In questa prima parte di stagione la Roma ha offerto prestazioni decisamente al di sotto di qualsiasi possibile aspettativa. La formazione capitolina è stata senz’altro la più deludente in queste prime undici giornate di campionato e, dopo gli ultimi risultati negativi, la sensazione è che ci sia da guardarsi le spalle in classifica ancor prima che in avanti. Tuttavia, ad inizio stagione le premesse per i giallorossi erano tutt’altre, basti pensare che il quadro delle scommesse sulla Serie A mostrava come i capitolini fossero inseriti tra le pretendenti alle prime posizioni. Una delle cause di questo crollo improvviso dei lupi può certo essere considerato il clamoroso esonero di Daniele De Rossi con l’arrivo in panchina di Ivan Juric. Il primo è stato mandato via dopo solo quattro partite per provare a raddrizzare subito un avvio incerto, ma le cose sono andate invece sempre peggio. Ma cosa è cambiato sul piano tattico e delle scelte con il cambio di allenatore. Andiamo a vedere come giocava la Roma con De Rossi e come lo ha fatto fin qui con Juric, la cui posizione è già in bilico dopo appena un mese e mezzo.
La Roma di De Rossi
De Rossi ha preso il comando della Roma a gennaio di quest’anno dopo l’esonero di José Mourinho e subito dato un rinnovamento tattico con il passaggio alla difesa a quattro e l’inserimento di maggiore qualità fra il centrocampo e la trequarti. L’ex centrocampista e bandiera dei giallorossi ha optato per un 4-4-3 (all’occorrenza 4-3-2-1) utilizzando soprattutto Paulo Dybala e Stephan El Shaarawy a supporto di Romelu Lukaku e i risultati sono arrivati subito.
De Rossi dava priorità alla qualità e al palleggio in mezzo al campo, cosa che ha giovato molto a giocatori come Leandro Paredes, che con lui in panchina hanno alzato di molto il livello delle loro prestazioni. I ritmi imposti erano molto alti nel finale di stagione le energie sono venute inevitabilmente a mancare, con un calo netto in campionato.
Il passaggio al 4-2-3-1 non ha portato miglioramenti immediati e l’inizio della nuova stagione non è stato esaltante. Il centrocampo era lento e le transizioni difensive e offensive ne risentivano, rendendo la squadra poco pericolosa in attacco e molto fragile dietro. Tutte le difficoltà della Roma di De Rossi all’inizio di questa stagione sono state messe a nudo dall’Empoli alla seconda giornata. C’era però tempo di mettere a posto le cose, soprattutto dopo gli ultimi acquisti sul mercato.
La Roma di Juric
Questo tempo non è però stato dato a De Rossi, che dopo il pari col Genoa ha lasciato il timone della squadra a Ivan Juric, che in estate si era separato dal Torino ed era alla ricerca di una grande occasione. Il calcio di Juric è sempre stato ben noto. Allievo di Gasperini al Genoa, il croato fa della difesa a tre e della marcatura uomo su uomo a tutto campo i suoi punti forti. Immediato il passaggio al 3-4-2-1, ma le prime vittorie con Udinese e Venezia sono state un’illusione. La squadra si è rivelata abbastanza inadatta al suo tipo di gioco, soprattutto per le caratteristiche dei singoli. L’allenatore predilige un centrocampo molto dinamico ed esterne di gamba, il che ha messo in difficoltà elementi come Angelino, Paredes, ma anche gli stessi Cristante e Pellegrini, nonostante la titolarità di quest’ultimi non sia stata messa in dubbio.
Juric sta faticando tutt’ora ha rendere la squadra abbastanza aggressiva in fase di pressing e ciò porta una grande fragilità tattica, con molti spazi lasciati agli avversari. Il disastro con la Fiorentina (5-1) e il ko con il Verona (3-2) hanno portato la società a riflettere attentamente sul futuro del tecnico, che sembra non aver trovato la formula giusta.