(MeridianaNotizie) Ardea, 3 febbraio 2021 – Intervista all’assessore Morris Orakian vicesindaco con deleghe al sociale del Comune di Ardea
Come può descrivere il suo ruolo di assessore?
In questi due anni di mandato come assessore ai servizi sociali, e non solo, ho svolto un lavoro che definirei “dal basso verso l’alto”, evidentemente poco visibile ai più. Il lavoro di un buon amministratore, secondo me, deve essere quello di saper mettere d’accordo più parti, affinché si proceda in una direzione costruttiva del proprio mandato. Il ruolo di assessore ai servizi sociali è quello di un lavoro nascosto, fatto di tanti piccoli tasselli fatti “dietro le quinte”, alla ricerca del miglior “servizio” per i cittadini ma soprattutto per le categorie svantaggiate.
Potrebbe riassumere questi 2 primi anni?
Non appena incaricato dal sindaco, nel novembre del 2018, ho da subito attenzionato la questione AEC e disabilità. La mia preoccupazione, ma anche quella di altri comuni della provincia di Roma con cui ho avuto modo di confrontarmi, è stata la continua crescita delle disabilità negli ultimi anni, fino al 33% in un solo anno! Ovviamente questo aspetto mi ha subito colpito, così ne parlai sia con la UONPI, sia in una riunione con i vertici delle ASL RM 6. Ovviamente la mia intenzione era ed è quella di comprendere meglio questo “fenomeno” così esplosivo, non tanto per le casse comunali, come penserà qualcuno, piuttosto per comprendere la eziopatogenesi dei disturbi, e se eventualmente questi potessero avere correlazioni con l’ambiente sociale ed educativo del nostro territorio. Il confronto sul tema ha sicuramente interessato gli operatori del settore sanitario, medici e psicologi, così, spero, da permettere a tutti, istituzioni comprese, un processo di miglioramento della qualità della vita dei più piccoli. Da quel lavoro di approfondimento, mi aspetto una maggiore attenzione da parte di tutti sul tema, tendenza che monitoro costantemente per capire il fenomeno e, se possibile, cercare di ridurlo ove possibile, un obiettivo che non è proprio sotto gli occhi di tutti direi. Altra cosa che molti non sanno, ma capisco anche che per i non addetti ai lavori è possibile non saperlo, è che il lavoro dei Servizi Sociali è per una buona metà distrettuale. La Regione, infatti, prevede che i comuni limitrofi, operino a livello socio-assistenziale e sanitario a livello distrettuale, accorpando due comuni nella progettazione e nella esecuzione dei servizi così detti essenziali. Da quando sono entrato in carica, ho voluto ed attivato un processo di cambiamento radicale, tanto da facilitare una quasi completa ristrutturazione del lavoro degli uffici stessi. Questo si è reso necessario per dare un volano ai nostri uffici che, come tutti saprete, sono pesantemente sotto organico, infatti contiamo solamente 2 assistenti sociali in un comune di oltre 50 mila abitanti. La legge prevede che vi sia un UDP, ossia un ufficio di piano ed un relativo CI, comitato istituzionale, tra i due comuni, cosa che c’era, evidentemente per legge, ma andava rivista in diversi passaggi, secondo me.
Cosa ha fatto non appena ha preso la carica?
Nel momento che sono entrato in squadra la mia posizione politica in quel momento era vacante. Quando arrivai, mi misi subito al lavoro e con diplomazia e buon senso, ho riattivato un dialogo costruttivo con Pomezia, facilitando un processo di costruzione e prospettiva futura, riorganizzando il lavoro, costruendo un ufficio di piano con un coordinamento efficace ed efficiente che oggi ci vede costantemente riuniti in progetti per il territorio del distretto, con continui confronti con la ASL. Il Ruolo dell’Ufficio di Piano è strategico per la programmazione delle attività socio assistenziali e socio-sanitarie nel Distretto per riavviare una forte ed efficace azione va perseguita l’integrazione tra i servizi sociali e quelli sanitari a questo fine il ruolo delle ASL e il loro pieno coinvolgimento diventa decisivo per il funzionamento del sistema e la presa in carico dei cittadini. Per intenderci, il lavoro distrettuale prevede una serie di servizi come il PIS, il pronto intervento sociale, il sostegno alle famiglie, i servizi domiciliari, gli aiuti alle gravi disabilità, lo sportello lavoro, lo sportello immigrazione, il centro diurno, e tutta una serie di interventi che devono vedere la cooperazione del distretto socio-sanitario, sia in termini operativi, sia in termini di distribuzione economica da fondi regionali. Avere un dialogo continuo e costante, costruttivo e ambizioso, ci ha permesso oggi di gettare le basi per migliorare tutti i servizi, anche quelli che sono fuori dal piano di zona.
Quali sono i suoi obiettivi?
Ad oggi stiamo anche lavorando per l’apertura di un centro per persone senza fissa dimora. Avremmo già individuato la struttura di cui stiamo ancora vagliando tutta la documentazione e la certificazione necessaria, urbanistica e sanitaria, per renderlo effettivamente operativo.
Cosa ci prevede il nuovo annoverare?
Nel 2021 partirà un nuovo servizio di trasporto sociale, che va ad affinacarsi ad uno già esistente con il quale abbiamo appena rinnovato per un ulteriore biennio, attraverso una società che ci fornirà a breve un Fiat Doblò attrezzato per il trasporto dei disabili, con cui abbiamo intenzione di riservarlo ad uso “taxi”, tramite due opzioni: la concessione a una o più associazioni del terzo settore. L’ideale è che vi sia una rotazione periodica. La stessa società che ci fornisce il mezzo, in comodato d’uso gratuito, ci fornirà anche un gettone di €3.000 da spendere come vogliamo. Cosa che evidentemente faremo per il sociale. In tutto ciò, tengo particolarmente nel ricordarlo, in due anni ho avuto 3 dirigenti diversi, due di questi a metà con altri comuni e spacchettati in altre aree e dulcis in fundo, una pandemia non ancora finita. Inoltre, sempre il sottoscritto, ha anche la delega come vice sindaco, cosa che mi ha impegnato ulteriormente in altre situazioni sostitutive del sindaco, vedasi le casistiche riguardanti il tribunale dei minori, dove sono stato più volte ad espletare il mio ruolo in difesa e nella tutela dei soggetti più fragili. Certo non posso dire che sono mancati errori, ma stiamo lavorando in sinergia anche con il presidente della commissione servizi alla persona, il consigliere, Paola Soldati, affinché non se ne facciano di ulteriori, è difficile comunque lavorare in un comune dove la parola “programmazione” è stata sempre disattesa. Ma questa è una sfida che io e il consigliere abbiamo accolto e che non ci spaventa, sono anzi siamo fermamente convinti che è per la prima volta che si stanno mettendo delle vere basi per “programmare” un futuro migliore anche per le categorie più disagiate e socialmente più deboli. Buona vita.