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    Home » Caso Garlasco, il nodo delle celle telefoniche: cosa raccontano e chi accusano – Il documento
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    Caso Garlasco, il nodo delle celle telefoniche: cosa raccontano e chi accusano – Il documento

    Fabrizio GerollaBy Fabrizio Gerolla21 Marzo 2025Nessun commento5 Views
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    (Adnkronos) – Le celle telefoniche, insieme alla ricostruzione fornita da Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, escludono una sua responsabilità nell'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco: per il delitto è stato condannato in via definitiva a 16 anni l'allora fidanzato Alberto Stasi. Lo sostiene una consulenza difensiva della famiglia della vittima – come risposta agli atti prodotti nel 2016 dai legali di Stasi alla Corte di Appello di Brescia – in cui l'esperto informatico Paolo Reale si concentra sulle telefonate che Sempio fa e riceve tra il 12 e il 13 agosto 2007, ossia nelle ore precedenti e immediatamente successive al delitto (Chiara muore tra le 9.12 e le 9.35 è scritto in sentenza).   L'indagato, già archiviato otto anni fa (sugli stessi elementi) dalla Procura di Pavia, ha contatti telefonici con due amici – chiamate e sms si concentrano tra le 9.58 e le 12.18 – e in tutti i casi le celle agganciate dimostrano "la presenza di entrambi gli interlocutori in Garlasco". A chi immagina che il mancato riscontro sul tabulato di alcuni eventi "sarebbe significativo di una presenza al di fuori di Garlasco" dimentica che si tratta di un "errore": gli sms in ingresso (della compagnia telefonica dei due amici, ndr) "non vengono registrati con l'indicazione di cella, per cui non figurano proprio. Figurano invece in caso di sms uscente, e si nota che questo avviene sempre tramite celle di Garlasco" si legge nella consulenza (guarda il documento).  L'analisi del traffico telefonico tra Sempio e casa Poggi mostra che "da gennaio ad agosto 2007 i contatti con l'utenza fissa di casa Poggi sono molto pochi, e di fatto sono concentrati nel periodo delle vacanze estive, a partire da luglio". Alle 17.42 del 7 agosto, sei giorni prima dell'omicidio, dal cellulare di Sempio parte una chiamata di due secondi (un probabile errore) verso casa Poggi, otto minuti dopo chiama da casa e vista la durata (otto secondi) è "plausibile che abbia risposto l’impianto di allarme". L'unica conversazione tra Sempio e Chiara Poggi avviene l'8 agosto alle 16.54 (21 secondi) e come lui stesso racconta ai carabinieri sta cercando l'amico. Poi il silenzio.   La mattina del 13 agosto 2007 Sempio si sveglia, attende che la madre rientri in auto e quindi, con l'unica auto di famiglia, raggiunge il parcheggio di piazza Sant'Ambrogio a Vigevano (lo scontrino segna le ore 10.18). Gli spostamenti da Garlasco a Vigevano e viceversa "risultano perfettamente compatibili con i dati telefonici disponibili" secondo la consulenza della famiglia Poggi. La distanza tra casa Sempio e il parcheggio è di 16 chilometri, distanza percorribile – visto anche lo scarso traffico agostano – in circa 16 minuti. "La chiamata delle 9.58 (da Andrea a un amico) è avvenuta con aggancio della cella di Garlasco, e quindi – se si considerasse l’ipotesi che la partenza di Sempio sia avvenuta a quell'ora – il tempo disponibile fino allo scontrino è di 20 minuti, ed è perfettamente compatibile". Non solo: offrendo la cella di Garlasco una copertura piuttosto vasta "non è neppure possibile escludere che alle 9.58 Sempio fosse già in movimento" e quindi il tempo necessario per raggiungere Vigevano sia stato ancora inferiore.  Anche alle 11.10 la chiamata che Sempio riceve aggancia la cella di Garlasco, è verosimile che stia rientrando dopo aver trovato la libreria chiusa. Il racconto dell'indagato trova "piena compatibilità" nei riscontri con i tabulati telefonici. E' stato anche analizzato nuovamente il traffico telefonico con il cellulare di Chiara Poggi "riscontrando che non esiste alcuna chiamata proveniente dall’abitazione o dal cellulare di Andrea Sempio, né viceversa. Non esiste alcun contatto diretto tra i due soggetti in base ai dati telefonici" scrive l'esperto informatico Paolo Reale nella sua consulenza. Quello che invece appare certo sono i contatti telefonici, numerosi, registrati la mattina dell'omicidio da parte di Alberto Stasi verso Chiara Poggi, sia sul fisso che sul cellulare, avvenuti "all'interno di spazi temporali in cui non vi sono salvataggi della tesi di laurea". Se in un atto difensivo del condannato si sottolinea come l'allora fidanzato non abbia cercato di crearsi un alibi, il consulente della famiglia Poggi rileva come "vi sono plurime testimonianze di tentativi di chiamata avvenuti tra le utenze in uso ad Alberto Stasi e quelle in uso a Chiara Poggi", almeno una decina, e come quei tentativi possano dimostrare, al contrario, proprio la volontà di precostituirsi un alibi. Le chiamate 'anonime' sul cellulare della vittima vengono ricondotte "con ragionevole certezza" nella sentenza di primo grado del gup di Vigevano Stefano Vitelli, al fisso di casa Stasi. Nonostante i tentativi iniziati fin dalla mattina, Alberto Stasi aspetterà quasi quattro ore (e solo quando avrà la sensazione che qualcuno ha alzato la cornetta) per correre a casa della fidanzata Chiara Poggi.  "Parteciperemo all'incidente probatorio davanti a un giudice terzo – spiega intanto l'avvocato Gian Luigi Tizzoni che rappresenta la famiglia di Chiara Poggi -. Peccato che questi accertamenti non siano stati svolti allora quando li chiedevamo noi, nel 2011. La difesa Stasi si oppose davanti alla Corte d'Assise d'Appello, come si può leggere nelle pagine 124 e 125 di quella sentenza, ci disse che non si poteva più fare nulla e che tutto era stato fatto bene dai carabinieri. Staremo a vedere".  Il riferimento della difesa Poggi è relativo agli approfondimenti – alla luce dei miglioramenti delle tecniche di analisi – chiesti sul pigiama indossato dalla ventiseienne, sui braccialetti e l'orologio di Chiara Poggi, sul martello e alcuni stracci sospetti sequestrati in casa Stasi. Accertamenti che la Corte d'Assise d'Appello dichiara "inammissibili" ricordando alla parte civile che già quanto sequestrato è stato analizzato dal Ris di Parma: "I reperti costituiti dai braccialetti e dall'orologio sono risultati imbrattati di tracce ematiche e non sono stati sottoposti a prelievo" e che il martello e gli stracci "non presentarono profili di prelievo" si ricorda nella sentenza di condanna.  "La stessa conclusione di assenza di evidenze significative ai fini delle indagini è stata adottata anche con riferimento ai restanti reperti oggetto del recente nuovo interesse della parte civile, tutti repertati in sede autoptica e con riferimento ai quali i consulenti incaricati dal pubblico ministero hanno affermato che 'dai prelievi effettuati in sede autoptica non è stato ottenuto alcun profilo genotipico diverso da quello della vittima'" scrivono i giudici. Ora quella richiesta della famiglia Poggi – in ragione "dei miglioramenti delle tecniche di analisi sviluppatesi in questi ultimi anni" che consentirebbero "una efficace caratterizzazione dei profili genetici da quantitativi veramente minimi di materiale biologico" – viene fatta propria, dopo anni, dalla Procura di Pavia ma gran parte dei reperti sono distrutti, altri (come gli oggetti che indossava Chiara) sono stati restituiti alla famiglia che continua a credere nella colpevolezza di Alberto Stasi. —[email protected] (Web Info)

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