(MeridianaNotizie) Palermo, 28 ottobre 2014 – La Direzione Investigativa Antimafia di Trapani ha effettuato un maxi sequestro di beni nei confronti dell’imprenditore palermitano Calcedonio DI GIOVANNI, cl ‘39, del valore stimato in oltre 450 milioni di euro. La figura di Calcedonio DI GIOVANNI emerge da acquisizioni processuali dalle quali si rileva che, pur non essendo un affiliato a cosa nostra, è certamente un imprenditore che non disdegna di entrare in rapporti di affari con le imprese mafiose, di assicurare alle cosche l’ottenimento di lauti guadagni e di fungere da anello di collegamento con il mondo economico per l’investimento dei profitti e per l’intestazione dei beni. Si può definire un imprenditore spregiudicato la cui parabola imprenditoriale, esplosa negli anni settanta del secolo scorso, si è indissolubilmente intrecciata con i destini delle “famiglie” mafiose del “mandamento” di Mazara del Vallo (TP), uno dei più attivi dell’intera organizzazione criminale, bisognosa di reinvestire in attività lecite i proventi derivanti dalle sue lucrose attività illecite.
Un’attenta ricostruzione della storia meno recente della mafia mazarese, dei suoi legami con i vertici di cosa nostra e della camorra napoletana, dopo avere messo in luce l’enorme redditività dei traffici internazionali di stupefacenti e di TLE, ha messo in collegamento la figura del Calcedonio DI GIOVANNI con uno dei principali artefici del riciclaggio internazionale, ossia Vito Roberto PALAZZOLO. Nei primissimi anni settanta, infatti, DI GIOVANNI Calcedonio, originario di Monreale (PA), giovane ed insospettabile parente di Calcedonio BRUNO, spietato killer a servizio del capo mafia mazarese Mariano AGATE, rilevava da parte del PALAZZOLO, con un notevole esborso finanziario, un enorme complesso edilizio, a destinazione turistica, in fase di realizzazione sul litorale di Campobello di Mazara (TP), nel quale erano stati investiti notevoli capitali provento del traffico di droga e contrabbando di T.L.E. gestiti da “cosa nostra” trapanese e palermitana.
Più collaboratori di giustizia hanno dichiarato che il DI GIOVANNI era portatore degli interessi delle cosche mafiose siciliane, evidenziando anche i suoi collegamenti con il noto commercialista Giuseppe MANDALARI e la massoneria non ortodossa. L’immenso ed incontrollabile patrimonio immobiliare realizzato dallo stesso, con risorse di ignota provenienza, ha ospitato in diverse occasioni pregiudicati mafiosi latitanti.
Negli anni più recenti, attraverso artificiosi meccanismi fraudolenti, DI GIOVANNI ha avuto accesso a rilevantissimi finanziamenti pubblici, coinvolgendo nei propri progetti anche interessi della mafia di Castelvetrano (TP), ed in particolare quelli di Filippo GUTTADAURO, fratello del capo mafia palermitano Giuseppe GUTTADAURO e cognato del boss latitante Matteo MESSINA DENARO. Il patrimonio sequestrato al DI GIOVANNI comprende 20 società operanti nel settore immobiliare ed i relativi compendi aziendali; 547 unità immobiliari; 12 veicoli; 8 rapporti e depositi bancari, per un valore complessivamente stimato in oltre 450 milioni di euro.
Servizio di Domenico Lista
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