(Adnkronos) – La tredicesima si conferma il perno dei consumi di dicembre. Secondo le stime di Confesercenti, quest’anno l’iniezione di liquidità aggiuntiva, grazie all’aumento dell’occupazione, arriverà a 52,5 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 51,3 dello scorso anno. Una spinta rilevante per le spese natalizie in una fase in cui molte famiglie restano caute e selettive negli acquisti. È quanto emerge dal consueto sondaggio Confesercenti-Ipsos sull’utilizzo della mensilità aggiuntiva, in arrivo per circa 36 milioni di italiani pensionati e dipendenti tra la prima e la terza settimana di dicembre. I dati dell’indagine mostrano una dinamica doppia, con molti italiani che si comportano da 'cicale' e concentrano sulla tredicesima una parte importante del Natale, mentre aumentano anche le 'formiche', cioè quelli che scelgono di proteggersi destinandone una quota a risparmio e spese non rinviabili. La voce di spesa principale resta il Natale “classico”: il 50% indica i regali come destinazione prioritaria, con una punta nel Mezzogiorno (59%). Accanto ai doni, tengono le altre spese festive (22%) e i viaggi (23%). Ma cresce anche la componente prudenziale: il 31% userà la tredicesima per incrementare il risparmio e il 20% la destinerà a bollette e pagamenti arretrati. A questa linea di cautela si affiancano altre spese obbligate e voci di gestione del bilancio: l’11% la userà per pagare mutui o finanziamenti e il 14% per la salute. Restano poi quote non trascurabili di utilizzo “funzionale”: il 21% indica spese per la casa, il 18% altri acquisti di beni o servizi e il 9% la destinerebbe a investimenti. Anche i saldi entrano già nei piani: il 27% prevede acquisti a gennaio usando risorse della tredicesima. Una quota del 5% dichiara infine di non aver ancora deciso. “La tredicesima – è l’analisi di Confesercenti – resta il motore del Natale e anche quest’anno darà energia ai consumi, ma cresce la quota di famiglie che usa questa entrata per mettere in sicurezza i bilanci domestici: risparmio, rate, salute, bollette e spese non rinviabili. Tiene insieme due Italie: quella che fa partire le spese di fine anno e quella che prova a mettere ordine nei conti. È un segnale chiaro: l’aumento dell’occupazione, da solo, non basta se i redditi reali restano compressi e il lavoro, dipendente e autonomo, continua a impoverirsi. Per rimettere in moto i consumi in modo stabile bisogna accelerare il recupero potere d’acquisto, riducendo il peso fiscale e sostenendo la contrattazione di qualità”.
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