Dal 2007, ovvero dall’anno precedente allo scoppio della crisi economica globale, hanno perso il lavoro 1,6 milioni di italiani mentre 845mila stranieri hanno trovato un’occupazione
(MeridianaNotizie) Roma, 20 dicembre 2013 – La crisi economica ha inciso molto più pesantemente sui giovani italiani rispetto ai giovani stranieri. È questo il dato rilevante che emerge dalla nota semestrale sul mercato del lavoro degli immigrati in Italia presentata oggi dal Ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. In sette anni, infatti, un milione e 200mila under 30 italiani hanno perso il lavoro, mentre i loro coetanei senza cittadinanza hanno addirittura guadagnato 92mila nuovi contratti. E in generale, per quanto riguarda l’occupazione gli immigrati sembrano cavarsela meglio dei nativi soprattutto perché si accontentano di lavori meno qualificati. Dalle analisi presentate nella nota semestrale si evincono alcuni particolari evidenze.
Guardando all’ultimo anno, l’occupazione degli stranieri, pur centrale in molti settori, ha risentito della crisi anche se in forme meno accentuate degli italiani, come ha sottolineato il viceministro del lavoro, Maria Cecilia Guerra. Dello stesso parere Natale Forlani, direttore generale della Direzione dell’
Dal 2007, ovvero dall’anno precedente allo scoppio della crisi economica globale, hanno perso il lavoro 1,6 milioni di italiani mentre 845mila stranieri hanno trovato un’occupazione. E così oggi il 10,5% degli occupati è immigrato, percentuale che cresce nell’edilizia (20,7%), nella ristorazione (16,4%) e in agricoltura (14%). Sono specialmente i mestieri manuali a dare lavoro agli stranieri. Soltanto lo 0,5% degli italiani laureati accetta un impiego poco qualificato contro il 25,5% degli stranieri. E questo accade soprattutto nelle fasce più giovani, dove la disoccupazione è particolarmente bruciante: dal 2007 un milione e 200mila under 30 italiani hanno dovuto lasciare un’occupazione, e negli stessi anni il saldo dell’occupazione giovanile straniera è positivo (+92mila).
Così come accade per gli adulti, anche in questo caso i ragazzi immigrati svolgono un mestiere di basso livello, normalmente rifiutato dai loro coetanei italiani: gli under 30 stranieri occupano il 36% del lavoro manuale specializzato e il 30,4% di quello impiegatizio. Risultare più flessibili e meno schizzinosi però non basta: secondo l’Istat negli ultimi tre anni i migranti che lavorano hanno perso il 20% del reddito che riuscivano ad accumulare. Ed è proprio a causa delle difficoltà attraversate anche dagli stranieri che quest’anno il decreto flussi ha aperto le porte soltanto a 18mila persone provenienti dall’estero per lavorare. Una cifra molto bassa rispetto agli anni passati.
Il servizio di Mariacristina Massaro
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