La solitudine del Capitano…
Non doveva finire in questo modo il distacco di Francesco Totti dalla sua Roma, la sua vita, la sua ragione di essere
di Maurizio Pizzuto
(MeridianaNotizie) Roma, 23 giugno 2019 – Non doveva finire in questo modo il distacco di Francesco Totti dalla sua Roma, la sua vita, la sua ragione di essere. Francesco per i colori giallorossi ha dato tutto quello che può dare un calciatore e avrebbe voluto dare un apporto fattivo anche da dirigente ma così non è andata…“non mi hanno mai coinvolto nel progetto. Non potevo esprimermi… Il primo anno ci poteva stare, ma poi mi ero fatto delle idee chiare”.
“Giocatori, allenatori e presidenti passano – ha detto Totti – le bandiere non passano”
Francesco Totti sempre coccolato e platealmente ammirato dagli ultimi tre pontefici, Karol Woityla, Joseph Ratzinger, e Papa Bergoglio, che hanno attraversato con lui e insieme a lui gli ultimi 25 anni della storia sportiva italiana, dopo la sua ultima indimenticabile uscita in campo, acclamato da almeno 70 mila tifosi presenti quel giorno all’Olimpico, Francesco Totti deve ora fare i conti con una vita completamente diversa, che ce lo riporta e ce lo ripropone uomo-normale come tanti altri, alle prese, soprattutto, con un bacino di ricordi infiniti, e di successi che resteranno vivi nel cuore di centinaia di migliaia di persone anche dopo di lui.
Ma soprattutto un Francesco Totti lontano anche dal quartier generale romanista, quella Trigoria… “Mia seconda casa, se non la prima”…..
“Nella mia vita è cambiato davvero tutto. La vita, la testa, il fisico. Ero abituato a fare sempre le stesse cose: sveglia presto, colazione, allenamento. Come una macchina. Adesso devo programmare la giornata. L’impatto non è stato semplice. Sono rimasto nel calcio, che per me è la vita. È tutto”. Francesco Totti entra così, prepotentemente, naturalmente, meravigliosamente e di fatto, nella grande leggenda del calcio internazionale.
Stella di prima grandezza, icona granitica e immagine superlativa di uno sportivo che ha dato al mondo del calcio italiano la sua anima, prima ancora che la sua vita, storia affascinante e quasi fiabesca di un ragazzo povero, cresciuto a pane e pallone alle spalle di Porta Metronia a Roma, e che per tutta la vita non ha fatto altro che sognare di giocare e vincere per la sua squadra del cuore, e non poteva che essere la “magica” Roma. Generoso, pieno di slanci emotivi, carico di passioni, impastato di sentimenti e di emozioni, Totti non ha mai perso una sola occasione per aiutare chi sta male, uomo dalle mille beneficenze, ricco quanto si vuole ma anche magnanimo e generoso, soprattutto con i più deboli. Ma forse il “suo” popolo lo ama proprio per questa sua straordinaria dote umana di carità e di disponibilità verso tutti gli altri.
Indimenticabile il giorno in cui arriva a Regina Coeli per un incontro con i detenuti del braccio più esclusivo, dove Totti si trasforma per tutti loro nell’amico “lasciato fuori dalle sbarre, e che finalmente ora torna a trovarli”. Abbracci, lacrime, strette di mano, fotografie, e poi ancora: carezze e segni di grande tenerezza reciproca.
Un legame il suo, che con la sua gente, il suo quartiere di origine, il popolo di Roma non è mai venuto meno, neanche per un istante, anche questo un record assoluto, il record di un campione che non ha mai smesso di amare la curva, di correre dopo ogni partita verso il suo pubblico e i suoi tifosi, quasi grato a loro per questa straordinaria carica di energia, che solo i grandi campioni vivono sulla propria pelle. Anni indimenticabili per la storia dello sport.
Poi arriva il giorno dell’addio, è il 28 maggio 2017, le Tv di tutto il mondo ce lo fanno vedere quasi imbarazzato, commosso, piegato dalla malinconia, accanto alla sua famiglia, nel palmo della mano le dita dei figli e soprattutto l’indice di Ilary, sua moglie e sua meravigliosa compagna di vita. “E’ stato qualcosa oltre il calcio. È stato emozionante. Quel giorno non ero Totti o il capitano della Roma, ero solo il fratello di tutti”.
Sulla semplicità e sulla modestia di Totti, ma anche sulla sua autoironia, sono stati scritti fiumi di parole: non appena esce un libro di barzellette su di lui, alcune anche pesanti contro di lui, Totti non protesta, anzi lo sponsorizza e lo fa diventare un best seller del momento.
In realtà tutta la sua vita sembra un romanzo d’appendice, decine e decine di dettagli ce lo raccontano e ce lo ripropongono come un ragazzo d’altri tempi, arrivato al successo dopo anni di lavoro durissimo, di sacrifici immani, di prove e di selezioni a volte al limite del sopportabile, ma lui sapeva già da ragazzo adolescente che per arrivare in alto avrebbe dovuto correre più degli altri. Nessuno ti regala mai niente e, soprattutto nel mondo dello sport, se vuoi essere il numero uno devi davvero dimostrare di avere più numeri di tutti gli altri.
Noi c’eravamo, 11 gennaio 2015, Roma-Lazio, risultato finale 2 a 2, Totti come sempre protagonista assoluto di quell’incontro festeggia il record di goal realizzati nei derby di campionato facendosi un selfie con la curva Sud come sfondo, e dietro di lui il trionfo diventa aria che si respira. Il boato di entusiasmo dei suoi tifosi è così deflagrante che oltre lo stadio, quel giorno, qualcuno immagina ci sia stata in campo l’esplosione di un forte petardo.
Per fortuna sui campi di calcio oggi c’è suo figlio Cristian, e questo gli basta ad illudersi di poter continuare ad esserci anche lui, come padre prima di tutto, e poi come esperto di questo mondo. Ma che padre è Francesco Totti? “Un padre modello- risponde- A mio figlio Cristian insegno quello che mi hanno insegnato i miei genitori: rispetto, educazione, senso dell’appartenenza, rigore e modestia assoluta. Certo, Cristian ha questo cognome pesante. Lui gioca e la gente spera che io vada a vederlo. Lo lascio fare, non gli dico niente. Tra 3 o 4 anni vedrò di che stoffa è fatto veramente, meglio dirgli la verità piuttosto che una bugia che può metterlo in difficoltà in futuro”.
617 partite giocate in serie A, 23 stagioni sportive tutte vissute con la maglia della Roma, 786 incontri di calcio giocati con i colori giallorossi, 41 derby diversi, 307 goal realizzati, 250 reti segnate in campionato,103 partecipazioni alle Coppe Europee e 38 goal portati a segno. E non è tutto: marcatore più anziano nella storia della UEFA Champions League, 38 anni e 59 giorni, record assoluto, CSKA Mosca – Roma 1-1, 25 novembre 2014, fase a gironi, e poi ancora Vincitore della Scarpa d’Oro 2007, 26 reti, unico italiano ad aver conquistato il riconoscimento insieme a Luca Toni. Non ci sono dubbi, il più grande campione di tutti i tempi, che oggi Roma continua a coccolare e a considerare come uno dei 7 Re di Roma.
E adesso, Francesco Totti è (per il momento) definitivamente lontano da tutto l’universo giallo e rosso, immerso nella sua malinconia caratteriale, solo con se stesso, alle prese con un futuro che ancora non ci è dato conoscere mentre una cosa è certa, la Roma, scorrerà per sempre nelle sue vene.
“Ci sono tante cose. Valuterò attentamente tutte le offerte sul piatto e quella che mi farà stare meglio la prenderò con tutto il cuore”… “Lascio, ma è un arrivederci”
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