“Negli ultimi anni, le ondate di calore hanno causato infortuni gravi e persino decessi tra i lavoratori, soprattutto nei cantieri, nei campi e in altri contesti outdoor. Il protocollo firmato il 2 luglio 2025 nasce proprio da questa urgenza: non si può più considerare il caldo estremo un’eccezione, ma una condizione da gestire con strumenti strutturati e condivisi. Il “Protocollo quadro per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi legate alle emergenze climatiche negli ambienti di lavoro“, dunque rappresenta una risposta concreta all’aumento delle temperature e mira a tutelare la salute dei lavoratori, soprattutto quelli esposti all’aperto. Tra gli obiettivi principali infatti ci sono la prevenzione da infortuni e malattie professionali legati al clima estremo; la garanzia della continuità delle attività produttive in condizioni di sicurezza; e la promozione di buone pratiche condivise a livello nazionale, territoriale e aziendale. Mentre, tra le novità del provvedimento, il rischio climatico entra ufficialmente nella valutazione dei rischi aziendali, e diventa oggetto di contrattazione collettiva, con tavoli a livello nazionale, territoriale e aziendale. Inoltre, il protocollo non si limita a dire “evitate le ore più calde”. Una delle svolte più significative è l’introduzione della “CIG climatica”: la cassa integrazione per caldo estremo non peserà più sul monte ore ordinario e sarà accessibile anche ai lavoratori stagionali. Questo alleggerirà il carico sulle imprese e tutela i lavoratori senza penalizzarli. Insomma, questo importante protocollo non è solo un elenco di misure tecniche: è un segnale politico e sociale forte, che riconosce come il cambiamento climatico stia già impattando concretamente la vita lavorativa quotidiana. È un passo importante per affrontare estati che si preannunciano sempre più roventi”.
Così, in una nota stampa, il portavoce nazionale di Accademia Iniziativa Comune e presidente della associazione Bandiera Bianca, Carmela Tiso.