Scommesse online: si è concluso con una formula piena di assoluzione il processo penale che vedeva imputato Fabrizio Gerolla, ex responsabile marketing e comunicazione per importanti operatori del settore del gioco in Italia.
Il Tribunale di Bari ha stabilito che “il fatto non sussiste”, prosciogliendolo da tutte le accuse relative a dichiarazione infedele e omessa dichiarazione in materia di imposte sui redditi e IVA.
Il procedimento nasceva nell’ambito di una maxi indagine sulla criminalità organizzata e il comparto delle scommesse online (Bet1128) in Puglia, Calabria e Sicilia. Ma la posizione di Gerolla è stata completamente sganciata da quelle ipotesi accusatorie. Nessun coinvolgimento. Nessuna responsabilità. Nessun reato.
“Finisce un incubo” – Il virgolettato integrale a Agimeg
«Oggi finisce un incubo dopo 7 anni – ha dichiarato Fabrizio Gerolla all’agenzia di stampa Agimeg –. Voglio ringraziare in primis i miei due avvocati: Rossana Fallacara, ex presidente Acogi, grande esperta di diritto sul gaming di Bari, e Simone Bellarelli di Roma, esperto penalista, per avermi supportato in questa complicata vicenda giudiziaria che ha distrutto la mia vita e la mia famiglia.
Dal 2003 al 2018 ho lavorato nel mondo del gioco nei migliori operatori italiani ed esteri come responsabile marketing e comunicazione con grande passione e sempre nel pieno rispetto della legalità.
Questa assoluzione dà nuovamente dignità alla mia persona e alla mia professionalità. Ogni anno oltre 32.000 persone vivono questo “cancro” che distrugge la vita di persone innocenti. Il mio pensiero oggi va anche a chi aspetta ancora giustizia. La legge è lenta, ma la verità viene sempre a galla».
Una vita segnata, una dignità ferita
Gerolla non ha mai smesso di lavorare nel settore della comunicazione, ma ha vissuto per anni con il marchio infamante dell’imputazione sulle spalle, un peso che ha logorato relazioni, rapporti professionali, credibilità, serenità.
La tragedia più grande, però, è stata familiare. Quando tutto è iniziato, Fabrizio era padre di una bimba piccola e marito. Quel nucleo, quella casa, quella stabilità sono andati in pezzi. La famiglia si è sgretolata, anche per colpa di questa vicenda giudiziaria. La giustizia ha impiegato sette anni a dire ciò che doveva essere chiaro dall’inizio: Gerolla era innocente.
La battaglia continua, ma non è solo sua
L’assoluzione di Fabrizio Gerolla mette fine a un processo, ma non chiude le ferite di sette anni vissuti da imputato innocente. Nessuno gli restituirà il tempo perduto, la famiglia distrutta, le occasioni professionali evaporate nel sospetto, la salute mentale erosa dal silenzio e dall’attesa.
Ora Gerolla passa al contrattacco: ha annunciato che farà causa allo Stato, sia in sede civile che penale, per ottenere giustizia piena e risarcimento per:
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l’ingiusta detenzione subita;
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le spese legali sostenute;
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i mancati guadagni di 7 anni;
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il danno psicologico di un’agonia giudiziaria che ha devastato la sua vita.
Ma il caso Gerolla non è un’eccezione. Secondo i dati più aggiornati, oltre 32.000 persone ogni anno in Italia finiscono coinvolte in procedimenti penali da innocenti, e più di 1.000 vengono incarcerate ingiustamente. Dietro ogni errore giudiziario, c’è una vita sospesa, una famiglia travolta, una dignità ferita.
Nel solo 2023, lo Stato ha dovuto risarcire errori giudiziari per oltre 47 milioni di euro. Ma nessuna cifra ripaga davvero una vita distrutta.
Il caso Gerolla è solo una voce dentro una voragine di ingiustizia silenziosa. Finché chi sbaglia non paga, finché le vittime dell’errore non ottengono giustizia vera, la presunzione d’innocenza resterà solo un principio scritto, non una garanzia reale.
Per Gerolla la verità è finalmente emersa. Ora chiede che sia lo Stato, questa volta, a rispondere. Fino in fondo.