivere qui”

“Chieda scusa – conclude l’accorata richiesta della mamma di una ragazza disabile – per quanto, (peccato per lui), ignori la realtà della disabilità, fatta di forza e dignità. Il sindaco chieda scusa a mia figlia e a tutti gli altri che vivono lo stesso nostro problema”.

Questa lettera di Mamma Barbara, non è solo la richiesta di un genitore ma, la voce collettiva di tanti altri genitori che si sentono abbandonati a se stessi dalle istituzioni. Al Sindaco la facoltà di replicare alle parole di queste Mamme e questi Papà.

– articolo di Massimo Catalucci

 

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