(Adnkronos) – In vista del Natale, torna ogni anno la curiosità su come chiamare la tradizionale rappresentazione della Natività: "presepe" o "presepio"? L'Accademia della Crusca, massima autorità linguistica nazionale, ricorda che entrambe le forme sono antiche e risalgono al XIII secolo, originando dal latino "praesepe", che indicava la mangiatoia, oggetto della vita rurale, prima di assumere connotazioni sacre legate alla nascita di Cristo. Secondo uno studio dell'accademica Rita Librandi, professoressa di Storia della lingua italiana e Linguistica italiana presso l'Università di Napoli L'Orientale, pubblicato sul sito internet della Crusca, storicamente la forma "presepio" risulta più documentata in ambito ecclesiastico e nella tradizione natalizia, mentre "presepe" è quella più diffusa nell'uso comune, soprattutto al Nord, forse per la percezione di "presepio" come regionalismo meridionale. Il termine ha subito uno straordinario slittamento semantico: da semplice mangiatoia a simbolo della Natività e, con Francesco d'Assisi a Greccio nel 1223, a intero genere figurativo, diventando una forma di racconto simbolico e artistico.Il presepe napoletano, tra i più famosi, è un vero "teatro del mondo", ricorda Librandi: accanto alla Sacra Famiglia appaiono botteghe, mercati, taverne, nobili e pastori, con regole precise per i personaggi. Tra i protagonisti più noti figurano Benino, il pastore dormiente, e il "pastore della meraviglia", che aprono e chiudono idealmente la scena tra sogno e consapevolezza del miracolo. Come ogni anno, quindi, mentre le luci natalizie illuminano le città italiane, l'Accademia della Crusca ricorda il valore di questa tradizione, simbolo di unione tra sacro e vita quotidiana, augurando a tutti un sereno Natale. (di Paolo Martini)
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