Manifestazione pacifica davanti all’Istituto Comprensivo Ardea II: striscioni, cartelli e un flash mob per dire “Stop al genocidio”
Dopo la giornata di agitazione del 19 settembre, oggi è scattato il secondo sciopero nazionale di 24 ore indetto da USB, Cub, ADL e SGB, i sindacati di base che hanno chiamato alla mobilitazione lavoratori pubblici e privati di tutti i settori, con un messaggio forte: basta genocidio a Gaza, basta guerra, stop all’economia di guerra.
Tra i protagonisti della giornata di sciopero c’è anche l’Istituto Comprensivo Ardea II, dove un gruppo di insegnanti ha organizzato una protesta pacifica davanti al plesso di via Campo di Carne. Con uno striscione recante la scritta “Taci quando i bambini dormono, non quando muoiono” e cartelli con slogan come “Stop genocidio, pace”, i docenti hanno dato vita a un flash mob per sensibilizzare studenti, genitori e cittadini sul dramma umanitario in corso in Palestina.
Uno sciopero nazionale contro guerra, sfruttamento e armi a Israele
La mobilitazione odierna, promossa dai sindacati di base, punta il dito contro il conflitto in Palestina, la fornitura di armi a Israele, l’aumento delle spese militari e lo sfruttamento dei lavoratori. Coinvolti i settori della scuola, università, trasporti pubblici e privati, sanità e servizi essenziali, con numerose adesioni in tutta Italia.
“Il nostro pensiero è molto semplice – hanno dichiarato alcuni insegnanti dell’IC Ardea II – La nostra è una manifestazione senza bandiere politiche o simboli sindacali. Vogliamo solo dare un segnale concreto di fronte all’orrore che continua a devastare Gaza. Come insegnanti, crediamo che questo piccolo gesto sia uno dei più importanti insegnamenti di educazione civica che possiamo offrire ai nostri alunni: la difesa del diritto alla vita degli innocenti”.
“Lo dobbiamo ai nostri studenti”
Il flash mob di Ardea si inserisce in una lunga serie di iniziative di protesta promosse da scuole e docenti in tutta Italia. Sempre più insegnanti si mobilitano per esprimere solidarietà con le vittime civili del conflitto e per denunciare il ruolo delle potenze occidentali, Italia compresa, nella fornitura di armamenti e nel sostegno indiretto alle guerre.
“Siamo insegnanti, non attivisti – continuano i docenti – ma davanti a certe immagini, a certi numeri, non possiamo restare in silenzio. Lo dobbiamo ai nostri studenti, che guardano a noi come punto di riferimento. Se vogliamo insegnare la pace, dobbiamo praticarla”.








