“Il quadro delineato dal Fondo Monetario Internazionale prevede una crescita seppur moderata del Pil italiano dello 0,7% nel 2024 e nel 2025 con un’inflazione pari al +1,7% quest’anno e al +2% il successivo. Nel complesso la solidità del nostro sistema economico è attestata da un avanzo primario consistente. Tra i fattori negativi, rileva la contrazione della popolazione, il rallentamento temporaneo della crescita nel 2026 e nel 2027 una volta completato il Pnrr, e gli elevati tassi di interesse, che pesano sul nostro debito pubblico. Alla luce di tali dati, appaiono ancor più sconcertanti le proposte formulate dai tecnici del Fmi come l’innalzamento dell’età pensionabile e lo stop al taglio del cuneo fiscale. L’UGL si oppone fermamente a tali misure deleterie per i lavoratori. Abbiamo tutti constatato l’esito fallimentare delle cosiddette manovre lacrime e sangue adottate durante la stagione dei governi tecnici in nome di un’austerity che ha arricchito gli istituti finanziari a fronte dei tagli lineari al welfare e alla spesa sociale. La strada maestra per ridurre il debito pubblico passa inevitabilmente per il rilancio della crescita attraverso investimenti nell’economia reale ad alto moltiplicatore del Pil. Colpire i lavoratori e contrarre le politiche espansive farebbe tornare il Paese in recessione con gravissime ripercussioni sul tessuto industriale e sui livelli occupazionali”. Lo ha dichiarato Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, in merito al report stilato sull’Italia dal Fondo Monetario Internazionale.
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