(Adnkronos) – Lo scudo penale per i medici? "Aspettiamo di vedere cosa uscirà dal percorso parlamentare". Sul fronte aggressioni nei pronto soccorso, "sappiamo che il nostro lavoro è a rischio, ma vediamo che spesso non vengono applicate le norme". Quanto allo stop ai medici gettonisti, "alcune Regioni si sono organizzate, altre mi risulta che stiano valutando di chiedere deroghe ai prefetti per mantenere i servizi aperti. Occorre far diventare attrattivo il lavoro nel Servizio sanitario nazionale". Così all'Adnkronos Salute Alessandro Riccardi, presidente nazionale della Simeu, la Società italiana di medicina d'emergenza-urgenza, che fa il punto su recente via libera in Cdm al Ddl professioni sanitarie e su alcuni dei nodi ancora irrisolti del Ssn. E sulla legge di Bilancio di cui si inizierà a discutere nelle prossime settimane, "speriamo che ci sia una svolta", auspica Riccardi. "Qualcosa si è iniziato a vedere dallo scorso anno, ma le risorse messe in campo per la medicina d'emergenza non bastano. Notiamo – aggiunge – che alcuni colleghi si riaffacciano e accettano incarichi, ma siamo sempre in una precarietà a macchia di leopardo. Pochi voglio lavorare nelle zone disagiate, per questo occorre ragionare sul diversificare i compensi, incentivare chi sceglie di spostarsi".
Tornando allo riforma della responsabilità penale dei medici, "credo che si dovrà aspettare di leggere il testo definitivo – osserva il presidente Simeu – Se si prevederà che il pm stabilisca una commissione con i periti di parte per valutare la colpa grave, sarà effettivamente uno scudo penale. Ma se la colpa grave verrà stabilità da un giudice, il rischio è che diventi un concetto aleatorio. Se la valutazione sarà inserita in fase di dibattimento, per il medico non cambia nulla rispetto ad oggi". A luglio un'indagine della Simeu – a cui hanno partecipato i direttori di 153 strutture di Medicina d'ermegenza urgenza – ha evidenziato che mancano non meno di 3.500 dirigenti medici. "Dallo scorso anno abbiamo visto piccoli passi per alleviare la crisi dei pronto soccorso, utili, ma non la soluzione – puntualizza Riccardi – Si dovrebbe mettere mano ad alcuni punti: una svolta nelle retribuzioni per rendere attrattivo il lavoro, il riconoscimento di lavoro usurante ad oggi ancora al palo, e lo snellimento di una burocrazia farraginosa che non permette un agile gestione dei fondi i concorsi".
Le aggressioni agli operatori sanitari, spesso nei pronto soccorso, non sembrano diminuire a fronte di interventi legislativi che hanno inasprito le pene. "Alcune regioni, il Piemonte e la Liguria – evidenzia il presidente Simeu – hanno deciso di costituirsi parte civili in ogni denuncia che coinvolga un dipendente pubblica di area a rischio che viene aggredito. Sono iniziative che provano a fermare questo fenomeno. Noi siamo contro la militarizzazione dei pronto soccorso, però gli operatori devono essere tutelati, sul piano legale, ma anche con la certezza della pena nei confronti dei violenti". Il 31 luglio è scattato lo stop al rinnovo dei contratti alle cooperative che gestiscono i cosidetti medici gettonisti, professionisti a chiamata utilizzati per colmare i vuoti di personale in reparto. "Tante realtà hanno superato questo sistema con i contratti ai colleghi libero-professionisti, equiparabili oggi agli strutturati. C'è una commissione che valuta i curricula e poi seleziona. Direi – conclude Riccardi – che questa rappresenta una possibilità per mantenere aperti i servizi. Se non rendiamo attrattivo il lavoro nella sanità pubblica, con tutele e stipendi adeguati, sarà difficile in futuro trovare medici disponibili a lavorare in pronto soccorso". —[email protected] (Web Info)
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