TIM in Italia con capitale americano per un maggiore sviluppo economico del Paese, ma l’Italia è parte del progetto con un ruolo nella governance che garantisce la sicurezza
In questi giorni si sta parlando molto del passaggio delle reti di telecomunicazioni TIM al fondo USA Kkr e sui quotidiani le riflessioni sono molte: alcune evidenziano gli aspetti negativi dell’operazione in atto, con l’opposizione che attacca il Governo e soprattutto la Premier Giorgia Meloni, accusata di incoerenza, per cui il M5S denuncia una presunta svendita delle infrastrutture della TIM alla Nazione a stelle e strisce; in altri casi troviamo una narrazione dei fatti che tiene conto non solo del titolo di testa della notizia, ovvero, il passaggio di TIM per grandi numeri agli USA, ma anche dell’azione strategica basata, principalmente, sulla sicurezza dei dati che favorirebbe la continuità tra il nostro Stato e quello americano, nonché lo sviluppo economico dell’Italia grazie all’apporto di capitali esteri sul nostro territorio.
In effetti, leggendo con più attenzione le notizie riportate da più agenzie di stampa, noteremo che l’Italia con questo accordo, che trova ad oggi la sua quadra dopo diverse riflessioni e discussioni nelle camere di Governo, ha fissato, per la definizione della trattativa, alcuni punti importanti, su tutti quello dell’Italia nella governance del nuovo gruppo dove il nostro Paese avrà l’indirizzo securitario, una garanzia riguardo la sicurezza che consolida anche i rapporti con gli USA.
Questo mette a tacere gli attacchi al Governo Meloni, riguardo la presunta paura di trasferire, esclusivamente, la gestione dei dati Nazionali ad un altro Stato e portarli sotto il controllo esclusivo degli USA.
Invece, c’è da fare delle considerazioni sui possibili effetti positivi della manovra: con questo accordo tra Italia e USA si rafforzerebbero i rapporti tra i due Stati andando ad indebolire la presenza strategica nelle reti italiane, delle compagnie cinesi; aumenterebbero gli investimenti stranieri in Italia per agevolare il processo di sviluppo del mercato economico italiano, dell’industrializzazione del Paese attraverso l’ammodernamento e l’ampliamento delle reti di telefonia e delle connessioni Internet ultraveloci, processo di sviluppo che Telecom da sola non riusciva più a garantire; presenza nella governance dello Stato Italiano.
In particolare, come proposto dall’esecutivo a febbraio scorso, nell’ottica delle discipline che regolamentano il golden power (poteri speciali), il governo italiano ha prescritto un’evoluzione dell’organizzazione di sicurezza: “dalla nomina del preposto di cittadinanza italiana, dalla competenza esclusiva su tutte le questioni incidenti sugli asset strategici, dal mantenimento in Italia delle attività di ricerca e manutenzione, dal monitoraggio. Si delinea quindi un quadro certo di supervisione strategica affidata allo Stato”.
Questi accordi appena evidenziati, rispetto al panorama negativo rappresentato dalle opposizioni in merito alle scelte del Governo Meloni sulla vendita di parte delle reti TIM, preannunciano per il Paese un altro passo in avanti, in questo caso, verso la modernizzazione delle infrastrutture nel campo delle telecomunicazioni, con conseguente sviluppo economico dello stesso garantendo, altresì, all’Italia un controllo in termini di sicurezza.
Quindi, laddove si dovessero concretizzare le scelte fatte dal nostro Governo, potremmo parlare di una vendita strategica che crea valore al Paese e non una svendita che lo svilisce e lo impoverisce.