C’è qualcosa di magico che accade quando si varca la soglia di una scuola alberghiera. Un’energia palpabile, un mix di eccitazione e nervosismo che permea l’aria. È in questi momenti che mi rendo conto di quanto sia privilegiato il mio ruolo di organizzatore di eventi enogastronomici. Non si tratta semplicemente di mettere insieme ingredienti, ricette e tecniche culinarie. No, è molto di più. È un viaggio emozionale, un’avventura che tocca le corde più profonde dell’anima, un’opportunità di plasmare il futuro attraverso il potere del cibo e del vino.
Ricordo come fosse ieri la prima volta che ho organizzato l’ evento come “Scuola Aperta: Un Tuffo nelle Origini”. L’emozione era tangibile, le mani mi tremavano leggermente mentre sistemavo gli ultimi dettagli. Ma non era paura, era pura adrenalina, la consapevolezza di essere sul punto di creare qualcosa di straordinario. Perché in quel momento, non stavo solo preparando un evento, stavo gettando le basi per i sogni di decine di giovani aspiranti chef, sommelier e professionisti dell’ospitalità.
Il cuore dell’evento sono sempre i banchi di assaggio. Li chiamo “finestre sull’anima del territorio”. Immaginate la scena: file di tavoli elegantemente apparecchiati, ciascuno un piccolo universo di sapori e profumi. Formaggi artigianali che raccontano storie di pascoli verdi e mani sapienti, oli extravergini che catturano l’essenza del sole mediterraneo, salumi che parlano di tradizioni secolari e vini che sono poesie liquide del territorio.
Ma la vera magia accade quando vedo gli studenti avvicinarsi a questi banchi. All’inizio sono timidi, quasi intimoriti dalla ricchezza di sapori che li circonda. Li osservo mentre si avvicinano cautamente, annusando con circospezione, assaggiando con riserva. E poi, come per magia, vedo i loro occhi illuminarsi. È in quel preciso istante che so di aver fatto centro.
Ricordo un ragazzo in particolare, Marco. All’inizio dell’evento era in un angolo, quasi nascosto, con lo sguardo basso e le spalle curve. Lo invitai a unirsi al banco dei formaggi, guidandolo gentilmente. Gli spiegai la storia di quel pecorino stagionato, le ore di lavoro del pastore, la cura nella stagionatura. Mentre parlavo, vidi il suo sguardo cambiare. Da timido divenne curioso, da curioso entusiasta. Alla fine dell’evento, Zak era diventato l’ambasciatore non ufficiale di quel formaggio, spiegando con passione a chiunque si avvicinasse al banco la storia e i sapori di quel prodotto.
È in momenti come questi che mi rendo conto del potere trasformativo del cibo. Non si tratta solo di nutrire il corpo, ma di alimentare l’anima, di accendere passioni, di aprire orizzonti. Ogni volta che organizzo un evento, il mio obiettivo non è solo creare un’esperienza gastronomica, ma un’esperienza di vita.
Uso spesso tecniche di programmazione neurolinguistica (PNL) per aiutare gli studenti a superare le loro insicurezze. Li guido in esercizi di visualizzazione, invitandoli a immaginare se stessi come futuri professionisti di successo. “Chiudete gli occhi”, dico loro, “e immaginate di essere in una cucina professionale tra dieci anni. Sentite il calore dei fornelli, l’aroma dei piatti che state preparando, il rispetto dei vostri colleghi. Ora, aprite gli occhi e portate con voi quella sensazione di sicurezza e competenza.”
Vedo i loro volti cambiare, le loro posture raddrizzarsi. È come se avessero indossato un mantello invisibile di fiducia in se stessi. E questo è solo l’inizio.
Lo showcooking è sempre uno dei momenti più attesi. È qui che l’arte culinaria si fonde con lo spettacolo, creando una sinergia unica. Collaborare con chef del calibro di Laura Marciani e Gabriele Amicucci è un’esperienza che mi emoziona ogni volta. Vederli all’opera è come assistere a una danza perfettamente coreografata. Ogni movimento è preciso, ogni gesto ha un significato. E gli studenti lo percepiscono.
Ricordo un momento particolare durante l’ultimo evento. Laura stava preparando un risotto al tartufo, un piatto apparentemente semplice ma che richiede una maestria incredibile. Gli studenti erano in cerchio intorno a lei, gli occhi fissi su ogni suo movimento. Quando arrivò il momento di mantecare il risotto, Laura si fermò e disse: “Ora, ascoltate.” Il silenzio calò nella sala. Si sentiva solo il leggero sfrigolare del riso che si fondeva con il burro e il formaggio. “Questo”, disse Laura, “è il suono della perfezione.”
Vidi gli occhi degli studenti illuminarsi. In quel momento, capirono che la cucina non è solo una questione di ricette e ingredienti, ma di passione, dedizione e attenzione ai dettagli più minuti. È in momenti come questi che si forgiano le vocazioni.
Ma un evento enogastronomico non sarebbe completo senza la parte dedicata ai cocktail. E qui entra in gioco Alessandro Silvi, un bartender di fama internazionale che ho la fortuna di avere come collaboratore. Alessandro non si limita a preparare drink, crea vere e proprie opere d’arte liquide. Lo vedo mentre lavora fianco a fianco con gli studenti, insegnando loro non solo le tecniche, ma l’importanza di mettere il cuore in ogni creazione.
Durante l’ultimo evento, Alessandro ha sfidato gli studenti a creare un cocktail che rappresentasse la loro terra d’origine. Era commovente vedere l’impegno e la creatività che mettevano in ogni drink. C’era chi utilizzava erbe locali, chi si ispirava ai colori del paesaggio, chi cercava di catturare l’essenza di un ricordo d’infanzia in un bicchiere. Alla fine, ogni cocktail era una storia, un pezzo di anima versato in un bicchiere.
Ma il mio ruolo non si limita all’organizzazione dell’evento. Sono anche formatore e relatore, e questa è forse la parte che mi emoziona di più. Perché è qui che ho l’opportunità di toccare direttamente le vite dei giovani, di aprire le loro menti a nuove possibilità.
Nei miei corsi sul vino e sulla sensorialità, cerco sempre di andare oltre la semplice teoria. Voglio che i partecipanti vivano un’esperienza totalizzante. Li guido in un viaggio che inizia con l’olfatto, si arricchisce con il gusto e culmina nell’emozione. Anche un semplice esercizio come assaggiare un pezzo di pane con Nutella può diventare un’esperienza profonda se guidata nel modo giusto.
“Chiudete gli occhi”, dico loro. “Ora, portate il pane al naso. Cosa sentite? Non pensate, sentite. Lasciate che i profumi vi parlino, vi raccontino una storia.” Vedo i loro volti concentrati, le narici che si dilatano leggermente. “Ora, mordetelo. Sentite la croccantezza del pane, il modo in cui si fonde con la cremosità della Nutella. Percepite come i sapori si evolvono sulla lingua.”
È in momenti come questi che vedo le barriere cadere. Gli studenti non stanno più semplicemente mangiando, stanno vivendo il cibo. Stanno imparando a usare tutti i loro sensi, a essere presenti nel momento. E questa consapevolezza, questa capacità di vivere pienamente l’esperienza del cibo, è ciò che li distinguerà come professionisti in futuro.
Ma insegnare non è solo trasmettere conoscenze. È ispirare, motivare, accendere una scintilla. Uso spesso tecniche di PNL per aiutare gli studenti a superare i loro blocchi mentali. Li guido in esercizi di visualizzazione, li aiuto a riformulare le loro convinzioni limitanti. “Non siete solo studenti”, dico loro. “Siete i custodi di una tradizione millenaria, siete gli innovatori che plasmeranno il futuro della gastronomia.”
Vedo i loro occhi brillare quando parlano dei loro sogni. C’è chi vuole aprire un ristorante stellato, chi sogna di diventare un critico gastronomico, chi vuole dedicarsi alla ricerca e all’innovazione culinaria. E in ognuno di questi sogni, vedo il riflesso della mia passione, della mia missione.
Organizzare eventi e tenere corsi non è solo un lavoro per me. È un modo per lasciare un’impronta, per contribuire a creare un futuro migliore attraverso il cibo e il vino. Ogni volta che vedo uno studente superare le proprie paure, ogni volta che assisto a un momento di illuminazione, ogni volta che vedo nascere una nuova passione, sento che sto facendo la differenza.
Ma il mio lavoro non sarebbe possibile senza la rete di professionisti e amici che mi supportano. Dietro ogni evento c’è un team di persone dedicate e appassionate. Chef, produttori, giornalisti, amministratori locali: ognuno gioca un ruolo fondamentale nel successo di ogni iniziativa.
Ricordo con gratitudine il supporto dell’Amministrazione Comunale di Magliano Sabina per l’evento “Scuola Aperta”. Il loro coinvolgimento non è stato solo formale, ma hanno dimostrato un vero interesse nel promuovere l’educazione gastronomica e nel valorizzare il territorio. È questa sinergia tra istituzioni, scuola e professionisti che crea un impatto duraturo.
Gli sponsor, come le aziende agricole e le cantine locali, non sono semplici fornitori di prodotti. Sono veri e propri partner educativi. La loro presenza agli eventi non solo arricchisce l’esperienza degli studenti, ma crea un ponte tangibile tra la formazione e il mondo del lavoro. Vedere un produttore spiegare con passione la storia del suo vino o del suo formaggio a uno studente è un momento magico. È lì che teoria e pratica si fondono, che la tradizione incontra l’innovazione.
Ma forse l’aspetto più emozionante del mio lavoro è vedere la trasformazione dei giovani. Ogni studente è un universo di potenzialità, spesso nascoste sotto strati di insicurezza o timidezza. Il mio compito è quello di aiutarli a scoprire queste potenzialità, di dar loro gli strumenti per esprimerle.
Ricordo una ragazza, Alessandra, che all’inizio del corso era così timida che a malapena riusciva a parlare davanti agli altri. Lavorai con lei, usando tecniche di PNL per aiutarla a superare la sua paura del pubblico. La guidai in esercizi di respirazione, l’aiutai a visualizzare il successo. Alla fine del corso, Alessandra tenne una presentazione sul vino della sua regione che lasciò tutti a bocca aperta. La sua voce era ferma, il suo sguardo sicuro. In quel momento, non stavo solo vedendo una studentessa che aveva superato la sua paura, stavo assistendo alla nascita di una futura professionista.
Ogni evento, ogni corso è un’opportunità per creare questi momenti di trasformazione. Non si tratta solo di insegnare tecniche o nozioni, ma di ispirare, di accendere passioni, di mostrare possibilità. Quando vedo un giovane alzare un calice con sicurezza, descrivendo con precisione le note olfattive di un vino, o quando osservo uno studente presentare un piatto con orgoglio, spiegando la filosofia dietro la sua creazione, so di aver fatto la differenza.
Ma il mio lavoro non si ferma alla fine dell’evento o del corso. Cerco sempre di mantenere i contatti con gli studenti, di seguire i loro progressi, di essere un punto di riferimento nel loro percorso professionale. Ricevo spesso messaggi da ex studenti che mi raccontano dei loro successi, delle sfide che hanno superato, dei sogni che stanno realizzando. E ogni volta, sento una fiamma di orgoglio e gratitudine accendersi nel mio cuore.
Organizzare eventi enogastronomici nelle scuole alberghiere è molto più che mettere insieme aziende, chef e studenti. È creare un ecosistema di apprendimento, ispirazione e crescita. È costruire ponti tra il passato e il futuro, tra la tradizione e l’innovazione. È dare ai giovani gli strumenti non solo per diventare professionisti competenti, ma per diventare ambasciatori di una cultura gastronomica ricca e variegata.
Ogni volta che entro in una scuola alberghiera, sento il peso di questa responsabilità. Ma è un peso che porto con gioia, perché so che attraverso il mio lavoro sto contribuendo a plasmare il futuro del mondo enogastronomico. Sto aiutando a formare non solo chef, sommelier e manager, ma veri e propri artisti del gusto, custodi di tradizioni e pionieri di innovazioni.
E mentre guardo gli studenti muoversi con crescente sicurezza tra i banchi di assaggio, mentre li osservo discutere con passione di abbinamenti cibo-vino, mentre li vedo collaborare e supportarsi a vicenda, so che sto assistendo a qualcosa di straordinario. Sto vedendo il futuro prendere forma, un futuro in cui il cibo e il vino non sono solo piaceri, ma strumenti di connessione, di comprensione, di crescita personale e sociale.
In conclusione, il mio viaggio come organizzatore di eventi enogastronomici nelle scuole alberghiere è un percorso fatto di sfide e soddisfazioni, di sogni condivisi e traguardi raggiunti insieme. È un cammino emozionale che mi arricchisce ogni giorno, che mi spinge a dare il meglio di me stesso per ispirare e guidare la prossima generazione di professionisti del settore.
Ogni evento è un nuovo capitolo di questa avventura, ogni corso è un’opportunità per toccare vite e accendere passioni. E mentre continuo questo viaggio, so che sto contribuendo a scrivere una storia più grande, una storia di gusto, di cultura, di connessioni umane. Una storia che si snoda attraverso i sapori e i profumi della nostra terra, che unisce passato e futuro in un presente ricco di possibilità.
E così, ogni volta che vedo un giovane alzare un calice con orgoglio o presentare un piatto con passione, so che quel segno che sto cercando di lasciare sta crescendo, si sta diffondendo, sta prendendo vita. Ed è questa consapevolezza che mi spinge a continuare, a innovare, a ispirare. Perché so che attraverso il cibo e il vino, attraverso l’arte dell’ospitalità, stiamo creando non solo professionisti, ma ambasciatori di una cultura, custodi di tradizioni, creatori di esperienze che arricchiscono la vita.
Carol Agostini