(Meridiana Notizie) Domenica 13 aprile 2025 – Yoshitomo Nara nasce nel 1959 a Hirosaki, nel nord del Giappone. Cresce da solo, mentre i genitori lavorano, con la radio e i manga come unica compagnia. Fin da subito, la musica occidentale — punk, rock, folk — entra nella sua vita e non lo lascerà più. Le sue opere sono attraversate da canzoni che non possiamo sentire, ma che quasi leggiamo sulle labbra delle sue bambine imbronciate, o nei cartelli che hanno tra le mani. Proteste silenziose, intime, come un grido detto a bassa voce.
I suoi personaggi — bambini, animali, figure solitarie — sembrano semplici, ma custodiscono un’intensità emotiva profonda. Non piacciono a tutti. L’arte di Nara è un gesto di autodifesa, ma anche un richiamo all’infanzia come spazio sacro, inviolabile.
Dopo gli studi in Giappone, si trasferisce in Germania, dove vive per dodici anni. Lì conosce la solitudine adulta, ma anche la libertà di trovare una voce propria. La sua pittura prende forma come un diario: ogni opera è una stanza della memoria, un frammento del tempo trascorso a guardarsi dentro. Le linee sono morbide, i colori saturi ma mai invadenti.
Le sue mostre — da Tokyo a Los Angeles, da Seoul a Parigi — attraggono generazioni diverse. Perché quei volti arrabbiati e vulnerabili, in fondo, parlano a tutti: risvegliano qualcosa che credevamo dimenticato. Un’emozione antica, forse scomoda, ma profondamente umana.
Yoshitomo Nara non dipinge solo bambini. Dipinge il bisogno di essere ascoltati, la rabbia che nasce dall’impotenza, e la forza tenera di chi, nonostante tutto, non smette di guardare il mondo negli occhi.
(A cura di Lucrezia Maria Piscolla)