Verità e distorsioni della realtà viaggiano nei canali della comunicazione di massa: giornali, tv, radio, internet. Come distinguere ciò che è vero da ciò che è falso
- articolo di Massimo Catalucci
Le elezioni si avvicinano e come ormai siamo abituati, puntualmente, in questo periodo di fermentazione politica dovuta alla campagna elettorale messa in atto dai vari partiti, sembra come si amplificassero le indagini giudiziarie verso questo o quell’altro politico di turno, sia esso già in carica presso un’istituzione governativa che candidato alle imminenti elezioni.
A scanso di equivoci, lungi da noi puntare il dito verso qualcuno e in particolar modo verso la Magistratura che, riteniamo legittimo faccia il suo corso nell’applicazione delle Leggi (La Legge è Uguale per Tutti), ma quanto accade in generale nel periodo a ridosso delle elezioni, siano esse a carattere locale, che nazionale o europeo, in ragione delle accuse che vengono mosse da una parte e dall’altra degli schieramenti di partito e che in alcuni casi sfociano in indagini giudiziarie, non possono non smuovere la curiosità di molti di noi che, come è plausibile pensare, qualche punto interrogativo se lo pongono.
E l’interrogativo che viene da farsi è perché le notizie di corruzione e/o illeciti di altra natura, legati alla gestione del bene pubblico da parte di alcuni politici, vengono sempre tirati fuori in prossimità di appuntamenti importanti quali, appunto, quelli delle elezioni politiche?
E’ vero che in Italia la giustizia è molto lenta e passano anni prima che si giunga alla definizione di una causa; così come è vero che cercare indizi per arrivare poi a raccogliere delle prove certe, muovendosi, in particolare nelle fitte maglie della politica e dei palazzi di Governo, con tutte le possibili e varie “aderenze” esterne, non sia facile, ma è anche vero che le indagini amplificate dai media, creano solo destabilizzazione tra i potenziali elettori. Senza pensare a quante volte lo “strillo” giornalistico dello scandalo di turno, si è rivelato, successivamente, come un nulla di fatto da un punto di vista giudiziario nei confronti di quel politico sbattuto in prima pagina un po’ troppo frettolosamente solo perché indagato e sappiamo che nell’imaginario collettivo, purtroppo, “indagato” fa rima con “colpevole”.
Quando poi, si cerca di ribadire il concetto per cui la Legge spiega bene e chiaramente che essere indagati non vuol dire nulla ai fini di un possibile coinvolgimento reale in situazioni illecite ma che si può essere semplicemente ascoltati dal magistrato su fatti, contesti e terze persone coinvolte nelle indagini giudiziali per raccogliere ulteriori indizi necessari a far emergere la verità e le conseguenti responsabilità di un reato, il più delle volte si riceve il seguente commento: “se è indagato/a qualcosa avrà fatto…pulito/a non è di sicuro”.
E di fatto, in questo modo prende forma una “sentenza popolare” generata dalla distorsione della comunicazione (messaggio, notizia) ricevuta.
Ma la Legge è chiara e l’inchiesta giudiziaria è una ricerca che il pubblico ministero svolge durante la fase delle indagini preliminari per accertare i fatti, oggetto della notizia di reato, ma l’indagato gode della presunta innocenza che si basa sul principio del diritto penale per cui un imputato è considerato non colpevole sino a condanna definitiva, ovvero, sino all’esito del terzo grado di giudizio emesso dalla Corte Suprema di Cassazione.
Ed ecco quindi che, il malcostume italiano o forse sarebbe più giusto dire, la superficialità con la quale si seguono troppo frettolosamente, senza un’adeguata analisi delle stesse, le notizie che appaiono sui giornali, nei TG, GR e attraverso altri mezzi di comunicazione di massa e a “caratteri cubitali”, tendono ad amplificare frasi create ad hoc che esaltano l’ipotetico scandalo.
Sappiamo anche che, tra le righe del corpo dell’articolo stesso e comunque della notizia scandalistica diffusa, spesso si raccontano i fatti in maniera più dettagliata e che divergono dal messaggio che ci è arrivato di primo impatto nella lettura veloce del solo titolo e che, come già sintetizzato, evidentemente è stato creato con molta accuratezza per richiamare, semplicemente, l’attenzione del lettore e/o del telespettatore e/o radioascoltatore su una determinata notizia.
Questa superficialità nell’approcciare ad una notizia “scandalistica”, potrebbe essere derivata dalla semplice svogliatezza del lettore, del telespettatore e/o del radioascoltatore, di approfondire l’argomento trattato e non dalla mancanza di una sua capacità analitica, così come potrebbe invece, quest’ultima, esserne la causa, per cui parleremmo di analfabetismo funzionale. E stando a questa ipotesi, secondo un’indagine Piaac-Ocse del 2019, in Italia il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è un’analfabeta funzionale. E non è di sicuro un dato confortante, quest’ultimo…
Una cosa è certa, in questi giorni leggeremo di tutto se non su tutti, su molti di coloro che sono in campo per questa nuova ondata dell’election day di giugno e sarà responsabilità di ognuno di noi, saper leggere attentamente le notizie senza soffermarci troppo al “megafono” mediatico, per usare una metafora, che verrà utilizzato per attrarre l’attenzione delle masse su un argomento specifico, in questo caso, la politica e i politici.
E’ importante, se ci si vuole schermare un po’ dal bombardamento mediatico, farsi molte domande prima di giungere a frettolose conclusioni solo perché abbiamo letto e/o visto e/o sentito notizie attraverso i più diffusi mezzi di comunicazione, perché non sempre ciò che viene diffuso alla massa, corrisponde alla realtà delle cose. Oggi abbiamo la possibilità rispetto a decenni addietro, di documentarci e fare ricerca ed approfondimento su ogni cosa, autonomamente, anche se c’è da fare una precisazione in merito: la multimedialità, la rete informatica se non usata con la giusta consapevolezza, può peggiorare la nostra visione del mondo invece che migliorarla.
E questo è un ulteriore aspetto della comunicazione moderna con cui dovremo fare i conti da qui in avanti, in ragione di un’educazione strutturata all’uso dei dispositivi multimediali, sia per chi non ha grande dimestichezza con loro ma soprattutto in ragione delle nuove generazioni definite native digitali, ovvero, i bambini e gli adolescenti nati nell’era della comunicazione che passa attraverso i dispositivi Hi-Tech.
Tratteremo quest’altro importante argomento di interesse sociale dei nativi digitali e dell’educazione all’uso dei dispositivi Hi-Tech in un prossimo articolo.
A chiosa di questo breve articolo e per fissare meglio l’argomento legato alla comunicazione qui trattato, ci vengono in aiuto le parole di Paul Watlazwick, che affermava: “La credenza che la realtà che ognuno vede sia l’unica realtà, è la più pericolosa di tutte le illusioni“.