Maria Cristina Franceschi: “Sono orgogliosa di questi ragazzi e dello stupendo lavoro socio-pedagogico svolto dalle loro insegnanti in questo progetto di sviluppo e crescita personale”
- articolo di Massimo Catalucci
Era il 2005 quando muoveva i suoi primi passi un progetto psico-socio-pedagogico per ragazzi di età compresa tra i 9 e 18 anni, di cui la promotrice, nonché la coordinatrice è da sempre la Dott.ssa Maria Cristina Franceschi.
La Dott.ssa Franceschi, pedagogista, di origini italiane, ha trascorso all’estero gran parte della sua giovinezza, dove si è sposata ed ha proseguito i suoi studi pedagogici.

La pedagogista, ha nel suo DNA il seme della solidarietà, dell’aiuto al prossimo, dell’amore incondizionato che si deve agli altri e porta in Sé il principio per cui, è nel “dare” piuttosto che nel “ricevere”, che si concretizza l’amore per l’altro e per tutto il creato.
Il progetto psico-socio-pedagogico che da oltre 20 anni si sta portando avanti nel X Municipio di Roma, ha visto migliaia di ragazzi formarsi nei “Valori” fondanti dell’umanità.
Si parte dal concetto di consapevolizzazione della persona quale Essere biologico, psicologico e sociale. Da qui si sviluppano una serie di attività socio-pedagogiche che permettono al ragazzo di gestire al meglio i suoi aspetti psico-emotivi, aiutandolo a superare le sue paure, a calmare le sue esuberanze, a sviluppare il suo senso critico costruttivo, per la formazione della sua crescita come persona che è parte integrante di un progetto sociale più allargato, rispetto a quello ristretto familiare e del piccolo cerchio di amicizie.
Il tema centrale su cui ruota tutto il progetto è quello della crescita e sviluppo personale attraverso l’acquisizione di conoscenze e competenze trasversali a quelle curriculari che si concretizza in due semplice parole: imparare facendo.
La “formazione in valori” che viene erogata al ragazzo, non si basa sul rapporto classico di docente – discente, dove prevale la metafora della brocca d’acqua piena (docente) che viene travasata nel bicchiere (discente), piuttosto su quello di educatore/orientatore – allievo, dove l’adulto, in un’azione educativo/orientativa socratica, lascia al ragazzo la libertà di rapportarsi a qualsiasi tematica affrontata con la sua personale percezione del mondo, che quest’ultimo metterà poi a confronto con altre visioni personali, fino a giungere ad un unica visione condivisa e ritenuta la migliore da parte di tutto il “gruppo classe” che ne motiverà le scelte, ma soprattutto tenendo conto dei vantaggi che ne trarranno, non in direzione del singolo ma della collettività e con particolare attenzione a tutte quelle condizioni di chi vive uno svantaggio sociale.
L’educatore, è dapprima lui stesso a seguire la formazione specifica del metodo pedagogico “Ragazzi in Marcia” diretto dalla Dott. Franceschi, per poi porsi alla classe come orientatore al fine di smuovere il senso critico del ragazzo che poi, a sua volta, lo utilizzerà per farsi lui stesso delle domande costruttive in ragione di qualsiasi problematica dovesse riscontrare nella società dove vive, fino a che non trova risposte utili per la società stessa, senza prevaricare mai la libertà di chicchessia e soprattutto nel rispetto di chiunque, a prescindere dallo status sociale, religioso, psicofisico, etnico, ecc..
I circa 500 ragazzi che ieri mattina hanno riempito una delle sale del Cineland, il multisala cinematografico di Ostia Lido di Roma, hanno presentato, come è consueto ad ogni fine anno formativo del progetto “Ragazzi in Marcia”, i loro progetti socio-solidali, con tanto di video che documentavano il loro operato, mentre alcuni di loro raccontavano alla platea le sensazioni e le emozioni che hanno provato, così come, cosa hanno imparato da questa esperienza.
E per concludere al meglio questo articolo, è con grande piacere che vogliamo dare risalto alle testimonianze rilasciate da questi “Ragazzi in Marcia” alla fine di questo loro ciclo formativo annuale 2023/2024.
RIFLESSIONI FINALI DEI RAGAZZI IN MARCIA
“Quando mi hanno presentato il progetto pensavo che sarebbe stato altamente noioso e irritante per colpa dei miei compagni che scherzano sempre anche sulle cose serie ma invece è stato divertentissimo. La cosa bella è stata che da almeno tre anni non vedevo la classe così unita, è stato bello vedere tutti andare d’accordo. Se dovessi scegliere una parola sarebbe FIDUCIA, ci siamo fidati l’uno dell’altro e ci siamo rispettati e questo è quello che voglio in classe”.
“Prendere parte di questa attività mi ha emozionato molto ma soprattutto mi ha fatto sentire una persona responsabile. Fare qualcosa (donare, insegnare) ci fa sentire bene che sia a pagamento o no. Ci sono persone che aiutano regolarmente, chi meno spesso e chi mai, ma dovrebbe essere qualcosa di quotidiano, anche perché ci fa sentire bene. Tutti hanno collaborato e hanno superato le loro paure senza esitare a parlare.
Alla raccolta abbiamo fatto mille scatoloni pieni di cibo, pannolini, saponette, pappette…. MI SONO SENTITA FELICE perché pensavo di raccogliere poche cose, invece ABBIAMO SVUOTATO LA CONAD!
SPERO di poter RIVIVERE questa esperienza“.
“L’incontro è stato un grande successo, le persone che ci ascoltavano si sono addirittura commosse, tutti noi abbiamo dimostrato grande maturità comportandoci bene e intervenendo quando c’era bisogno. È stata un esperienza che sicuramente ci ha aiutati a migliorare. Prima di questo progetto non pensavo che mi sarebbe mai potuto interessare il volontariato, ma da quel giorno ho capito l’importanza di certe cose. Sicuramente non rifiuterò mai più i volantini, perché c’è gente dietro che si impegna e ci mette il cuore in queste cose. Sono molto contenta di aver partecipato a questo progetto, dandomi la possibilità di conoscere e fare nuove esperienze: formativo e divertente“.
“Se devo scegliere una parola, quella parola è speciale perché il solo ricordo di questa esperienza è speciale“.
“E’ da diversi mesi che portiamo avanti questo progetto. Devo dire che ha avuto un buon effetto sulla classe: siamo cambiati e allo stesso tempo ci siamo uniti di più, collaborando come dei veri compagni, cosa che prima non facevamo. Questo percorso mi ha cambiato tanto in tutti gli aspetti caratteriali: prima non riuscivo a dire ‘ciao’ ad uno sconosciuto, infatti quando siamo andati a consegnare i volantini mi sono subito tirata indietro, però una persona per volta ci ho preso la mano e fermavo la gente senza fermarmi un secondo a pensarci. Sono fiera del mio percorso fatto grazie a ‘Ragazzi in marcia’, e spero che anche altri ragazzi possano provare questa esperienza perché ne vale davvero la pena“.
“Ho imparato che si sta bene senza cellulare e che esistano persone veramente gentili ed accoglienti“.
“All’inizio ero timida a dare il volantino alla gente che passava, ma dopo uno o due volantini già distribuiti, ho preso coraggio. Ho provato gioia e il mio cuore non ha fatto altro che urlare di felicità. Sapere che ho aiutato delle persone bisognose mi ha fatto sentire utile. Ma, mi chiedo ancora cos’è aiutare le persone in cambio di nulla? Questo è bene, AMORE, amore per il prossimo, amore per le persone in difficoltà che con un gesto puoi aiutare”.
“Ho avuto una bellissima esperienza con i compagni e i docenti. Questo progetto mi ha fatto provare molte emozioni nel vedere la classe che eravamo e a vederla ora molto unita. Il progetto lo rifarei altre dieci volte“.
“C’è stato molto impegno e i risultati che abbiamo ottenuto mi hanno resa molto fiera perché da una classe come la nostra non mi sarei aspettata un lavoro così buono.
Se la dovessi esprimere con una parola questa esperienza direi che è stata speciale, mi ha trasmesso tante emozioni positive come il divertimento ma la cosa più importante per me è stata che non mi ha fatto sentire esclusa cosa che mi succede spesso in classe ma durante questo progetto per niente. Mi sono sentita molto inclusa e in più ho partecipato molto“.
“Quando la maestra ci ha detto ciò che avremmo fatto mi sono detta: questo sarà il progetto migliore del mondo.
Il fatto di aiutare madri e bambini in difficoltà che non arrivano a fine mese, è indefinibile vedere il sorriso sul viso di un bambino ricevere un succo di frutta, quella semplicità che per loro è il mondo.
Per noi ogni giorno è scontato trovare la cena a tavola, ma per altri no. È questo che bisogna capire, è questo che va insegnato a scuola. E’ questo il messaggio che va trasmesso. E’ questo il motivo di quel che abbiamo fatto. Questo è il vero volontariato. E’ la gioia di vedere un sorriso, un vero sorriso”.
“Questo è stato un progetto molto particolare nel quale ho scoperto molte nuove cose e ci ha reso più uniti, mi ha colpito molto, con una parola lo definirei indimenticabile“.
————————————————-



A QUESTO LINK PUOI TROVARE L’ELENCO DI TUTTI GLI ARTICOLI NELL’AREA DEL SOCIALE A FIRMA DI MASSIMO CATALUCCI