(Meridiana Notizie) “Quello che chiediamo è una riforma che trasformi gli ammortizzatori sociali da ultima spiaggia a trampolino di rilancio per imprese e lavoratori. Tre sono gli assi del nostro Salva Impresa: primo, una cassa integrazione attiva, con lo Stato che sostiene i contributi e i lavoratori che restano in azienda senza fermare la produttività; secondo, una liquidità immediata, senza lungaggini né dinieghi bancari, per saldare i creditori e rilanciare l’attività; terzo, qualora l’impresa non riuscisse a ripartire, un’indennità di rischio imprenditoriale di due anni per l’imprenditore e la sua famiglia, come avviene con la NASpI per i lavoratori rimasti senza occupazione”. Lo ha dichiarato Roberto Capobianco, Presidente di Conflavoro, rieletto alla presidenza per un nuovo mandato quinquennale, durante la XV Assemblea Nazionale di Conflavoro, che con 90mila aziende associate, da quindici anni rappresenta la principale associazione datoriale che tutela e promuove gli interessi delle piccole e medie imprese italiane.
“I dati del Centro Studi Conflavoro – ha continuato Capobianco – mostrano che il sistema attuale non è più sostenibile: nel triennio 2023-2025 la Cassa Integrazione Guadagni, ordinaria e straordinaria, ha assorbito oltre 1,5 miliardi di ore di sospensione dal lavoro, con un aumento del 46% in due anni. Il costo diretto per l’INPS è salito da 3,02 miliardi nel 2023 a 4,41 miliardi nel 2025, 11,15 miliardi di euro nel triennio a cui si sommano 7,5 miliardi di contributi non versati e oltre 3 miliardi di mancate entrate fiscali, per un impatto complessivo di 18,2 miliardi di euro. Nello stesso triennio, la NASpI ha pesato per 35,1 miliardi di euro, quasi il doppio della prossima Manovra. È un modello che non regge più, perché mentre assorbe risorse pubbliche crescenti riduce la produttività delle imprese e il potere d’acquisto delle famiglie. Serve una riforma coraggiosa che renda la cassa integrazione uno strumento attivo e restituisca centralità a chi produce e crea lavoro. È una misura di civiltà, perché un Paese che tutela solo chi perde il lavoro ma non chi lo crea finisce per indebolire sé stesso. Con il Salva Impresa – ha concluso – vogliamo restituire dignità, fiducia e futuro a chi ogni giorno rischia in prima persona per tenere viva l’economia reale”.

