Da alcuni anni la nostra Redazione sta osservando con attenzione il fenomeno della chiusura delle filiali delle banche a Roma e più in generale nelle provincie della Regione. Un trend che sta assumendo risvolti critici, per i cittadini le famiglie e per le piccole imprese che sono la spina dorsale dell’economia della Capitale. Numerose sono le segnalazioni che ci giungono da tanti Comuni, che non vedono più la presenza neanche di un solo sportello creditizio o semplicemente di un ATM per poter effettuare il deposito o il prelievo di contanti.
Per avere una esatta contezza del fenomeno ci siamo rivolti alla FIRST CISL, Sindacato che rappresenta le lavoratrici e i lavoratori della categoria, e che da anni si sta occupando attivamente di contrastare tale indirizzo industriale. Nello specifico abbiamo intervistato Claudio Stroppa e Caterina Scavuzzo, rispettivamente Segretario generale della First CISL di Roma e Rieti e Segretaria generale della First CISL del Lazio.
D. Qual è la situazione a Roma, per quanto riguarda il settore del Credito?
STROPPA: Partiamo dal dato di presenza di filiali nel nostro territorio: nella provincia di Roma gli sportelli bancari sono passati, dai 1.458 del 2020 ai 1.238 del 31 dicembre 2023, con una perdita netta di 220 filiali (l’equivalente di una intera provincia bancaria come Latina o Frosinone). A livello di distribuzione degli sportelli, solo 70 Comuni su 121 hanno almeno uno sportello disponibile in loco(nel 2020 erano 79). La diminuzione di punti fisici alla clientela sta creando diversi problemi di accesso al Credito non solo ai privati cittadini ma soprattutto alle piccole imprese, con particolare riferimento a quelle a gestione famigliare.
D. Per le imprese e le famiglie è disponibile credito sufficiente?
STROPPA : In attesa di avere dei dati consolidati rispetto al 2023, possiamo sicuramente riferirci alla pubblicazione dei dati ufficiali di Banca d’Itali, a chiusura del 2022, sottoponendone le indicazioni e le conclusioni ad una verifica quantitativa e qualitativa. Nel dettaglio, gli impieghi verso le attività industriali si riducono del 44,0% a livello locale, contro un -19,0% nazionale ed un -18,5% nella provincia di Milano; nel comparto delle costruzioni la riduzione di attività creditizie è del 70,7% sull’area romana, contro un -65,4% nazionale ed un -38,4% nel milanese; nei Servizi il credito invece si riduce del 28,0% a Roma contro il -23,9% nazionale, mentre a Milano si decrementano “solo” del 12,9%; a livello di famiglie consumatrici la provincia di Roma vede un incremento del 20,1% rispetto al 17,5% nazionale ed al + 29,4% di Milano. Di segno opposto l’andamento dei finanziamenti alle società finanziarie, diverse da istituzioni finanziarie e monetarie, che vedono Roma – in controtendenza – incrementare la sua attività creditizia nel comparto del 46,5% contro una riduzione del 15,5% a livello nazionale e del 12,2% nella provincia di Milano. Il 2022 ha di fatto confermato le tendenze evolutive descritte nell’originaria ricerca che possono qui sintetizzarsi nella prosecuzione del processo circolare, ormai decennale ed assai poco virtuoso, di riduzione del credito erogato ad Imprese e Famiglie, della contrazione della Rete bancaria territoriale ad esso dedicata e della crescente incidenza della componente del credito al consumo in parallelo con l’aumento del grado di finanziarizzazione del tessuto economico di riferimento, quali conseguenze della sostanziale rinuncia all’utilizzo della leva creditizia quale strumento di promozione e sviluppo del tessuto produttivo e socio economico del Paese in generale e della nostra Regione in particolare.
D. La situazione descritta per Roma rispecchia la difficile situazione di tutta la Regione rispetto al tema del Credito. Quali potrebbero essere delle soluzioni al problema?
SCAVUZZO: La CISL del Lazio e la nostra Federazione Regionale di Categoria, unitamente a CGIL e UIL, hanno richiesto uno spazio di confronto con la Regione Lazio per promuovere la costituzione di un Osservatorio del Credito. L’obiettivo è quello di coinvolgere tutte le parti interessate -Banche, Imprese, Istituzioni, associazioni dei cittadini, Università e Sindacati – al fine di poter ragionare su un modello di sviluppo che possa garantire benessere e sviluppo economico e sociale ai nostri territori. Non sarà semplice rendere operativo tale spazio di lavoro, siamo però fermamente convinti che rappresenti una reale opportunità di partecipazione attiva e diffusa che potrà garantire risultati importanti e sostenibili a favore di tutta la popolazione e delle imprese. LA CISL crede molto nei modelli partecipativi, a partire da quello delle lavoratrici e dei lavoratori nella gestione delle imprese, e nel caso specifico nel coinvolgimento di tutti gli stackeholder interessati dal ruolo sociale del Credito.
D. In categoria invece come ci si sta orientando sul tema della desertificazione bancaria?
SCAVUZZO: La nostra Federazione Nazionale si è mossa da subito in modo deciso sul problema, creando un proprio osservatorio che fotografa la situazione nazionale regione per regione. Lo strumento è pubblico, può essere consultato ed utilizzato da tutti, addetti ai lavori e non, e mette a disposizione una raccolta di dati, sempre aggiornati ed elaborati che raffigurano perfettamente il problema. I dati evidenziano che la desertificazione bancaria è particolarmente grave nelle aree rurali e periferiche del nostro Paese, dove la popolazione è più anziana e meno digitalizzata e dove vi sono tante piccole e medie imprese. In Italia c’è un’area vasta quanto i territori di Lombardia, Veneto e Piemonte messi assieme totalmente sprovvista di sportelli bancari. Questo fenomeno comporta per milioni di nostri concittadini disagi per accedere ai servizi necessari alla loro vita quotidiana e per le aziende importanti problemi di accesso al credito. E negli ultimi anni il fenomeno si è perfino aggravato, senza che il ricorso sempre più spinto al digitale riuscisse a tamponare le falle apertesi nel frattempo. In tal senso è incoraggiante aver visto che l’allarme lanciato da tempo dalla First Cisl è stato raccolto anche da altri sindacati e associazioni, che hanno sottolineato le conseguenze negative della desertificazione bancaria per l’economia e la società italiane. Anche il mondo dell’informazione si è fatto parte attiva nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica al problema ed a testimonianza di ciò possiamo contare dal 2022 al 2023 ben 347 articoli comparsi sulla stampa locale e nazionale.