(Adnkronos) – NetApp non vuole essere “solo” un’azienda di storage: nella visione di Cesar Cernuda, presidente del gruppo, è la società che costruisce l’infrastruttura intelligente dei dati su cui poggiano applicazioni di intelligenza artificiale, analytics e servizi mission-critical. In Italia, dove è presente dal 1997 con sedi a Milano e Roma e una rete di oltre 200 partner, NetApp lavora trasversalmente con pubbliche amministrazioni e grandi imprese per governare dati strutturati e non strutturati, metterli in sicurezza e renderli operativi. Cernuda rivendica tre pilastri: sicurezza by design – inclusa la protezione anti-ransomware –, orchestrazione multicloud con BlueXP e AI Ops tramite Active IQ, e sostenibilità misurabile, grazie a nuove piattaforme hardware/software che promettono riduzioni dei consumi fino al 30% e a un cruscotto ESG integrato. Dallo sport professionistico all’entertainment, fino alla sanità, l’obiettivo è uno: trasformare i dati in decisioni migliori e risultati concreti.
Partiamo da NetApp e dall’Italia. Qual è il vostro rapporto con questo mercato e con i partner locali?
NetApp è una società globale Fortune 500, attiva da 35 anni. Siamo “the intelligent data infrastructure company”: aiutiamo i clienti a costruire un’infrastruttura intelligente dei dati, così da poter sfruttare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale e delle informazioni di cui dispongono. In Italia siamo presenti dal 1997, quindi da oltre 25 anni, con uffici a Milano e Roma. Qui lavorano nostri dipendenti, ma soprattutto collaboriamo con più di 200 partner, attivi in tutti i settori: pubblica amministrazione, servizi finanziari, retail, manifattura, utilities, telco. Tutti hanno bisogno dei dati per operare e noi li aiutiamo a gestirli, conservarli e renderli davvero operativi.
Parliamo di “intelligent data infrastructure”: come si è evoluto questo concetto e quali sono i prossimi passi?
Da secoli chi possiede l’informazione ha il potere. In passato erano i medici o i sacerdoti nei villaggi, poi i media. Oggi i dati sono esplosi in quantità mai viste prima. La sfida per aziende e governi è come sfruttarli per differenziarsi, prendere decisioni migliori, ridurre i costi, migliorare la relazione con i clienti. Con l’arrivo dell’IA, la domanda è: come rendere i dati “intelligenti”? NetApp aiuta i clienti a costruire infrastrutture che trasformano dati strutturati e non strutturati in risorse utili e intelligenti, in modo sostenibile e conveniente, senza dover ricostruire tutto da zero.
La sicurezza è una priorità. Qual è il vostro approccio rispetto a ransomware e minacce informatiche?
La sicurezza dei dati è oggi come la sicurezza fisica di una banca in passato: un tempo proteggevamo il denaro, ora i criminali vogliono rubare i dati, la nuova moneta. NetApp offre protezione integrata contro i ransomware e un’architettura a “tolleranza zero”. Abbiamo conquistato la fiducia dei tre principali hyperscaler – Microsoft, Google e Amazon – che integrano la nostra tecnologia come servizio nativo. Non è un caso: credono nella nostra affidabilità e sicurezza. Offriamo strumenti di recupero e protezione avanzata proprio perché operiamo da 35 anni a fianco di governi, banche e grandi aziende.
Active IQ e BlueXP sono spesso citati come strumenti chiave. Come funzionano e quale valore aggiunto portano?
Active IQ utilizza AI Ops da anni per monitorare i sistemi dei clienti e prevenire rischi. Rileva anomalie, segnala violazioni normative come GDPR o accessi sospetti, e suggerisce azioni correttive. Tutto questo è incluso gratuitamente nell’offerta NetApp. Attraverso BlueXP, un unico pannello di controllo, i clienti hanno visibilità su tutti i dati – on premise, cloud privato, pubblico o multicloud – con la possibilità di muoverli liberamente grazie al nostro sistema operativo ONTAP. Inoltre, integriamo un cruscotto ESG che fornisce KPI sui consumi energetici e suggerimenti per migliorare la sostenibilità.
Proprio sulla sostenibilità, i data center sono sempre più sotto osservazione. Qual è la posizione di NetApp verso gli obiettivi 2030?
Siamo molto impegnati sugli obiettivi ESG e sulla riduzione delle emissioni. Negli ultimi 18 mesi abbiamo rinnovato hardware e software in tutte le linee, consentendo ai clienti di ridurre in media del 30% i consumi energetici e l’impatto ambientale. Inoltre, grazie alla nostra presenza nei tre hyperscaler, i clienti possono spostare parte dei dati in cloud, migliorando i loro punteggi ESG senza perdere prestazioni o sicurezza. È un approccio flessibile, che combina efficienza, affidabilità e sostenibilità.
L’uso dei dati è cruciale anche per la ricerca scientifica e ambientale. Avete progetti specifici in questo ambito?
Certo. In Francia, per esempio, collaboriamo a progetti che usano AI e IoT per ridurre il consumo idrico in agricoltura. In altri casi, i nanosatelliti analizzano territori per ottimizzare il flusso dei fiumi e migliorare l’irrigazione. Alcuni data center stanno persino riutilizzando il calore prodotto per riscaldare quartieri circostanti: un esempio di economia circolare. La tecnologia deve servire a costruire un mondo più sostenibile.
Qual è il ruolo di NetApp nella gestione dei dati sanitari?
Dal punto di vista tecnico sarebbe già possibile avere una cartella clinica digitale unica per ogni cittadino, ma il nodo è la privacy: chi deve accedere a quei dati e con quali limiti? Noi lavoriamo con istituzioni come l’Istituto Europeo di Oncologia, che utilizza le nostre tecnologie per ricerca e diagnosi. Durante il COVID, con AstraZeneca, abbiamo contribuito a salvare vite accelerando la gestione dei dati. Qui non si parla solo di efficienza, ma di salute e qualità della vita.
L’Italia è un paese di PMI. Come supportate le piccole e medie imprese?
Oltre il 90% del tessuto imprenditoriale italiano è composto da PMI. Le grandi aziende acquistano direttamente la nostra tecnologia per i loro data center; le medie si appoggiano spesso a fornitori di servizi gestiti che utilizzano soluzioni NetApp; le piccole accedono tramite hyperscaler o partner locali. In ogni caso, la necessità è la stessa: migliorare fatturato, margini, soddisfazione di clienti e dipendenti. Noi forniamo la tecnologia per trasformare i dati in valore, anche se a volte gli utenti finali non si rendono conto che dietro al servizio c’è NetApp.
Avete già collaborazioni nel mondo dell’intrattenimento e dello sport. Quali prospettive vede nell’uso dei dati e dell’IA in questi settori?
Sì, lavoriamo con Ducati in MotoGP, con Aston Martin in Formula 1 e con la NFL, che ci ha scelto come partner per la propria infrastruttura intelligente dei dati. Qui i dati servono a due scopi: migliorare le performance – per esempio, analizzando in tempo reale i giri di pista – e offrire ai fan esperienze personalizzate grazie all’IA. Anche nel gaming e nell’entertainment in generale i dati sono centrali. Con DreamWorks, ad esempio, supportiamo la produzione e la distribuzione di contenuti in modo più efficiente e coinvolgente.
Guardando al futuro: quantum computing, edge AI: che cosa segnerà i prossimi anni?
Il dato sarà sempre al centro. Oggi parliamo di AI, domani parleremo di quantum computing, ma tutto ruota intorno alla qualità dei dati e all’infrastruttura che li sostiene. Il vero problema è evitare bias e distorsioni: se i dati non sono corretti, anche l’AI darà risultati sbagliati. Nei prossimi 10-15 anni vedremo crescere quantum computing e forme più avanzate di AI, ma l’obiettivo resta lo stesso: costruire infrastrutture intelligenti per trasformare i dati in decisioni e risultati migliori.
In che modo questa trasformazione digitale inciderà sulla vita quotidiana e sull’uso dei dispositivi?
Lo vediamo già. Ognuno di noi ha smartphone, smartwatch, smart TV, elettrodomestici connessi. Il valore è quando questi dispositivi, grazie ai dati, ci servono davvero: il frigo che ordina il latte, l’orologio che ti suggerisce la mazza da golf, la casa che ottimizza i consumi energetici. Per i giovani nativi digitali è naturale. La vera sfida è aiutare le generazioni più mature ad adattarsi e riqualificarsi. Ogni rivoluzione industriale ha creato e distrutto lavori, e lo stesso accadrà con l’IA: secondo il World Economic Forum, 85 milioni di posti spariranno ma 92 milioni ne nasceranno di nuovi. La chiave sarà investire in formazione continua. —[email protected] (Web Info)
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