I biancocelesti sono in caduta libera. La Coppa Italia potrebbe salvare una stagione partita male e proseguita peggio ma…inutile illudersi
- articolo di Massimo Catalucci
Siamo alla “frutta” in casa Lazio. Gli equilibri che si pensava potessero incrinarsi, ad oggi potremmo dire che si sono del tutto rotti.
Questa deduzione non è il risultato di ipotesi basate sul nulla ma su concrete situazioni negative che si sono susseguite, purtroppo, con un certa insistenza, dall’inizio dell’anno, soprattutto in campionato.
Ed ora c’è necessità di un intervento deciso e competente, per salvare il salvabile di una stagione partita male, proseguita peggio e che i tifosi vorrebbero non continuasse su questo “trend”, perché sarebbe la catastrofe.
Attenzione, stiamo parlando di calcio e quindi il termine catastrofe deve essere collocato e misurato al senso che si vuole dare all’argomento qui trattato, per cui sappiamo benissimo che nella vita di tutti i giorni esistono ben altre situazioni al limite della sopravvivenza per molte persone.
Fatto il giusto e doveroso appunto, torniamo al pianeta Lazio e all’annata che sta diventando molto pesante da sopportare per i tifosi che, comunque, non smettono mai di dare dimostrazione di affetto a questa squadra. Quest’anno il pubblico c’è sempre stato, diciamo che per l’amore che riversa nei confronti di questa gloriosa società, la S.S. Lazio dal 1900, si era anche illuso che qualcosa di buono si sarebbe potuto fare in questa stagione.
La partenza di Milinkovic, funzionale al gioco della squadra biancoceleste, è stata in parte compensata dall’arrivo di Guendouzi, giocatore dinamico, seppur con caratteristiche diverse dal serbo ma comunque un ottimo elemento. Così come altri giocatori, su tutti Kamada e Rovella, davano l’impressione di poter garantire almeno una maggiore tranquillità. La stessa permanenza del “mago” Luis Alberto, sembrava una garanzia ulteriore, a cui si poteva aggiungere il fatto di avere almeno due buoni cambi per ogni ruolo. Senza parlare della sicurezza tra i pali garantita da Provedel.
Certo, nessuno dice che ci aspettava di vincere la Champions League ma neanche di arrivare a toccare il fondo come accaduto a questo punto della stagione.
E ricercare ora le colpe di questo crollo non è facile, perché lo stato emotivo negativo e la rabbia che si sono accumulati nei tifosi ma anche in chi segue la Lazio giornalisticamente, in aggiunta alla delusione ricevuta da una stagione anonima giocata, anzi, approcciata sin dall’inizio in malo modo dalla Lazio, dove i giocatori si sono un po’ troppo adagiati sugli allori di un secondo posto ottenuto lo scorso anno, non permettono di essere sufficientemente lucidi, né le circostanze ci permettono di capire bene cosa accade dentro lo spogliatoio per individuare se il problema si annidi lì, per cui possiamo solo avanzare delle ipotesi.
Ma quanto emerso ieri sera dove, prima con il grande bomber Ciro Immobile, che ha commentato negativamente la scelta del tecnico di sostituirlo quando la Lazio stava già perdendo 2 a 1 e le successive parole dello stesso tecnico Martuscello (allenatore in seconda che sostituiva Sarri) polemico nel dopo gara con Ciro ai microfoni dei giornalisti, ci danno in qualche modo delle indicazioni su cosa sia potuto accadere e quello che si percepisce è che il “giocattolo”, si sia rotto definitivamente.
L’intesa tra i senatori della squadra e lo staff tecnico, in cima Mister Sarri, non sembra più così granitica, tutt’altro, ci appare molto friabile, come si stesse sgretolando pian piano fino a corrodersi del tutto col tempo (forse si è già corrosa del tutto).
Questa non vuole essere la visione pessimistica di una società attualmente sofferente ma è quello che si capta al di fuori delle mura di Formello.
La S.S. Lazio, lo sappiamo, nell’era lotitiana, non ha mai avuto un grande staff competente nella comunicazione e quanto si percepisce è frutto di quello che si vede da fuori, senza un filtro comunicativo adeguato a mantenere i rapporti con l’esterno e indubbiamente, che si possa pensare ad un vento di tensione all’interno di tutto il gruppo, emerge e lo nota chiunque.
Allora cosa fare?
In questi casi o ci si rassegna e si conduce l’ultima parte della stagione in modo anonimo, dove qualche gara la potrai anche vincere ma con giocatori che giocherebbero, molto probabilmente, con un impegno ai minimi sindacali e senza nessuna ambizione, oppure, si pensa di dare una sterzata decisa alla stagione, cambiando il capitano della nave per tentare, almeno, la carta della novità, sperando che, come accaduto sull’altra sponda del Tevere in casa giallorossa nel dopo Mourinho, ci sia una reazione positiva e propositiva da parte dei giocatori per competersi le fievoli possibilità di vincere la Coppa Italia.
Difficile pensarlo ma i tifosi laziali sono degli eterni innamorati della loro squadra che ne hanno passate tante e nei momenti di maggiore sofferenza sanno tirare fuori il meglio di loro stessi e crediamo che ad oggi, la maggior parte di loro sia propensa ad un cambio in tal senso per tentare di non soccombere del tutto.
Se la Lazio non avesse avuto una semifinale di Coppa Italia da giocare, forse, pensare ad un cambio in corsa dell’allenatore, si sarebbe anche potuto evitare per rimandare tutto a fine stagione ma visto che, quella della Coppa Italia, potrebbe essere l’unica porta d’accesso alle prossime Coppe europee (a cui si aggiungerebbe anche la Final Four di Super Coppa Italiana 2024/25), tale scelta potrebbe essere anticipata sperando, sempre, possa funzionare.
Con questo non vogliamo addossare tutte le colpe di una stagione negativa, nettamente, al di sotto delle aspettative, al solo Mister Sarri. E’ evidente a tutti ad oggi che i giocatori hanno cercato alibi nel corso della stagione che non reggono. Ad esempio, viene da pensare ad un alibi quando citiamo quanto accaduto non molto tempo fa, in ragione delle insoddisfazioni lamentate da alcuni per le disuguaglianze del trattamento e dei termini contrattuali all’interno del gruppo di giocatori, per cui lasciarono intendere che i problemi fossero legati a tutto ciò. Ma sappiamo che, nonostante la società sia intervenuta per accontentare tali richieste dei giocatori, la musica in campo non è cambiata affatto.
Responsabilità, comunque, che vanno ripartite anche con la la presidenza della società per non aver capito che per fare il salto di qualità serve un impegno maggiore sul mercato.
Insomma, le responsabilità di un’annata fin qui deludente, devono sentirsele tutti. Il calcio è un gioco di squadra e quando si vince o si perde, dei meriti e dei demeriti è bene farsene carico tutti, nessuno escluso.

