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    Home » Restauro per il Cavallo colossale di Antonio Canova
    Italia

    Restauro per il Cavallo colossale di Antonio Canova

    Fabrizio GerollaBy Fabrizio Gerolla13 Febbraio 2025Nessun commento3 Views
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    (Adnkronos) – Dopo più di cinquant'anni il capolavoro 'perduto' dei Musei Civici di Bassano del Grappa tornerà a risplendere: il modello in gesso del Cavallo colossale di Antonio Canova, una delle ultime imprese del genio di Possagno e certamente tra le più grandiose, oltre che unica al mondo per imponenza ed eccezionalità, riprenderà posto tra le sale del Museo Civico grazie ad un importante progetto di restauro. L'operazione è promossa e organizzata dal Comune e i Musei Civici di Bassano del Grappa, in collaborazione con il Segretariato regionale del Ministero della Cultura per il Veneto e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, con il main partner Intesa Sanpaolo nell'ambito del progetto 'Restituzioni', e il main sponsor Venice in Peril Fund.  "Siamo felici di dare ufficialmente avvio alla fase di realizzazione di questo importante progetto di recupero di uno dei tesori artistici più rilevanti della nostra città, una città la cui storia è profondamente legata al genio di Canova in quanto custode, assieme a Possagno, del più importante patrimonio canoviano al mondo – ha affermato il sindaco di Bassano del Grappa, Nicola Ignazio Finco – Un progetto ambizioso reso possibile grazie all’attenzione del Ministero della Cultura, che ringrazio, e alla stretta collaborazione tra pubblico e privato, sempre più strategica per poter sostenere e valorizzare il mondo della cultura. Grazie dunque a Intesa Sanpaolo e a Venice in Peril Fund, che hanno creduto in questa operazione contribuendo alla ricomposizione di un’opera di indubbio valore, da troppo tempo trascurata, che potrà tornare ad essere ammirata ed apprezzata dai visitatori del nostro museo e dai tanti appassionati del genio di Antonio Canova nel mondo". Il Cavallo colossale fu realizzato da Canova tra il 1819 e il 1821 come modello per una scultura equestre in bronzo commissionata dal re di Napoli Ferdinando I (IV) di Borbone, e venne completato per la sola parte dell’animale alla sopraggiunta morte dello scultore, nell’ottobre del 1822.  L'imponente opera si caratterizza per la dimensione colossale e la coloritura superficiale a finto bronzo, stesa per volere dello stesso Canova. Dopo la morte dello scultore, il Cavallo colossale in gesso, rimasto nello studio romano di via delle Colonnette assieme al modello per il monumento equestre a Carlo III di Borbone, fu donato da Giambattista Sartori Canova al museo di Bassano del Grappa, insieme a molte altre opere del fratello. Il Cavallo prese presto posto nel salone canoviano, in dialogo con il Cavallo con il condottiero, modello per il monumento a Carlo III, collocato nel salone nord (l’attuale salone dedicato a Jacopo Bassano). Quest’ultimo andò quasi completamente perduto in seguito al bombardamento che colpì il museo il 24 aprile 1945.  Il Cavallo colossale, invece, rimase illeso e restò nel salone sud fino alla fine degli anni Sessanta quando, in vista di alcuni lavori strutturali alla sala, l’allora direttore Bruno Passamani decise di trasferire l’opera nei depositi, facendola sezionare in varie parti, con l'idea di ricollocarla in seguito in una posizione più adeguata. Questo proposito è rimasto disatteso e i numerosi frammenti vennero spostati più volte nel corso degli anni in diversi depositi, danneggiandosi ulteriormente. Solo la testa è stata preservata e mantenuta nel percorso espositivo del museo, a memoria dell’eccezionale valore storico-artistico dell'opera. Il progetto di restauro del Cavallo colossale di Antonio Canova vuole finalmente restituire alla pubblica fruizione quello che a lungo è stato un simbolo delle collezioni bassanesi e del loro ricco patrimonio canoviano, un’opera straordinaria che presto potrà tornare a risplendere nella sua grandiosa interezza. "Con questo intervento Bassano del Grappa conferma l’impegno e la determinazione dell’Amministrazione comunale a preservare e valorizzare l’inestimabile patrimonio artistico che, quasi due secoli fa, Giovan Battista Sartori Canova ha deciso di consegnare alla nostra città – ha affermato Giada Pontarollo, assessore alla Cultura – Un patrimonio che, assieme a quello Dalpontiano, fa di Bassano del Grappa un centro culturale di rilevanza nazionale e internazionale". Il Progetto di fattibilità tecnica ed economica, redatto dallo Studio Pro.Rest e approvato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Verona, Rovigo e Vicenza, ha delineato un intervento del valore complessivo di 340.500, euro, di cui 197.444,52 per progettazione esecutiva e lavori e 143.055,48 per somme a disposizione dell'Amministrazione Comunale. "La Soprintendenza di Verona è stata coinvolta in questo importante progetto fin dall’inizio, per studiarne le criticità e opportunità di intervento, in un dialogo sempre costante con l'istituzione museale bassanese – ha detto il soprintendente Andrea Rosignoli – Per questo meritevole intervento di recupero di un’opera canoviana unica al mondo, saremo impegnati non solo nell’esercizio dell’alta sorveglianza ai lavori ma, grazie alla collaborazione del Segretariato regionale per il Veneto, il Ministero della Cultura garantirà il proprio sostegno all’impresa con un contributo in conto capitale". Il progetto di restauro del colosso di gesso è supportato dal main partner Intesa Sanpaolo nell'ambito del progetto "Restituzioni", un programma biennale di restauri di opere d’arte appartenenti al patrimonio artistico del Paese, curato e promosso dal 1989 da Intesa Sanpaolo in collaborazione con gli enti ministeriali competenti in materia di tutela di beni culturali. Giunto alla ventesima edizione, il programma si avvale della curatela scientifica di Carlo Bertelli (dal 2000 e oggi curatore emerito), Giorgio Bonsanti (dal 2013) e Carla Di Francesco (dal 2019). In 36 anni di attività, sono oltre 2200 le opere riportate 'in pristinam dignitatem': una sorta di ideale museo, con testimonianze che spaziano dalle epoche più antiche fino alle soglie dell’età contemporanea, dall’archeologia all’oreficeria, alle arti plastiche e pittoriche. "Proteggere il patrimonio artistico italiano è per Intesa Sanpaolo un impegno irrinunciabile che ha portato alla nascita, trentasei anni fa, del più importante programma di restauri a livello mondiale, realizzato in stretto dialogo con il Ministero della Cultura – ha dichiarato Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo – 'Restituzioni' non poteva mancare oggi all’appuntamento con lo spettacolare Cavallo colossale di Antonio Canova, per dare nuova vita, grazie al lavoro dei restauratori, all’imponente scultura del grande artista, che sarà accolta anche nelle nostre Gallerie d'Italia di Milano per la prossima mostra autunnale. Crediamo doveroso contribuire, al fianco della Soprintendenza competente e dei Musei Civici di Bassano, insieme a Venice in Peril Fund, alla restituzione di un prezioso capolavoro d’arte del patrimonio veneto e dell’identità del Paese". Tramite una gara a procedura aperta, la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori sono stati ora affidati alla ditta Passarella Restauri Srl di Padova, in associazione temporanea d’impresa con lo studio R.S. Ingegneria di Padova. Fondata a Padova nel 1978 da Giordano Passarella, la ditta Passarella Restauri Srl opera da circa cinquant’anni nel settore della conservazione e restauro d’opere d’arte e vanta una particolare esperienza sul patrimonio canoviano. Tra le campagne di recupero più significative si ricordano quella sul George Washington del Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno in occasione della mostra Canova’s George Wasghington alla Frick Collection di New York; il restauro dei gessi canoviani conservati nel salone di Palazzo Papafava a Padova; i bozzetti canoviani in terracotta esposti alla mostra Sketching in Clay alla National Gallerie of Art di Washington e all'Art Institute di Chicago, e infine, nel 2021, la ricomposizione del gesso di Ebe di Antonio Canova conservato proprio al Museo Civico di Bassano del Grappa. Oltre agli inestimabili manufatti del patrimonio canoviano, l’azienda si è occupata del recupero di altre qualità di materiali come il restauro degli arazzi dai cartoni di Raffaello conservati al Museo di Palazzo Ducale di Mantova. Lo studio R.S. Ingegneria di Padova, condotto da Stefano Secchi, Anita Roman e Alberto Fregonese, ha firmato importanti interventi di restauro strutturale conservativo nel campo dei beni architettonici e artistici di rilevante interesse artistico quali il Ponte di Rialto, la Scuola Grande della Misericordia e l'ex Cinema Italia di Venezia, per citarne alcuni.  L'operazione ha preso avvio con la fase di studio preliminare dello stato conservativo dell'opera e dei suoi frammenti, suddivisa in una accurata ricognizione degli elementi storici e in un'analisi della struttura di sostegno originaria. Lo studio permetterà di approfondire la vicenda storica del manufatto e, soprattutto, di formulare la migliore metodologia di ricomposizione e di restauro dell’opera. Inizialmente saranno realizzati tutti gli interventi necessari ai fini del consolidamento dei frammenti in gesso. I vari elementi, divisi in macrogruppi, verranno poi scansionati in 3D e riassemblati virtualmente: sulla base dei dati rilevati dalle scansioni, si potrà progettare, in collaborazione con lo studio R.S. Ingegneria, una nuova struttura di sostegno necessaria a sorreggere l’opera, a sostituzione di quella compromessa radicalmente dallo smontaggio degli anni Sessanta. La nuova struttura di sostegno si avvarrà di tecniche e tecnologie all’avanguardia, nel pieno rispetto dei materiali originali e, insieme a quattro aste metalliche di supporto, posizionate analogamente a quelle originarie, collaborerà alla statica del grande gesso. La progettazione delle strutture è stata pensata in previsione di future manutenzioni, e soprattutto ad eventuali prestiti e movimentazioni dell’opera.  A complemento del restauro si eseguirà la pulitura delle superfici dipinte e in gesso, il consolidamento delle stesse, il risarcimento delle lacune e il ritocco pittorico, sempre nel rispetto dei materiali costitutivi, utilizzando prodotti compatibili con il manufatto originale. Infine, il progetto include la costruzione di un basamento tecnologicamente avanzato che permetterà non solo di sostenere il grande gesso ma anche di isolarlo e proteggerlo dalle sollecitazioni dell’ambiente circostante, anche in caso di elevate sollecitazioni sismiche. "La complessità progettuale ed esecutiva dell’intervento è ricca di stimoli e per noi di particolare interesse – ha spiegato il restauratore Giordano Passarella di Passarella Restauri Srl – La fragilità dell'opera, unitamente al suo valore artistico, storico e documentale, è per noi motivo di impegno e una sfida professionale unica nel suo genere". Il main sponsor del progetto, Venice in Peril Fund è un ente benefico britannico che dal 1966 raccoglie fondi per la valorizzazione e il restauro di antichità, monumenti, edifici, archivi e opere d’arte nella città di Venezia e nei suoi dintorni. Fondata da Sir Ashley Clarke, allora Ambasciatore britannico in Italia, l'organizzazione ha unito storici dell’arte, curatori museali e restauratori di Gran Bretagna e Italia, con l’obiettivo di rispondere alle gravi difficoltà causate dalle inondazioni di quell’anno. Da allora, Venice in Peril Fund ha finanziato numerosi progetti di restauro, messa in sicurezza e manutenzione, promuovendo anche iniziative di ricerca e formazione, per proteggere il patrimonio culturale di Venezia e della regione, garantendo il suo futuro per le generazioni a venire. L'organizzazione continua ad affrontare le sfide contemporanee, lavorando in modo collaborativo con enti locali e internazionali per la salvaguardia del patrimonio culturale Veneziano.  "Questo progetto rappresenta un passo importante per Venice in Peril Fund, che si appresta a realizzare il suo primo intervento nella terraferma – ha dichiarato Anthony Roberts, vice presidente di Venice in Peril Fund – Canova ha un significato particolare per il nostro ente, che ha avuto l’onore di restaurare il monumento a lui dedicato nella Basilica dei Frari a Venezia. Questa iniziativa offre anche l’opportunità di attrarre fondi internazionali, contribuendo alla tutela di un patrimonio che è parte della nostra storia condivisa". Venice in Peril Fund contribuisce inoltre alla documentazione dei lavori, supportando il Comune e i Musei Civici di Bassano del Grappa nella realizzazione di un video reportage che raccoglierà le testimonianze dei soggetti coinvolti nell’intervento e che seguirà le diverse fasi del restauro. I contenuti prodotti saranno veicolati nei canali di comunicazione digitale del Comune e dei Musei Civici di Bassano del Grappa, oltre che dei partner del progetto, per raccontare e aggiornare il pubblico sul ripristino di questo unico e impareggiabile capolavoro 'perduto'. Inoltre sarà possibile partecipare a delle dirette streaming su www.museibassano.it, dove tutti gli interessati potranno assistere a due fasi salienti e particolarmente significative dei lavori. "Il progetto di restauro e ricomposizione del cavallo colossale di Canova non solo permetterà di recuperare alla fruizione una delle opere d’arte più preziose delle collezioni bassanesi ma, per complessità delle operazioni e il carattere innovativo delle metodologie applicate ad una struttura in gesso di queste dimensioni, rappresenta uno degli interventi di recupero del patrimonio artistico italiano più spettacolari e rilevanti degli ultimi anni", ha concluso Barbara Guidi, direttrice dei Musei Civici di Bassano del Grappa. (di Paolo Martini) —[email protected] (Web Info)

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