La coltivazione casalinga di cannabis è un hobby molto diffuso. Oggi come oggi, esercitarlo è molto più semplice grazie alla possibilità di acquistare, online e in pochi click, tutto quello che serve per seminare e gestire le piantine.
Nel momento in cui ci si approccia a questo mondo, è essenziale farlo con metodo. Ciò vuol dire partire dalle sementi, cercando, per quanto possibile, di puntare al massimo della qualità. Le opzioni sul mercato sono tante!
Alcuni semi, come quelli femminizzati di Sensoryseeds, e-commerce conosciuto su scala internazionale, sono noti per le loro ottime peculiarità, frutto di una selezione molto attenta delle genetiche.
Chi inizia a muoversi i primi passi nel mondo della coltivazione della cannabis, sente, fin da subito, parlare di semi femminizzati. Cosa sono? Quali sono i loro vantaggi? Scopriamolo assieme nei prossimi paragrafi!
Cosa sono i semi di cannabis femminizzati?
Per scoprire cosa sono i semi di cannabis femminizzati, è il caso di fare un piccolo salto indietro nel tempo negli anni ‘90. In quel periodo, quando si iniziava a coltivare cannabis piantando i semi, ci si doveva aspettare una probabilità pari al 50% di avere a che fare con la produzione di piante di sesso maschile.
Una difficoltà non da poco se si pensa al fatto che solo le piante femmine sono in grado di sviluppare cime caratterizzate dalla presenza di dosi importanti di cannabinoidi.
Quando si ha a che fare con le piante di sesso maschile, è importante ricordare la loro tendenza alla produzione di sacche polliniche. Queste ultime, attaccandosi alle piante di cannabis di sesso femminile, sono in grado di fecondarle, con conseguente compromissione della produzione di fiori.
Negli anni ‘90, quando si coltivava cannabis a partire dal seme era impellente l’individuazione del sesso delle piante e l’isolamento tempestivo di quelle di sesso maschile.
In quel periodo, si è palesato sullo scenario internazionale quella che, a ragione, può essere definita come una vera e propria rivoluzione per i coltivatori: la presentazione in commercio dei semi femminizzati.
Il cambio di passo rispetto al passato è stato drastico. Nel caso dei semi femminizzati, infatti, si parla di una vera e propria programmazione genetica che porta alla produzione di piante di sesso femminile nel 99,9% dei casi.
Quando coltivazione fa rima con risparmio
Il principale vantaggio dei semi di cannabis femminizzati riguarda la possibilità di concretizzare un risparmio interessante nel processo di coltivazione. L’individuazione del sesso e l’eliminazione delle piante di sesso maschile, infatti, è una procedura che costa tempo e soldi al coltivatore.
Se si parla poi di chi coltiva per hobby, è chiaro che gestire questo aspetto può rivelarsi molto complesso, motivo per cui è opportuno acquistare fin da subito semi femminizzati.
Dove coltivare i semi femminizzati di cannabis?
I semi femminizzati di cannabis possono essere coltivati sia indoor, sia outdoor. Nel primo caso, è ovviamente necessario gestire il ciclo di illuminazione.
Esistono diverse opzioni da seguire. Una delle più apprezzate ai coltivatori esperti, in grado di garantire un notevole risparmio economico e ottime performance per il raccolto, è lo schema 12 – 12.
Quando, invece, si coltiva outdoor, è opportuno procedere alla semina durante la stagione primaverile.
Ciò permette di evitare, nel corso della fase di crescita, la problematica del freddo e delle possibili gelate (il raccolto avviene in autunno).
Il nodo dei tempi
Quanto ci vuole per arrivare al raccolto nel momento in cui si piantano semi di cannabis femminizzata? A questa domanda non si può dare una risposta valida in generale. Tutto, infatti, dipende dalla varietà.
Si può avere a che fare con varianti di cannabis indica che permettono di apprezzare un raccolto ottimale in circa 6 settimane e altre che, invece, richiedono 3 mesi e oltre.

