Alzi la mano chi, seduto al tavolo di un bar per un aperitivo, non ha mai chiesto un Prosecco.
Se si ponesse questa domanda a una platea di persone, sarebbero davvero poche le mani alzate. Il Prosecco, infatti, vanta il record di vino più bevuto al mondo.
A contribuire a questi numeri ci pensa anche il web che, pur macinando giri d’affari meno consistenti rispetto agli anni scorsi, rimane un asset fortemente strategico per le aziende, che puntano sempre di più verso e-commerce verticali dalla reputazione impeccabile (Tannico, con la sua sezione ricca di proposte dedicata in maniera specifica al Prosecco, è uno di questi).
Questo trionfo di bollicine lo si chiama in causa spesso, ma si sa davvero cosa si nasconde dietro la sua storia millenaria? Non sempre!
Per raccontarla bisogna fare un salto indietro nel tempo al periodo della grandezza di Roma quando, nel suo celebre trattato Naturalis Historia, Plinio il Vecchio fece riferimento alla popolarità, in quel periodo, del vino noto come Pucino e originario della zona di Prosecco.
La vera svolta verso il successo commerciale ormai più che radicato oggi è però arrivata nel XIX secolo quando, grazie all’esperto in botanica Francesco Maria Malvolti, interessato in quel periodo alla filiera dei vini frizzanti, il mondo vide per la prima volta un riferimento al vitigno Glera, oggi fra i più apprezzati in assoluto quando si parla di Prosecco.
Oggigiorno, parlare di Glera vuol dire menzionare sia il vitigno più diffuso in tutto il Veneto, cuore pulsante d’Italia dal punto di vista della produzione delle bollicine, sia l‘uva utilizzata a monte della filiera produttiva del Prosecco DOC.
Per amor di precisione, ricordiamo che, per rispettare il disciplinare, non è necessario che tutta l’uva provenga dal vitigno Glera. Quello che conta è la percentuale non sia inferiore all’85%.
Vitigno unico nel suo genere grazie al profilo sensoriale che, a seconda della varietà, viaggia dalle note fruttate, mela e pera in particolare, a quelle floreali di biancospino, la Glera, da tempo ormai sinonimo del vino a cui sono dedicate queste righe, ha trovato la sua zona di crescita perfetta nel quartiere triestino di Prosecco che, arroccato sull’altopiano carsico, vede proliferare diversi biotipi enologici.
Con numeri in continua crescita anche grazie alla popolarità dello spritz, il Prosecco, il cui processo di spumantizzazione avviene grazie a una seconda fermentazione in autoclave, è il re di una zona produttiva che si estende per ben 25000 ettari e, come già detto, l’eccellenza enologica italiana più richiesta all’estero, con il Regno Unito come mercato trainante.