“Il D.L. 13 del 25 febbraio 2022 sul contrasto alle frodi e per la sicurezza nei luoghi di lavoro introduce una disciplina normativa confusa, inapplicabile, ingiusta e discriminatoria”. Lo hanno dichiarato in una nota congiunta Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, ed Egidio Sangue, Segretario Nazionale UGL Costruzioni. “In particolare l’art. 4, finalizzato ad assicurare una formazione adeguata in materia di salute e sicurezza, nonchè incrementare i livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro, prevede l’obbligo di far eseguire i lavori ad aziende che adottino i CCNL del settore edile sottoscritti dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, come requisito per accedere ai benefici normativi e contributivi. Una norma insensata – rilevano i sindacalisti – in quanto non esiste un nesso né causale né logico tra l’applicazione di uno specifico contratto collettivo e l’enunciato obiettivo di riduzione degli infortuni sul lavoro e di adeguatezza della formazione in materia di salute e sicurezza. La natura specialistica delle imprese è, inoltre, un fattore di garanzia della sicurezza sul lavoro e della riduzione degli infortuni mentre la norma va nell’opposta direzione. La tesi del Governo non appare avvalorata da nessun riscontro oggettivo quale ad esempio, la verifica dei contratti collettivi applicati dalle imprese edili presso le quali, nel 2021, si sono verificati 32.227 infortuni di cui 141 con esito fatale. Non è chiaro, peraltro, quali siano i CCNL ammissibili dei ben 48 contratti collettivi depositati al CNEL per il settore edile. Tale confusione determinerà quindi un’incertezza negli operatori, nelle imprese e nei cittadini. Tutto ciò premesso – concludono i sindacalisti – riteniamo necessario ed indispensabile un immediato intervento del Governo e del Parlamento per correggere questa norma che va contro le imprese, contro i lavoratori e contro la ripresa.”
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