Nonostante l’avvento di Internet e delle attrazioni digitali, le tradizioni di una volta continuano ad essere coltivate anche nell’ambito dell’intrattenimento. Nel mondo del gaming online oggi, se parliamo di giochi di carte si trovano soprattutto app di scopa, briscola, sette e mezzo, tresette o piattaforme per le partite a blackjack, passando tra chi preferisce cimentarsi nel burraco o giocare a Poker Texas Hold’em, ma i giochi e le carte regionali non sono affatto dimenticati. Anzi, rappresentano un patrimonio culturale che affonda le radici nella storia del nostro Paese. Tra queste, le carte da gioco romane, un tempo simbolo ludico della Capitale e del Centro Italia, raccontano una storia davvero affascinante, sebbene oggi siano quasi del tutto scomparse.
Note anche come carte capitoline o laziali, i mazzi romani sono ascrivibili alla cerchia delle carte italiane a seme spagnolo, come le più diffuse napoletane o piacentine. Un mazzo completo era dunque tradizionalmente composto da 40 carte, con 10 unità per ciascuno dei 3 semi: denari, coppe, spade e bastoni. A distinguere le carte romane erano soprattutto le figure: invece di quelle più classiche presentavano infatti il legionario al posto del fante, il centurione invece del cavallo e l’imperatore in luogo del re. Il design era colorato e dettagliato, con illustrazioni e decorazioni intricate che riflettevano come intuibile la storia e la cultura locale.
Nonostante oggi siano di difficile reperibilità, la loro storia è molto ricca. Tra il Cinquecento e il Seicento, in particolare, la produzione e il consumo di carte romane erano notevoli e questi mazzi erano molto conosciuti persino su scala internazionale, tanto che rappresentavano un elemento significativo nei salotti dell’alta società e nei circoli sociali, al fine di facilitare interazioni e connessioni nell’ambito delle attività sociali. Durante festività e celebrazioni, le carte romane diventavano così protagoniste di tornei, portando allegria alle comunità. Purtroppo, oggi non ne rimangono che pochissimi esemplari; un foglio con 12 carte è conservato presso l’Archivio di Stato di Roma, legato nella rilegatura di un volume del 1585.
Nel tentativo di riaffermare uno stile proprio per Roma, nel 1973 fu realizzata una riedizione delle carte capitoline. Tuttavia, essendo state prodotte in quantità modeste, non riuscirono a competere con la popolarità delle Piacentine nel Lazio e scomparvero completamente nei primi anni ‘80. Sono ormai considerate oggetti da collezione e la scarsità di informazioni storiche e l’assenza di immagini originali disponibili sul web ne ha alimentato inevitabilmente il fascino misterioso. Oltre alla briscola giocata con vari mazzi regionali, comunque, erano frequenti nelle osterie e nelle pause di lavoro molti altri giochi che possono essere facilmente ricondotti alla tradizione romana.
Zecchinetta, bassetta, faraone, caffo, trenta quaranta erano sicuramente tra i giochi di carte romani più popolari, sebbene spesso proibiti in alcuni locali. Il più iconico era però la passatella, un gioco tipico proprio delle osterie, citato persino nelle opere di Orazio e Catone. Lo scopo dei partecipanti era quello di impedire a qualcuno (“l’Ormo”) di bere, ma spesso le partite si concludevano con prese in giro un po’ troppo esagerate, se non con delle vere e proprie zuffe. Uno dei motivi per i quali la passatela non è stata più riproposta nei locali moderni…