La Lazio ha iniziato l’annata con ottimi presupposti: la continuità in panchina con Maurizio Sarri, i nuovi innesti a sostituire la partenza di Sergej Milinkovic-Savic (volato in Arabia Saudita) e il ritorno tanto atteso in Champions League grazie al secondo posto conquistato nella precedente stagione. Perciò, dopo i risultati ottimi della passata annata, a inizio campionato, la scorsa estate, il quadro delle scommesse sportive con i suoi pronostici indicava la formazione allora allenata da Sarri come una possibile protagonista alle spalle delle solite big, come Inter e Juventus. Fin da subito però il gioco espresso non si rivelato ai livelli della passata annata e la sola partenza di Milinkovic-Savic, per quanto cruciale nello scacchiere biancoceleste, non può essere la sola giustificazione. Un confronto tra la situazione passata e quella attuale risulta infatti impietoso: la stagione 2022/2023 si è chiusa con 8 vittorie, 8 pareggi e ben 22 trionfi per le Aquile, con 30 reti subite e 60 messe a segno. Dopo 34 giornate in questo campionato, le sconfitte sono già 13 e i gol subiti ben 35, oltre a 4 pareggi e solo 43 palloni insaccati.
Impossibile indicare un solo elemento a causare un crollo verticale del genere, ma è evidente una concausa di fattori. Partendo dal reparto offensivo, è chiaro come il rendimento di Ciro Immobile sia stato ben al di sotto delle aspettative, con il conseguente poco impiego in questo finale di stagione. La punta biancoceleste, inoltre, sembra non essere più in cima alle gerarchie neanche per quanto riguarda l’Italia, un aspetto non da poco visto che quest’estate si terranno gli Europei in Germania, dove la nazionale si presenta come campione in carica. Dietro a Immobile, il vuoto: in estate è arrivato Taty Castellanos, che però non ha mai convinto davvero la piazza e solo in queste ultime uscite si sta ritagliando uno spazio. È in generale il reparto offensivo della Lazio a mancare di alternative valide: non ci sono sostituiti validi per Felipe Anderson e Mattia Zaccagni, con l’ovvia conseguenza che un loro blackout (fisiologico) durante la stagione è coinciso con uno stop dell’intera formazione. Se l’ala sinistra ha confermato il rinnovo con i biancocelesti, l’ala destra ha già annunciato il rientro in Brasile al termine della stagione, obbligando il patron Claudio Lotito ad un poderoso intervento sul mercato per rimpiazzare una delle stelle della squadra.
Non brilla nemmeno il centrocampo: dopo la partenza del serbo, sono arrivati Daichi Kamada e Mattéo Guendouzi, entrambi però incapaci di rendere secondo le aspettative. Come se non bastasse, nello spogliatoio è scoppiato anche il caso riguardante Luis Alberto. Pur avendo un contratto in essere con i biancocelesti, il centrale ha espresso il desiderio di andarsene a fine stagione, avanzando l’ipotesi di una rescissione consensuale. Opzione rispedita subito al mittente da Lotito, che ha chiuso in maniera sistematica a questa eventualità. Resta però evidente come l’impiego di un giocatore scontento possa destabilizzare un ambiente in un equilibrio già precario e l’ipotesi di una eventuale cessione non può di certo essere escluse.
Infine, il capitolo Sarri: il tecnico toscano si è dimesso dopo l’uscita dalla Champions League e l’ennesima sconfitta in campionato (contro l’Udinese). L’ex condottiero del Napoli ha rinunciato ad uno stipendio di circa 5 milioni netti, conquistando l’elogio e il supporto dei tifosi, che non lo hanno mai additato come il vero colpevole della disastrosa stagione quanto piuttosto il capro espiatorio. Il tecnico si è sentito non più supportato a dovere dalla dirigenza ma soprattutto sfiduciato dalla squadra e ha compiuto il passo che è sembrato più ovvio, lasciare. Al suo posto è stato chiamato Igor Tudor che, dopo la parentesi all’Olympique Marsiglia, è tornato in Serie A. Il tecnico 46enne ha firmato un contratto fino al giugno 2025 e ha dimostrato di saper rivitalizzare, almeno in parte, l’ambiente biancoceleste. Il traguardo Champions League resta ormai quasi impossibile, ma un piazzamento europeo in Europa League o Conference League appare ancora possibile. Il mister, tuttavia, ha già ribadito in diverse occasioni che saranno necessari numerosi interventi nel mercato estivo: la palla, perciò, passa alla dirigenza, che dovrà puntellare la rosa probabilmente senza gli introiti della Champions League (cifra che varia dai 18 ai 20 milioni solo per la partecipazione), che nel 2025 si allarga fino ad includere 36 squadre.
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