L’assegno di inclusione continua a destare perplessità ai grandi vertici. Solo qualche giorno fa, la stessa Commissione europea ha “bacchettato” l’Italia, sostenendo che l’ADI è un’arma a doppio taglio che potrebbe presto condurre i cittadini, paradossalmente, alla povertà.
Lo ha fatto evidenziando in special modo come il restringimento dei parametri del vecchio Reddito di cittadinanza, che di fatto hanno portato all’istituzione dei due nuovi sussidi (ADI ed SFL) sono talmente restrittivi da tagliar fuori tante, forse troppe persone.
Seppure il Governo italiano abbia replicato a tali osservazioni, sostenendo che in realtà quella della CE è solo un’analisi parziale, dati alla mano i fatti sembrano dare manforte alle osservazioni dell’Europa.
Per i vertici, come riporta bonusepagamenti.it, ADI ed SFL hanno la funzione essenziale di accompagnamento al lavoro. Ma si tratta pur sempre di “una risposta in netto contrasto con quanto osservato invece dalla Commissione, che si dice scettica in quanto a dati occupazionali”.
Dove sta la verità? Facciamo il punto della situazione.
Assegno di inclusione e Supporto per la formazione: requisiti
Il Governo Meloni aveva mostrato già dai primi mesi del 2023 la chiara intenzione di voler mettere fine all’era dei “furbetti” del reddito, ritenuti “colpevoli” di arrecare un ingente danno alle casse statali.
Percepire il sussidio pressoché immeritatamente, comportava una spesa troppo esosa, e un freno era necessario.
Per questo motivo, a maggio dello scorso anno, si è giunti a un nuovo modo di concepire il vecchio Reddito di cittadinanza, letteralmente “scisso” in due, depotenziato, e calibrato sulla base di due platee distinte e separate:
- persone tra i 18 ed i 59 anni, senza figli a carico e senza disabilità o situazioni di svantaggio (che fruiscono del Supporto per la formazione e il lavoro);
- persone con figli a carico, disabili, donne vittime di violenza, over 60, e persone che versano in condizioni di svantaggio (cui per l’appunto si rivolge ADI).
Proprio i requisiti per l’Assegno di inclusione, il cui tetto ISEE massimo per potervi accedere, ricordiamo, è di 9360 euro, hanno tagliato fuori numerose famiglie (si pensi a quelle senza figli a carico).
I dati INPS sono preoccupanti: respinta 1 domanda su 2.
Le domande ADI respinte
Ma le domande per l’assegno di inclusione respinte continuano oggi ad essere tante: si tratta di circa la metà.
Se da un lato il governo replica che questi dati sono il frutto di più rigidi controlli, che ora verrebbero applicati direttamente al momento della domanda, (e quindi ben prima dell’erogazione del sussidio), dall’altro lato è pur sempre vero che sono state accolte molte meno domande di quanto il governo stesso aveva preventivato.
Se ci sia o meno una effettiva necessità di revisione del sussidio e dei parametri d’accesso, sarà solo il tempo a poterlo dire.
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