(Meridiananotizie) Roma, 23 febbraio 2012 – Potevano le Olimpiadi 2020 essere motivo di sviluppo e prestigio per Roma Capitale? Da questo quesito è partito il dibattito organizzato a Roma da Laboratorio di Urbanistica, dal titolo “Grandi eventi e crisi”, a cui ha partecipato anche Pietro Mennea, il grande velocista che negli ultimi tempi si è pronunciato, diversamente da molti altri sportivi, contro le Olimpiadi a Roma. Autore del libro “I costi delle Olimpiadi”, l’avvocato spiega che il problema dei grandi eventi è tutto economico. Contrariamente a quanto si pensa il turismo è proprio uno dei punti dolenti dei Giochi, che stranamente fanno crollare il numero di visitatori e vacanzieri come è accaduto a Barcellona e ad Atene. Senza contare il problema dei costi molto elevati visto che i budget di partenza non sono mai stati rispettati, ma sono sempre aumentati in modo sproporzionato, indebitando addirittura per i 30 anni successivi i Paesi ospitanti.
Il messaggio, quindi, è chiaro: raramente le Olimpiadi sono state un buon affare. Forse solo per Los Angeles ‘84, dove come racconta Mennea, «l’evento è stato organizzato tutto con i soldi privati, e persino il percorso della fiaccola olimpica era stato venduto agli sponsor». Così non sarebbe stato in Italia, visto che il progetto di Roma 2020 prevedeva, secondo il rapporto Fortis, un esborso di 8,2 miliardi di euro da parte dello stato. E non si trattava dell’unico punto critico. Le Olimpiadi, infatti, non sarebbero state altro che lo strumento scelto per perseguire gli obiettivi del piano strategico di sviluppo presentato un anno fa dalla giunta Alemanno dove è nata l’operazione bipartisan “Roma 2020”. A Roma, insomma, le condizioni per non presentare la candidatura c’erano tutte. C’erano invece tutti i requisiti per respingerla.
Il servizio di Antonella D’Angelo
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