Pensieri ad alta voce di un trend negativo di una squadra che rischia di trovarsi fuori da tutto a poco più di un mese dalla fine della stagione calcistica
- articolo di Massimo Catalucci
La Capitale , in termini calcistici, è molto particolare per gli umori che si vivono nel derby da ambo le parti: biancocelesti e giallorosse.
E le polemiche e i malumori, derivati dalla sconfitta nella stracittadina, oggi sono tutti dalla parte della Lazio che ha perso la gara che i tifosi, reputano più importante del campionato…se non della stagione intera, coppe incluse.
Tudor, lo sappiamo è subentrato in corsa quest’anno a Mister Sarri in un momento molto delicato. L’ex tecnico biancoceleste, evidentemente, “sollecitato” dagli atteggiamenti dei suoi giocatori ha tirato i remi in barca perché, probabilmente, molti di loro remavano nel senso contrario alla direzione da lui indicata, oppure, non remavano affatto.
E in questo momento delicato si doveva prendere, comunque, una decisione che non poteva essere quella di fermare Mister Sarri facendolo rimanere nella Capitale per cacciare qualche giocatore (questo di solito si fa a fine stagione) per cui l’unica soluzione, vista anche la resa di un Sarri che non sentiva più la fiducia della sua squadra, non poteva che essere quella di scegliere un allenatore che potesse continuare anche per la prossima stagione.
L’altra soluzione avrebbe potuto essere quella di rimanere con Martusciello fino a giugno e cercare con calma il nuovo tecnico ma forse, si è pensato subito a un nome più stimato sulla carta, per tentare di dare uno scossone all’ambiente e soprattutto alla squadra, in vista di una semifinale di coppa Italia che c’era da giocare e che rappresentava per i biancocelesti l’unica porta d’accesso alle coppe europee per il prossimo anno.
Usiamo il verbo “rappresentare” coniugato al passato perché oggi sembra essere svanita anche questa possibilità, visto che il primo match di coppa Italia si è concluso 2 a 0 per gli juventini che, tra l’altro, hanno una difesa molto solida, per cui è difficile pensare che la Lazio possa spuntarla nelle gara di ritorno.. ma il pallone, come si dice, è rotondo, quindi tutto può accadere.
Anche se, la realtà ci riporta con i piedi in terra, perché se la Juve ha una difesa massiccia, da quest’altra parte la Lazio tira pochissimo in porta. E quindi i conti sono facili da fare…ma come abbiamo detto la speranza deve sempre essere l’ultima a morire.
E’ quel maledetto trend negativo, sotto ogni profilo, che la Lazio quest’anno ha imboccato da inizio stagione a non far sognare più di troppo i tifosi per cui non riescono neanche più a sperare in una botta di fortuna in una gara singola.
Ed ora ci si aspetta che una rivoluzione sia in qualche modo già iniziata e qualcuno partirà a fronte di altri che arriveranno. E qui c’è l’altro problema, spesso rivendicato dai tifosi e dai commentatori sportivi e giornalisti, che è legato alle scelte societarie in termini di mercato.
Sappiamo che Mister Sarri avrebbe voluto giocatori diversi e quelli che gli sono stati messi a disposizione li ha dovuti adattare a forza al suo modo di giocare con il risultato che oggi non si possono dare le colpe all’ex tecnico biancoceleste per una stagione “indecente”, perché quanto meno ha il forte alibi di non aver scelto lui molti dei giocatori che ha allenato quest’anno.
Così come sappiamo che la S.S. Lazio è di Lotito che è il maggioritario tra i soci (sono sue circa il 66,6% delle quote) e sarà sempre lui a decidere la linea da intraprendere in ambito societario, a maggior ragione per gli investimenti da fare.
Questo dato di fatto, è un elemento fondamentale perché negli anni se ne è parlato più volte di sollecitare Lotito a vendere anche facendo pochissimi abbonamenti, con la speranza che vendesse.
Questo ha dimostrato solo che oggi le società non si tengono in piedi per il numero di biglietti venduti, singolarmente o sotto forma di pacchetti stagionali e/o periodici ma si tengono per altre dinamiche economico finanziarie che fano riferimento a sponsor (non solo quelli impressi su una maglia o altro abbigliamento sportivo) e diritti televisivi e forse altre dinamiche economico finanziarie trasversali lecite di cui noi “comuni mortali”, non siamo a conoscenza.
Inoltre, la S.S. Lazio, gode da un punto di vista dei bilanci economico finanziari di ottima salute e quindi è impensabile di fare la “guerra” a chi é in attivo in tal senso.
Bisogna prendere coscienza di questa realtà che non significa non criticare le scelte della società in fatto di investimenti nell’acquisto dei giocatori e degli allenatori ma comprendere che la S.S. Lazio, essendo guidata da chi di bilanci se ne intende, sarà sempre inattaccabile.
C’è anche chi aveva supposto che sarebbe stato meglio fallire negli anni 2000 e ricominciare daccapo ma sappiamo cosa successe all’epoca per un fallimento che si preannunciava quasi scontato e che venne sventato, fortunatamente, proprio da Lotito.
Questo non esula, certamente, l’attuale patron della S.S. Lazio dalle responsabilità che lui stesso ha per campionati anonimi anche quando avrebbe avuto la possibilità di tentare di fare quel salto di qualità, investendo gli introiti arrivati da trofei nazionali vinti e partecipazioni a coppe europee; oppure quando avrebbe potuto portare in società uomini simbolo della storia laziale, invece di metterli ai margini della stessa.
Detto tutto ciò, tornando con i piedi in terra, le uniche soluzioni per cui potremmo vedere Lotito passare la mano, potrebbero essere quelle legate ad un vertiginosa discesa delle azioni societarie per cui sarebbe meglio disfarsi del “giocattolo” prima che possa fallire, cosa impensabile questa viste le sue abilità contabili e di investitore, che non fa mai il passo più lungo della gamba e cosa che la maggior parte dei tifosi, forse non vorrebbe mai che si verificasse (parliamo del fallimento); oppure quella per cui arrivano l’arabo o l’americano, decidete voi, con tanti soldi che si sono innamorati della Capitale e della storia laziale e decidono di far sorridere alla grande l’attuale patron biancoceleste.
Ma forse, neanche questa soluzione sarebbe realmente fattibile, per diversi motivi: il primo che è difficile che qualcuno venga ad investire nella Capitale (caso mai i grandi investitori, investono nel nord Italia); secondo perché Lotito ha più volte detto che vuole lasciare la S.S. Lazio al figlio.
Insomma, altre soluzioni non se ne vedono, se si pensa ad un cambio alla testa della S.S. Lazio.
Quindi, questa situazione perdurerà ancora e criticare è legittimo, perché in democrazia manifestare il proprio pensiero anche se questo dissente da una determinata linea intrapresa, come in questo caso, dalla testa della società sportiva Lazio, è ancora concesso ma pensare di inasprire le critiche fino a farle diventare minacce come già accaduto in passato verso Lotito, giocatori e allenatori, diventa deleterio per tutto l’ambiente e per la storia stessa della Lazio.
Gli allenatori passano, i giocatori passano e i presidenti passano, per un motivo o per un altro…Ciò che resta è la bandiera, è il mito, è l’amore per qualcosa che va ben oltre l’aspetto materiale.
Una cosa è certa, la S.S. Lazio oggi rischia seriamente di trovarsi fuori da tutto a poco più di un mese dalla fine della stagione calcistica ma non lo meritano i suoi tifosi, che quest’anno hanno fatto sentire sempre la loro presenza in casa e in trasferta e questo, al di là della società e dell’allenatore, dovrebbero comprenderlo ancor di più i giocatori che vanno in campo ad ogni gara e dimostrare, almeno nell’impegno che sono pronti a lottare con le unghie e con i denti fino a giugno.
Poi, nessuno pretende, anche se sarebbe bellissimo, avere i leoni del primo scudetto laziale del ’73/’74 o quelli del “-9” della stagione ’86/’87…quelli erano i tempi dei miti…tutta un’altra storia in termini di carattere, dedizione alla fatica e voglia di dare il 100% in campo.
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