Ucraina. Cronaca di un conflitto annunciato
Per il Prof. Orsini “l’invio di armamenti all’Ucraina è un tradimento dei presupposti su cui è nata l’UE”
(Meridiana Notizie) Roma, 1 marzo 2022 – L’attacco all’Ucraina ordinato dal Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha riportato indietro le lancette della storia in Europa. L’esplosione di un nuovo conflitto in tutta la sua violenza e brutalità all’interno del continente europeo, seppur annunciata dall’intelligence americana, ha sorpreso numerosi osservatori. La “follia” del Presidente russo a cui hanno fatto riferimento alcuni media e leader di partito, tuttavia, non appare sufficiente a spiegare la genesi di questa guerra.
In controtendenza rispetto alle previsioni di molti analisti, Il Prof. Alessandro Orsini, Direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale dell’Università LUISS, da anni teorizza un’invasione militare in Ucraina da parte della Russia. Come rilevato sul quotidiano Il Messaggero “tra la penetrazione di un esercito nemico ai confini di una grande potenza e lo scatenamento di un conflitto da parte di quest’ultima esiste un rapporto direttamente proporzionale. Più aumenta la prima, più aumenta la probabilità della seconda (…) Questo stabiliscono le leggi inesorabili della storia delle grandi potenze“.
Come insegnano i colpi di stato avvenuti nei paesi latinoamericani, a cominciare dal tentato rovesciamento del regime di Castro a Cuba da parte degli Stati Uniti, una superpotenza non può tollerare la presenza di missili nemici in Stati tradizionalmente considerati “il cortile di casa”. Il paternalismo e le ingerenze neoimperiali della Russia verso gli ex satelliti dell’URSS come l’Ucraina, la Georgia e di recente il Kazakhstan, d’altro canto, sono inaccettabili per qualsiasi democrazia liberale. È possibile, dunque, trovare un compromesso fra la legittima aspirazione all’autodeterminazione e all’indipendenza del popolo ucraino e la garanzia per la Russia di vedere tutelata la sicurezza ai propri confini?
Esattamente sessant’anni dopo la firma del patto segreto fra Kennedy e Kruscev con cui il leader americano e russo convennero di smantellare i missili dislocati ai confini dei rispettivi Paesi, le condizioni per un simile accordo non sembrano sussistere. L’ America di Biden non ha alcun interesse a sottoscriverlo in quanto non si sente direttamente minacciata dal conflitto in corso, mentre l’Europa appare divisa e priva di uno statista in grado negoziare con una voce sola.
“L’invio di armamenti all’Ucraina è un tradimento dei presupposti su cui è nata l’UE – ha rimarcato il Prof. Orsini – Accadrà ciò che è successo in Siria: sul campo la Russia avrà la meglio per evidenti ragioni geografiche mentre l’Occidente contribuirà a far aumentare il numero dei morti. L’unica soluzione sensata è assicurare a Putin che l’Ucraina non entrerà mai nella NATO e in cambio trattare il suo ingresso nell’UE. L’equazione più NATO, più sicurezza è ormai venuta meno. – secondo il Prof. Orsini – L’ Europa deve fare con l’Ucraina ciò che l’Italia ha fatto con la Libia: evitare un bagno di sangue grazie all’embargo delle armi“.
Non a caso, durante l’Angelus in piazza San Pietro, Papa Francesco ha citato proprio l’art. 11 della Costituzione italiana, che vieta al nostro Paese di ricorrere alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. In tale prospettiva la neutralità attiva e il disarmo sembrano rappresentare la sola strada percorribile nello scenario dei negoziati, da “utopie per romantici” a strumenti della real politik in grado di riattivare il processo di pace.
(A cura di Raffaele Natalucci)